SLAVIA: La Rus' di Kiev, uno stato vichingo. Con buona pace dei russi

La Rus’ di Kiev è il primo stato russo, fondato – secondo le antiche cronache – intorno alla metà del IX° secolo. Esso si estendeva su parte dell’attuale territorio ucraino, bielorusso e russo, e aveva come capitale Kiev. Dalla frantumazione di quello stato, avvenuta quattrocento anni più tardi a causa delle invasioni tataro-mongole, si formeranno nuovi principati dai quali, nel XV° secolo, emergerà quello di Mosca. La Rus’ di Kiev sarebbe quindi la “culla” della moderna Russia, e così l’hanno descritta i nazionalisti di ogni epoca omettendo però un dettaglio importante. Come tutti sanno i russi sono un popolo slavo, ma il termine “rus” non indicava gli slavi.

Rus’ era il termine con cui gli slavi che vivevano nelle pianure dell’attuale Russia, lungo il corso del Volga, del Dnepr e del Dnestr, chiamavano le popolazioni scandinave, quelle che noi chiamiamo vichinghi o normanni e che i bizantini chiamavano variaghi. Il termine “rus” tuttavia non appartiene alla lingua slava, è un termine che deriva dal balto-finnico. Già, poiché tra i vichinghi e gli slavi delle pianure c’erano le terre dei balto-finni, e gli slavi – non sapendo come chiamare quelle genti – mutuarono il nome dai loro vicini. Non a caso ancora oggi, in finlandese, la Svezia è chiamata “Ruotsi”.

Il primo ad accorgersene fu un linguista danese, Vilhelm Thomsen, nel 1876: “Rus è il nome assegnato alla Svezia da tutti i popoli del Baltico: in finlandese la Svezia è denominata Ruotsi, in estone Rôts, in livone Ruotsi, e Rôtsi presso i Voti [antico popolo baltico]. Non solo il nome deve corrispondere allo slavo Rus’ ma è altresì fuor di dubbio che tragga origine dalla denominazione finnica”. Francis Conte, slavista della Sorbona di Parigi, spiega l’etimologia del termine “Ruotsi”: esso deriverebbe dall’antico norreno “rôdhr”, poi “rods-menn”, ovvero “gli uomini che remano”. E davvero quegli scandinavi erano esperti navigatori e con le loro leggere navi (drakkar) percorsero i fiumi della grande pianura, razziando ma anche commerciando e, soprattutto, fondando città. Tra queste Novgorod e Kiev, importanti centri dello stato che andavano costruendo, e che da loro prese il nome di “Rus’”.

Nessuno stupore. Sappiamo che le popolazioni dell’alto medioevo erano composte da gruppi di varia provenienza etnica, unitisi durante le lunghe migrazioni, e che si riconoscevano come un’unica gens quando condividevano caratteristiche culturali nel frattempo modificatesi sia nel gruppo di origine che in quello di provenienza. A capo di una gens c’era una leadership politica che Reinhard Wenksus, antropologo tedesco, chiama “nucleo di tradizione”: un nucleo di individui socialmente eminenti di capi, guerrieri e talvolta sacerdoti capaci di proporsi come asse di aggregazione e detentori dei caratteri di un’identità etnica cangiante e adattabile. La Rus’ di Kiev era nient’altro che questo: una élite vichinga alla guida di una popolazione a maggioranza slava ma che si componeva anche di popolazioni delle steppe, come narra il Racconto dei tempi passati, scritto nel 1116 dallo storico della Rus’ kieviana, Nestor di Pečerska. L’idea che in origine lo stato russo non fosse poi così “russo” è stata sempre respinta dagli storici e dagli studiosi sovietici e russi perché impedisce qualsiasi argomentazione e rivendicazione di tipo nazionalistico sui territori dell’attuale ucraina.

Per correttezza occorre sottolineare che la fase eminentemente scandinava della Rus’ di Kiev fu solo la prima ma, benché slavizzata nei costumi, l’aristocrazia kieviana (i boiari) restarono in prevalenza di origine normanna per tutto l’alto Medioevo e anche oltre. Nel XII secolo la Rus’ di Kiev era un ricco stato normanno-slavo e si ritiene che Kiev fosse allora la città più grande d’Europa, con circa diecimila abitanti. Dopo le invasioni tataro-mongole non rimase più nulla dell’antica grandezza. Tutto il principato di Kiev venne colpito da una serie di invasioni che ne distrussero il tessuto sociale e politico. Nel frattempo la Rus’ di Kiev andò incontro a lotte di successione e venne smembrata. Solo la città di Novgorod scampò alla distruzione, proseguendo la linea dinastica scandinava (quella dei Rurik, che prende il nome dal capostipite Heinrich, nome certo non slavo) fino alla morte del figlio di Ivan il Terribile avvenuta nel 1598.

