RUSSIA: Medvedev mostra i muscoli a Putin. E caccia Luzhkov, sindaco di Mosca

Il re di Mosca è caduto dal trono. Questa mattina Jurij Luzhkov, sindaco della capitale russa dal lontano 1992, ha trovato sulla scrivania ad attenderlo un decreto del presidente Dmitrij Medvedev che lo destituisce usando la formula più dura: «sollevato dal proprio incarico per aver perso la fiducia del presidente». Del presidente soltanto, o anche di qualcun altro? Sul caso Luzhkov. Vladimir Putin è rimasto silenzioso, finora, mentre la portavoce di Medvedev, Natalja Tymakova, scandisce la sentenza davanti ai giornalisti: «Ora è soltanto un privato cittadino». Dopo più di 18 anni alla guida dell’impero moscovita, l’ultimo dei grandi politici venuti dai tempi dell’Urss.

Lo sostituisce il vice Vladimir Resin, suo antico alleato, ma solo temporaneamente. Il presidente sta preparando una lista di possibili candidati, ha chiarito la Tymakova. Se Luzhkov avesse accettato di lasciare il posto volontariamente, il Cremlino gli avrebbe forse dato la possibilità di influire sulla scelta del successore. Mentre per lui erano stati prospettati incarichi di un certo prestigio: ma nello scontro con Medvedev, che aveva concesso a Luzhkov una settimana di tempo per riflettere sulle dimissioni, l’ex sindaco ha portato la sfida fino all’ultimo: rientrato lunedì a Mosca dall’Austria, ha proclamato che non se ne sarebbe andato di propria spontanea volontà. La risposta del presidente è stata il siluramento, firmato senza neppure attendere il rientro di Medvedev da un viaggio in Cina.

Mosca è una potenza pari a un quarto dell’economia nazionale russa. Al successore di Luzhkov verrà chiesto di ereditare un impero con un budget di 1.000 miliardi di rubli (25,6 miliardi di euro), un intreccio colossale di affari e interessi su cui Luzhkov, nel tempo, era arrivato a esercitare un controllo quasi assoluto. Attirandosi accuse di gestione dittatoriale del potere e di corruzione, accuse legate sempre di più anche al business della moglie, Elena Baturina, regina dell’immobiliare e donna più ricca di Russia, con una fortuna valutata da Forbes a 2,9 miliardi di dollari.

La campagna contro la coppia è andata montando nel corso dell’estate in una serie di trasmissioni televisive sempre più critiche, parallele alle crescenti pressioni del Cremlino, che Luzhkov aveva criticato apertamente. Attaccando Medvedev il sindaco sperava forse di inserire un cuneo all’interno del tandem Medvedev-Putin, che prima o poi dovrà chiarire in che termini si presenterà alle elezioni del 2012. Lo scenario che finora viene accreditato sopra tutti è quello di un ritorno di Putin al Cremlino: ma la scelta di destituire Luzhkov, da parte di Medvedev, è sicuramente una dimostrazione di forza che pochi credevano avesse.

Fonte: Il Sole 24ore

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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