SERBIA: La Cina e i suoi interessi in Europa centro-orientale

Da BELGRADO – “Una volta colte, le opportunità si moltiplicano”. É con questa citazione di Sun Tzu che il premier serbo, Aleksandar Vučić, ha voluto avviare i lavori del terzo Forum tra Cina e 16 paesi dell’Europa centro-orientale (cosiddetto 16+1), tenutosi a Belgrado il 16 e 17 dicembre.

Dal 2011 infatti, Cina e paesi dell’Europa centro orientale (12 membri UE e 4 candidati) si riuniscono annualmente con l’obiettivo principale di rafforzare la cooperazione e i legami esistenti tra i paesi e discutere nuove possibili collaborazioni. I summit 16+1, pur inserendosi nel contesto della più ampia strategia di cooperazione EU-Cina 2020, stanno acquisendo sempre più importanza ed attenzione mediatica. Tuttavia il summit di Belgrado assume un’importanza di rilievo rispetto ai precedenti non solo perché ha definitivamente sancito il crescente e soprattutto concreto interesse della Cina nell’Europa centro-orientale, ma anche perché si è svolto in un momento di grande difficoltà per la Russia, tradizionale alleato di molti paesi dell’Europa centro-orientale. Inoltre, il momento di grave crisi economica e finanziaria dei paesi UE e degli stessi sedici paesi protagonisti rende il summit ancor più interessante. Guardare ai numeri rende la cosa ben più chiara.

Dal 2012 i paesi dell’Europa centro-orientale hanno accesso ad una linea di credito da 10 miliardi di dollari, messi a disposizione dalla Banca cinese Export- Import (Exim Bank) ed operante tramite il China CEE Investment Cooperation Fund. Di questa linea di credito sono rimasti a disposizione 1,7 miliardi di dollari. A tale proposito Li Keqiang ha annunciato a Belgrado, che la Exim rimpolperà con altri 3 miliardi di dollari la linea di credito impegnandosi a ridurne i tassi di interesse rispetto agli attuali 16-18%.

Inoltre, in base ai dati disponibili, dei 38 progetti annunciati nel corso del summit 16+1 del 2013, svoltosi a Bucarest, circa l’80% è già in fase di realizzazione o comunque ha status attivo. Il volume degli scambi commerciali tra la Cina e i paesi dell’Europa centro-orientale, nei primi dieci mesi del 2014, ammonta a circa 50 miliardi di dollari, un aumento del 10% rispetto al 2013.

Come ha voluto ricordare anche Li, nonostante gli scambi commerciali gravino nettamente a favore della Cina, l’ambizione a pareggiare tale bilancia ha portato i paesi dell’Europa centro-orientale ad organizzarsi in cluster settoriali favorendo anche la crescita della cooperazione tra i paesi della regione. Le aziende cinesi stanno diventando inoltre sempre più attive nella partecipazione alle gare pubbliche, in particolar modo nel settore delle infrastrutture e dell’energia acquisendo cosi anche esperienza e sopratutto referenze per potenziali gare nell’UE. Ne sono un esempio diversi progetti del valore di 6 miliardi di euro in Romania in infrastrutture, e i 700 milioni investiti nell’ammodernamento di una centrale elettrica a carbone a Tuzla in Bosnia. Nell’estate del 2013 inoltre, la compagnia statale cinese COSCO – la più grande flotta commerciale al mondo – ha preso in concessione due terminal container presso il Porto del Pireo nel quale arrivano circa 6000 container cinesi al giorno. La concessione ha una durata di 35 anni e permetterà alla COSCO anche di effettuare lavori di ammodernamento sui due terminal, oltre che ridurre di una settimana il viaggio marittimo delle merci cinesi.