Il caos sociale che seguì l’invasione tataro-mongola in area kieviana fu risolto solo quando i lituani conquistarono la città di Kiev incorporandola nel loro grande stato, a sua volta poi fuso nel granducato polacco-lituano che dominò la regione fino al 1795. L’area kieviana, quindi, non solo non è la culla dello stato “russo” nell’accezione moderna del termine ma ha avuto, rispetto agli altri principati russi, un destino a sé. L’élite scandinava kieviana, dopo le invasioni mongole, venne sostituita da quella polacco-lituana, mentre genti slave tornarono a popolare la regione. Il confine orientale dello stato polacco-lituano correva, grossomodo, su quello che era stato il confine della Rus’ di Kiev. Entro quel confine le genti slave locali poterono sviluppare una cultura distinta rispetto a quella russa. Vennero chiamati ruteni, russini, piccoli russi, e sono gli antenati degli attuali ucraini.

Quando nel XV secolo i principati russi scacciarono i tataro-mongoli quella che sorse fu una Russia diversa dalla precedente. Il dominio mongolo, durato due secoli, ebbe una certa influenza nella cultura e nella mentalità russe segnando così uno scarto rispetto alla Russia slavo-vichinga dell’alto Medioevo. Tuttavia gli slavi orientali mantennero il nome di “russi” che in passato fu attribuito agli scandinavi. Oggi il più consistente popolo slavo, quello russo, porta il nome che i suoi antenati diedero ai loro dominatori scandinavi. E il primo regno di questi dominatori, quello di Kiev, non fu un regno eminentemente slavo. 

La Rus’ di Kiev è senz’altro il primo stato “russo”, ma di quella Russia che ancora non aveva conosciuto le invasioni tataro-mongole che ne avrebbero cambiato sensibilmente la cultura e la mentalità. Una Russia “slavo-normanna” andata in rovina che è certo legata alla Russia moderna – quella che sorse nel XV secolo dalla forza motrice del principato di Moscovia – ma che non ne è diretta progenitrice. Fatte le debite proporzioni, la Rus’ di Kiev sta ai russi di oggi come l’impero romano agli italiani. E come l’impero romano, anche la Rus’ di Kiev ebbe più filiazioni: la moderna ucraina ne è un’erede indiretta ma in buona misura distinta dalla cugina Russia.

L’eredità della Rus’ di Kiev è grande proprio perché non è direttamente collegata ai moderni stati nazionali. Ai suoi re si deve la conversione al cristianesimo nella forma greco-bizantina (che noi diciamo “ortodossa”) e la formazione di una cultura specifica degli slavi orientali. Una cultura che oggi lega gruppi nazionali differenti ma non così distanti come il nazionalismo, le guerre e le propagande vogliono far credere.

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foto Wikipedia, monumento di Kiev dedicato al leggendario fondatore della città

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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5 commenti

  1. Interessante ma non esaustivo. Un vero è proprio stato Ucraino non è mai esistito se non nel turbolento periodo dal 1917 al 1920 (Repubblica Popolare Ucraina). L’Ucraina di oggi è la fusione amministrativa di 3 zone distinte. Quella occidentale – Galizia e Volinia – fino al 1816 Confederazione Polacco-lituana e di seguito Regno Austro-Ungarico. Tra le due grandi guerre mondiali i territori facevano parte della Repubblica Polacca con popolazioni polacche, ucraine e ebraiche. Solo con l’occupazione da parte dell’Armata Rossa diventano ucraine col trasferimento di milioni di persone. La parte centrale – l’Ucraina propriamente detta a maggioranza di popolazioni ucraine che però nella maggioranza dei casi parlanti il russo o i vari dialetti misti surgik. L’area orientale dove storicamente le popolazioni sono russe. Dal punto di vista religioso la maggioranza della popolazione credente segue il Patriarcato Pravoslavije di Mosca, una buona parte il Patriarcato Pravoslavjie di Kiev, e nella parte occidentale sono Cattolici Uniati

    • Gent. Maurizio

      nell’articolo non si parla dell’Ucraina, ma della Rus’ di Kiev. Solo tangenzialmente si citano gli ucraini quali eredi di una cultura slava sviluppatasi nella regione dopo la caduta del principato e l’annessione al Commonwealth polacco-lituano. Nessuna intenzione di parlare dei moderni ucraini, che è un’altra questione e non è attinente al pezzo. Vorrei evitare letture troppo aderenti all’attualità che si presterebbero, oltretutto, a polemiche infinite. Grazie

      Matteo

  2. Claudia Bettiol

    Caro Matteo,
    Un articolo molto interessante, che mette in dubbio molte questioni.
    Come tu stesso sottolinei, ci sono opinioni contrastanti per quanto riguarda l’origine dello stato russo moderno e del fatto che la Rus’ di Kiev ne fosse o meno la “culla”. Raccapezzarsi non è cosa facile.

    Il termine Rus’, certo, non indicava inizialmente gli slavi, ma vorrei far notare che già a partire dall’XI secolo, “rus” non indica più il mercante/guerriero scandinavo, ma designa il popolo slavo in generale, segno che ormai le varie tribù si erano amalgamate e fuse. Secondo alcuni etnologi, addirittura, l’etnia russa era un misto di tribù slave orientali e tribù non slave (popoli ugro-finnici, germanici, baltici e turchi). Insomma, un’opinione abbastanza plausibile.

