SERBIA: L'opposizione in piazza per chiedere le elezioni

fonte: Peacereporter

Una folla numerosa e pacifica si è riunita in piazza Nikola Pasic a Belgrado, di fronte la sede del Parlamento serbo, per partecipare alla grande manifestazione “Al voto per cambiare” indetta dalla prima forza di opposizione, il Partito progressista serbo (Sns) per chiedere elezioni anticipate entro due mesi. In base alle prime stime della polizia hanno partecipato almeno 55.000 persone arrivate in autobus nella capitale da ogni angolo del Paese. Per l’organizzazione è stata invece ampiamente raggiunta la soglia attesa delle 70.000 partecipazioni.

Game over Tadic, is time to go” uno degli slogan più popolari tra i manifestanti che hanno protestato contro il governo guidato dal Partito democratico (Ds) del presidente della Repubblica, Boris Tadic. “Se non otterremo elezioni anticipate entro aprile, occuperemo ogni angolo di asfalto” ha dichiarato dal palco il leader dei progressisti, Tomislav Nikolic. “Se non saremo ascoltati, vi invito a tornare qui tra due mesi e non lasceremo le strade di Belgrado finché non se ne saranno andati” ha promesso alla folla il vice di Nikolic, Aleksandar Vucic, riferendosi all’attuale governo.

Cambiare” è la parola d’ordine dei manifestanti. “Cambiare questa situazione in cui pochi ricchi e potenti si rafforzano e la brava genete muore di fame”, spiega Larina. “Ho 63 anni e vivo con una pensione di 74 euro al mese, non riesco più nemmeno a fare la spesa”. Marko di anni ne ha 26, arriva da “un villaggio di campagna a tre ore da Belgrado” in cerca “di una speranza per noi giovani. Sono disoccupato – prosegue – vivo di espedienti e non sopporto l’idea di andarmene all’estero in cerca di fortuna: è in Serbia, nel mio Paese, che voglio costruire il mio futuro e mettere al mondo i miei figli”.

I temi economici e sociali sono al centro della protesta dell’opposizione, che arriva nel pieno di un’ondata di scioperi e malcontento sociale. “Da dieci lunghi anni la Serbia è ostaggio di governi criminali, fatti di privilegi e corruzione” ha detto Nikolic, leader del Partito progressista serbo (Sns), attualmente all’opposizione. Nikolic si è schierato contro le principali scelte di politica economiche annunciate dal governo per il 2011, a partire dalla privatizzazione di Telekom Srbija. “E’ un furto” ha contestato Nikolic, per il quale cui “in tale momento di difficoltà è assurdo vendere l’azienda più redditizia del paese”. In Serbia il salario medio è di 350-390 euro mensili e il tasso di disoccupazione ha toccato soglia 26,7% a fine 2010, quando l’inflazione è stata del 10,3% su base annua.

Nonostante l’alta partecipazione, la manifestazione indetta da Sns – in coalizione con altri partiti minori – si è svolta in un clima assolutamente pacifico, senza richiedere l’intervento della polizia schierata in tenuta antisommossa in tutti i punti nevralgici del centro città, dalle sede delle isitituzioni nazionali, a quelle delle ambasciate occidentali. “Siamo la parte buona della Serbia, siamo per un cambiamento pacifico” ha ribadito Nikolic. “Elezioni, elezioni” gli rispondeva a una voce sola la folla.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. E’ impossibile capire dal testo che “i progressisti” fanno parte dell’ala staccata dal Partito radicale di Seselj e che, di sicuro, non porteranno niente di buono alla Serbia. E’ sempre un partito, se non di estrema destra, ma nazional-populista che non ha proprio niente di progressivo, né dal punto di vista politico, dei diritti umani, né dal punto di vista economico. Se questa è l’oposizione, povera Serbia!

    • L’articolo è stato ripreso da Peacereporter, l’ho pubblicato confidando nei lettori che sempre sanno fare le giuste pulci. Grazie Jelena, imparare dai lettori è importante, e fa parte di quel dialogo che ci piace tenere. Certamente, se prima di pubblicarlo avessi consultato il nostro Filip Stefanovic -esperto di Serbia di EJ- mi avrebbe prevenuto dal ripubblicarlo. E’ singolare, però, che anche Peacereporter cada in entusiastiche mistificazioni: in cuor mio penso che Tadic, pur col clientelismo che si porta dietro, non sia un “criminale”, anzi. E ha portato la Serbia alle porte d’Europa. Ma sono opinioni… Ancora grazie,

      Matteo (Zola)

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