Il Forum di Belgrado ha comunque dato un’importante spinta alla cooperazione tra i 16+1 perché a conclusione dello stesso summit è stato ufficialmente inaugurato il primo progetto infrastrutturale mai realizzato su suolo europeo da aziende cinesi, un ponte sul Danubio lungo 1,5 km del valore di 170 milioni di euro. Oltre ad alleggerire notevolmente il traffico della capitale serba inserendosi nella tangenziale di Belgrado, il ponte Mihajlo Pupin è stato presentato dalle autorità come il ponte che collega la Cina all’Europa. Infatti, seppur numerosi incontri bilaterali si siano tenuti nel corso del summit, quelli tra Serbia e Cina hanno avuto più attenzione sopratutto per il peso sostanziale dei 14 accordi firmati e la loro rilevanza per l’intera regione.

La posizione della Serbia nel cuore della regione; il suo status di candidato all’adesione, che permette maggiore flessibilità in termini di regolamenti commerciali rispetto alle vicine Ungheria, Romania o Croazia; i costi generalmente più bassi di energia e manodopera; e soprattutto, la grave situazione fiscale del paese, con un 7% di deficit previsto per il prossimo anno, rendono Belgrado un accomodante negoziatore. Nella rete cinese quindi, la Serbia è il “naturale” centro infrastrutturale e logistico per il transito di un corridoio per i beni cinesi verso tutto il vecchio continente.

Proprio per questo motivo il principale progetto presentato riguarda la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà Budapest a Belgrado e che secondo quanto annunciato dovrebbe essere realizzata entro la fine del 2017. Il progetto finanziato dalla Exim e costruito dall’azienda statale cinese China Railway and Construction Corporation (CRCC) dovrebbe poi in una seconda fase ampliarsi per includere anche Macedonia e Grecia permettendo di ridurre notevolmente il viaggio delle merci nella regione balcanica e non solo. Per tornare ai numeri, solo la parte serba di questa opera, un tratto di 184 km su rotaie, ha un costo che ammonta a circa 800 milioni di euro.

Oltre alla linea ferroviaria un altro accordo significativo siglato tra Belgrado e Pechino riguarda il credito della banca Exim del valore di 608 milioni di dollari per la costruzione del blocco B3 della centrale termo elettrica di Kostolac, il primo investimento nel settore che la Serbia affronta negli ultimi 25 anni. Tra gli altri accordi vanno ricordati quello della partecipazione delle società cinesi nella costruzione della tangenziale di Belgrado, e quello per l‘autostrada tra Belgrado e il porto di Bar in Montenegro. Le buone notizie per la Serbia non finiscono però qui, perchè Li Kequiang ha anche preannunciato una donazione di 4,5 milioni di euro, sotto forma di finanziamento a fondo perduto per la Serbia, che servirà a coprire i tassi di interesse dei prestiti chiesti dalla Serbia.

Per quanto la citazione di Vučić scelta per aprire il Forum 16+1 del 2014 risulti alla luce degli accordi firmati più adeguata che mai, molte sono le perplessità ed i dubbi in merito all’amicizia tra Cina e paesi dell’Europa centro-orientale. L’influenza economica cinese nella regione – che, vista la situazione economica mondiale, non ha concorrenza – viene da molti vista come un cavallo di Troia alle porte d’Europa. Inoltre, i crediti per il finanziamento di centrali elettriche a carbone stridono con le politiche energetiche verdi dell’UE e pongono in dubbio la volontà soprattutto dei paesi candidati ad aderire all’ UE. Sorgono inoltre dubbi sulla trasparenza delle procedure di gara applicate in Serbia, come quella che aggiudica i lavori per la centrale termoelettrica di Kostolac a società cinesi sulla base di un accordo intergovernativo e non un bando di gara pubblico.

Tuttavia, forse più che una minaccia, l’amicizia tra i 16+1 dovrebbe essere vista come un’opportunità: se banche e società cinesi investono in infrastrutture ed energia, l’UE potrebbe incanalare i propri fondi in altri settori come ricerca e sviluppo e infine potrebbe provare a comprendere i paesi dell’Europa centro-orientale piuttosto che criticarli, per farne definitivamente “moltiplicare le opportunità”.

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