RUSSIA: Condannato per omicidi il sindaco di Makhachkala, in Daghestan

Si è conclusa, almeno per ora, perchè gli sviluppi futuri sono sempre imprevedibili, una delle più intriganti storie criminali del Nord-Caucaso, che ha messo in evidenza le incredibili connessioni e connivenze fra politica, familismo tribale e interessi di clan. Come spesso succede, il centro dell’attività criminale è il Daghestan, il paese dalle 32 lingue recentemente preso sotto la tutela del politico locale (e russo) di lungo corso Ramazan Abdulatipov, „capo” („glava”, ufficialmente non più chiamato „presidente”) dell’inquieta repubblica affacciata sul Mar Caspio.

Il tribunale militare circondariale del Nord-Caucaso ha riconosciuto l’ex sindaco della capitale daghestana Makhachkala, Said Amirov, colpevole della preparazione di un attentato, condannandolo a 10 anni di reclusione che egli sconterà in una colonia „a regime severo” (cioè il secondo per durezza, preceduto dal regime „comune” e seguito da quello „speciale”). La lettura della sentenza, per motivi di sicurezza, è avvenuta a Rostov-na-Donù. Intanto la difesa di Amirov sta preparando il ricorso in appello: lo ha comunicato uno dei patrocinanti, l’avvocato Dmitrij Khoroshev.

Il nipote (figlio di fratello) di Amirov, a sua volta ex vicesindaco di Kaspijsk, Yusup Dzhaparov, ha ricevuto otto anni e sei mesi di „colonia”. La lettura della sentenza è durata 2 ore e mezza, con l’impegno, a turno, di tre giudici. Un intervallo è stato ammesso una sola volta per consentire di sottoporre Amirov a procedure mediche.

Prima dell’inizio dell’udienza di fronte al tribunale militare si erano riuniti più di un centinaio di sostenitori di Amirov („innocentisti”, si direbbe in Italia). Sono state quindi rafforzate le misure di sicurezza nell’edificio dove si stava dando lettura della sentenza. Davanti all’ingresso erano state sistemate ambulanze, auto dei pompieri, polizia e agenti con cani-poliziotti. Ai tele- e fotooperatori era stato permesso di riprendere solo gli imputati e i loro avvocati. I giornalisti hanno riferito di un’intera foresta di cavalletti impiantati per le macchine da presa. Ai corrispondenti dei media cartacei e online sono stati riservati solo posti in piedi.

Soltanto i circa 20 parenti di Amirov poterono rimanere seduti fino all’annuncio: „Entra la corte!” L’ex sindaco di Makhachkala ha ascoltato la sentenza seduto su una poltrona a rotelle. Ad assistere alla proclamazione della sentenza sono venuti sette avvocati, compreso il figlio dell’ex sindaco Dolgat Amirov. In precedenza il PM aveva chiesto la condanna di Said Amirov a 13 anni di prigione, e di suo nipote Yusup Dzhaparov, ex vicesindaco di Kaspijsk, a 11 anni di colonia a „regime severo”..

Said Amirov dal 1991 al 1998 è stato vicepresidente del governo daghestano. Nel febbraio 1998, per la prima volta nella storia del Daghestan, fu eletto con voto popolare capo dell’amministrazione di Makhachkala. L’inchiesta penale a suo carico fu aperta il 31 maggio 2013 perchè sospettato di aver organizzato l’assassinio nel dicembre 2011 di Arsen Gadzhibekov, dirigente provvisorio della sezione investigativa della procura competente per il distretto „Sovetskij” di Makhachkala.

Il 1 giugno Amirov fu arrestato a Makhachkala e inviato sotto scorta a Mosca. In settembre si apprese che contro l’ex sindaco della capitale Daghestana era stato aperto un nuovo fascicolo penale in base all’articolo “preparazione di un attentato”. Dzhaparov è stato incriminato per favoreggiamento in un traffico illegale di armi posto in essere da un gruppo di persone ora accusate di associazione per delinquere. Secondo l’accusa, Amirov partecipò alla preparazione di un attentato contro l’amministratore del fondo pensioni del Daghestan, Saghid Murtazaliev che “gli impediva di accrescere il suo peso politico e avrebbe potuto impedire a Jurij Dzhaparov di ricoprire la carica di sindaco di Kaspijsk.

Una delle prove materiali in questa causa è stata ravvisata in un „complesso antiaereo-missilistico mobile „Strela 2M” con il quale gli accusati pianificavano di abbattere l’aereo di Murtazaliev. Questo sistema d’arma era stato in precedenza scoperto e sequestrato in un deposito segreto nel distretto daghestano di Karabudakhkent. Il nascondiglio era stato custodito dall’ex sostituto procuratore della città di Khasav-Jurt Magomed Abdulgalimov

Inoltre nel fascicolo penale sono registrati episodi legati all’assassinio nel 2007 del vicecapo-sezione della procura del Daghestan Abdulbasyr Omarov e del suo collega Ali Sulejmanov, all’uccisione nel 2011 del capo dell’azienda per i servizi comunali „Vodokanal” di Kaspijsk Magomedgadzhi Aliev, con l’attentato alla vita del capo-sezione della procura daghestana Natalja Mamedkerimova e con l’attentato nel 2012 contro il giudice istruttore del Comitati investigativo del Daghestah Nurlan Ashurbekov.

Foto: RFE-RL

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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