SERBIA: Ivan Bogdanov, "la bestia" di Italia-Serbia: "Non ho preso soldi dalla mafia"

 

di Matteo Zola

Ivan Bogdanov, noto alle cronache come “la bestia”, l’hooligan che guidò i disordini di Marassi durante la partita di calcio tra Italia e Serbia, è da poco più di un mese in carcere. Arrestato nella notte tra il 12 e il 13 ottobre scorso è accusato da più parti di essere al servizio di poteri forti od organizzazioni criminali contrarie all’adesione della Serbia all’Unione Europea. In base a questa tesi disordini di Marassi, come quelli del poco precedente gay pride belgradese, sarebbero stati pilotati al fine di mantenere la Serbia lontana dalla comunità internazionale ingenerando una perdita di credibilità nell’attuale governo molto attivo nella lotta alla mafia.

Il quotidiano serbo Politika riporta, da fonti anonime, che Bogdanov avrebbe ricevuto 200mila euro dai boss mafiosi per organizzare una sessantina di hooligans e far saltare l’incontro. Non fa nomi sui mandanti ma gli indizi portano a Dragan Stojanovic, detto “Keka”, leader del clan criminale di Nuova Belgrado, che tra le altre attività si occupa anche della vendita di giocatori all’estero. Il calciomercato è una delle attività predilette dalla mafia serba al punto che ogni giocatore ha un doppio cartellino: uno col prezzo di facciata e l’altro, superiore di almeno il 20%, gestito dalla criminalità. E che il calcio sia uno dei tre assi del business della mafia serba (insieme a droga e armi) lo dimostra il fatto che anche il superboss Darko Saric è proprietario non troppo occulto della Rudar, squadra della città di Pljevljia, in Montenegro, che ha vinto lo scorso campionato. 

Bogdanov dal carcere replica alle accuse: “Macché mafia! Non ho preso soldi da nessuno per quello che ho fatto allo stadio di Genova, non conosco mafiosi o narcotrafficanti” – queste le parole di Ivan, riportate dal giornale belgradese Vecernje Novosti, e prosegue: “Se avessi intascato 200mila euro, come si dice, non avrei viaggiato in autobus e dormito in hotel a una stella. Sono solo un tifoso della Stella Rossa, non sono la marionetta di nessuno”. Così “la bestia” non sarebbe altro che un “orsacchiotto” finito un pasticcio più grande di lui. E “orsacchiotto” è l’epiteto con cui i suoi avvocati, Gianfranco Pagano e Alessandra Baudino, hanno definito Bogdanov che per i suoi difensori “solo un povero ragazzo” malgrado i suoi trent’anni. 

Già però “la bestia” è diventato un idolo di facebook e nelle scorse settimane un ragazzo di Taranto gli ha inviato una lettera: «Sei il massimo, sei la fierezza del popolo serbo. Se ti serve, ti offro la mia casa per i domiciliari». Una ragazza serba, che vive a Firenze invece, si è offerta come traduttrice: «per qualsiasi traduzione e gratis».

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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