SLAVIA: L'ideologia di crociata, quando Gerusalemme era in Prussia

Qualche coordinata iniziale, tanto per capire di che parliamo. Il termine “crociata” si riscontra, nell’accezione moderna, per la prima volta nel XVIII° secolo. Successivamente il romanticismo, con la sua re-invenzione del Medioevo, ne produce tutto il corpus visivo che oggi conosciamo. Altra cosa. Il termine, certo, ha una origine medievale e indicava l’assunzione della croce, ovvero la sottomissione al potere della Chiesa: ne derivavano privilegi e immunità fiscali. Tra queste “sottomissioni” una era il pellegrinaggio, e ci stiamo avvicinando al punto.

La crociata come pellegrinaggio

La crociata corrisponde a un movimento di pellegrinaggio armato lentamente affermatosi e sviluppatosi nel tempo – fra XI e XVIII secolo – che dev’essere inteso inserendolo nel contesto del lungo incontro tra le varie culture europee, tra cui occorre annoverare anche quella islamica, che – come scrive lo storico Franco Cardini: “ha prodotto positivi risultati culturali ed economici (come si giustifica altrimenti la notizia di frequenti amicizie e addirittura alleanze militari tra cristiani e musulmani nella storia delle crociate?)”. Cardini fa sue le tesi di Cristopher Tyerman, medievista di Oxford, autore del fondamentale libro: L’invenzione delle crociate (Einaudi). Entrambi gli storici concordano sul fatto che l'”ideologia” della crociata si è affermata e costruita lentamente, a partire dal diritto canonico del Duecento, per consolidarsi solo in età moderna alla luce delle lotte tra Europa cristiana e turchi ottomani. “La polemica illuminista contro le crociate nel nome della tolleranza religiosa – scrive Cardini – ha fatto sì che le crociate siano state considerate, a torto, antenate delle guerre di religione e delle guerre ideologiche”. Cardini torna quindi sulla sua lettura, assai condivisibile, che non sia mai esistito alcuno contro di civiltà tra Europa e Islam. A noi invece interessa l’est.

L’ideologia di crociata

Abbiamo detto che l’ideologia di crociata fu un prodotto, in tempi antichi, del diritto canonico. Partendo dalla realtà del pellegrinaggio “scortato” o “armato”, dove nobili e cavalieri si univano a gente comune, i giuristi del XIII° secolo svilupparono nei loro sermoni l’idea di crociata intesa come conversione, sia del pellegrino che dell’infedele. Dopo la Terza Crociata, grazie al fondamentale ruolo degli ordini mendicanti, la predicazione venne progettata in anticipo e “agenti” singoli vennero inviati in determinati luoghi, creando così precisi itinerari di viaggio. Dal XIII° la Chiesa aveva ormai elaborato con successo i mezzi per esporre ogni parte dell’Occidente alla chiamata crociata, attraverso la pubblicazione sistematica di bolle, e privilegi in esse contenuti, e con lo sviluppo di predicatori locali meglio qualificat.

La crociata dell’est

Per arrivare a questo, però, si dovette passare attraverso una crociata trascurata dalle moderne vulgate cinematografiche, che si mettono nel solco delle mistificazioni del romanticismo. Papa Onorio III°, nel 1217, propugnò una crociata dell’est, contro Prussi, Sudovi e Livoni, popolazioni balte stanziate nei territori dell’odierna Lettonia, Lituania ed Estonia. Già nel X e XI secolo i Pomerani e le popolazioni balte stanziate nell’odierna Polonia avevano subito una importante evangelizzazione a seguito della migrazione tedesca che, lentamente, avvenne nei due secoli. La presenza tedesca si consolidò con l’Ordine Teutonico, monastico-militare, sorto proprio in Terrasanta a seguito della terza crociata. In quel 1217 però fu Corrado di Masovia, duca polacco, a lanciare una guerra contro quei popoli “pagani” andando incontro al fallimento e richiedendo, quindi, l’aiuto dell’Ordine che consolidò, in una guerra che durò a fasi alterne ben due secoli, il suo potere in tutta la fascia costiera dell’odierna Polonia fondando la città di Elbag e fortezze tutt’ora visibili a Gniezno, Chelm, e Malbork. 

La crociata dell’est fu uno dei momenti di produzione dell’ideologia che poi venne perfezionata a Gerusalemme: una ideologia che cercava, nella guerra, una missione di conversione e liberazione da “infedeli” e “pagani”.

La germanizzazione, un’altra Storia

L’opera di germanizzazione messa in atto nelle regioni baltiche, portata avanti fino al Quattrocento, produsse (dopo le prime inevitabili violenze) effetti interessanti. Le genti slave e balte andarono prendendo cognomi tedeschi, specialmente tra la nobiltà non tedesca che riuscì a mantenere i propri privilegi. La diffusione del latifondo, a causa della aridità del terreno, favorì l’immigrazione di slavi da sud e ad est. Questi diventavano “locatores” che, gestendo l’arrivo di nuovi coloni, esercitavano la bassa giurisdizione. Il latifondo favorì, secondo alcuni storici, lo sviluppo di un proto-capitalismo in luogo del feudalesimo. Fu l’avvento della Riforma luterana a cambiare tutto: l’Ordine Teutonico fu secolarizzato (1525) e i sovrani e i nobili ottennero quelle terre prima in mano al clero monastico-armato. I cavalieri divennero mercanti, grazie ai capitali accumulati con il possesso dei latifondi.

La crociata dell’est, quindi, oltre a essere un luogo di produzione dell’ideologia di crociata (insieme al cammino di San Giacomo in Spagna), ebbe come esito – sul lungo periodo – la nascita di uno Stato moderno, quella Prussia che sarà culla della moderna Germania, segnando il corso della storia europea.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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