    Diverse sono chiaramente le versioni degli studiosi sull’origine del termine Rus’ dal punto di vista linguistico, a seconda ovviamente della loro appartenenza al filone di pensiero occidentale o a quello slavo. Me ne sono capitate sotto gli occhi due che differiscono da quella citata in questo articolo (la più nota, direi), ma che non mi convincono molto e che sembrano tirate un po’ per i capelli. La prima vuole che il termine Rus’ derivi dal nome del fiume Ros’ (un affluente del Dniepr) e che alcuni termini russi che fanno riferimento all’acqua (rusalka = sirena o ruslo = letto del fiume) rimandino quindi alla radice rus’. La seconda fa riferimento all’aggettivo rusyj, che significa chiaro, biondo, e che indicherebbe il colore di queste popolazioni slave; alcuni studiosi scandinavi ritengono questa versione abbastanza valida.
    Resta il dubbio.

    Aggiungerei al tuo articolo che le più antiche testimonianze del nome Rus, ma nella variante Rhos, sono presenti anche negli Annales Bertiniani, del IX secolo, in cui si dà notizia di popolazioni svedesi indicate con il nome di variaghi:

    « [Anno 839] L’imperatore aveva inviato con i suoi ambasciatori alcuni uomini che dicevano di appartenere a un popolo chiamato Rhos [Rhos vocari dicebant], e che erano stati inviati dal loro re, chiamato khagan, per chiedere amicizia […]. Teofilo nella sua lettera [portata dai suoi inviati] si appellava alla benignità dell’imperatore affinché fosse concesso loro il permesso di attraversare strade sicure lungo il suo regno per far consentire loro ritorno in patria, a causa del fatto che il percorso attraverso il quale erano giunti a Costantinopoli, risultava infestato da tribù primitive e barbari di immane ferocia [probabilmente Magiari], e Teofilo desiderava che questi non facessero ritorno da quel percorso per evitare che incorressero ancora in qualche pericolo. L’imperatore Ludovico si interrogò molto sulla cosa e giunse alla conclusione che costoro appartenessero alle genti della Svezia [eos gentis esse Sueonum]. »

    L’origine normanna dello stato kievano che ritroviamo qui fu postulata per la prima volta da alcuni storici tedeschi del XVIII secolo, che si basavano essenzialmente su quanto esposto nella Cronaca di Nestore (o Racconto degli anni passati), la più antica cronaca russa da te citata. Lo stesso Nikolaj Michajlovič Karamzin (autore di Storia dello stato russo), sosteneva questa “teoria normanna”, tuttavia essa viene contestata ancora oggi da alcuni storici, prevalentemente russi, che ritengono la Rus’ di Kiev come uno stato eminentemente slavo.

    Un ultimo breve commento. Paragoni la Rus’ di Kiev all’impero romano, e posso benissimo capire cosa intendi. Sarei quasi tentata di dirti che l’idea rende bene, e sotto molti punti di vista condivido questa opinione, ma riflettendoci meglio non sono totalmente convinta. Probabilmente la breve esistenza della Rus’ kieviana rispetto all’impero romano e l’avanzata tataro-mongola, che ne influenzò non poco cultura e mentalità, turbano un po’ la mia visione delle cose a riguardo.

    • ciao Claudia

      il paragone con l’impero romano è parecchio tirato per i capelli e sicuramente fuorviante. L’ho messo per far capire quello che è il processo di filiazione, ma è un paragone sbagliato.

      Matteo

  3. Un articolo che può servire, ma si dovrebbero specificare alcune cose. Anzittutto, Nestore scrive all’interno del Monastero più importante della Rus’ kieviana e questo fatto avvalora l’ipotesi che i variaghi siano stati i primi a unire sotto un unico potere “quasi” tutte le terre di Rus’ (Novgorod, per esempio, no). Allo stesso tempo, gli studi sono andati molto oltre da tempo, besti pensare a Gumilev, solo per restare in Russia. Infine, e forse è l’aspetto più attuale, non c’entra nulla negare i variaghi con le rivendicazioni su Kiev. Chi scrive mostra una lacuna di letture (Satta Boschian, ma soprattutto Kossova): la Rus’ Moscovita riprende la tradizione ecclesiastica kieviana (per non parlare della stirpe dei Riurikidi come grandi principi a Mosca) e la trasferisce in blocco qui. Vasilij III, Ivan III, Ivan IV fanno venire da ogni parte studiosi e uomini di chiesa in grado di ricomporre quella tradizione ecclesiastica e scrittoria propria di Kiev, per dare a questa una continuità. La Rus’ Kieviana e la Rus’ Moscovita sono legate da questa storia, nella quale i Vaiaghi (come i Bulgari in Bulgaria, per esempio), giocano un ruolo tutto militare, importante ceertamente, ma del tutto secondario, se non inesistente, dal punto di vista culturale.

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