ROMANIA: Niente bilinguismo nella Capitale Europea della Gioventù 2015

Cluj è la capitale storica della Transilvania, una regione situata nel cuore dell’Europa, multiculturale per definizione, dove convivono romeni, ungheresi, tedeschi, rom e molte altre nazionalità. Una convivenza non sempre facile come dimostrano i numerosi conflitti del XX° secolo.

Oggi però la città si presenta rinnovata. Ha costruito un importante polo universitario, ed ha sviluppato rapidamente risorse economiche e turistiche. E’ diventata insomma una movimentata città europea. Proprio per questo è stata designata come Capitale Europea della Gioventù 2015.

La città svolge però anche un importante ruolo simbolico per la comunità ungherese di Romania. A Cluj, o Kolozsvár come è chiamata in ungherese, vivono più di 50.000 magiari a cui si aggiungono i numerosi studenti dell’Università bilingue Babeş-Bolyai o di quella ungherese Sapientia. Dal punto di vista storico la città ha rivestito un ruolo determinante per la comunità ungherese, diventandone il fulcro dell’attività economica e culturale. Fino agli anni sessanta la maggioranza della popolazione era infatti ungherese, e solamente con la nazionalizzazione, e urbanizzazione, spinta del regime comunista l’equilibrio etnico si è modificato a favore della componente romena.

Così la città ha vissuto momenti di tensione: dall’abbandono del bilinguismo ufficiale (anni sessanta), alla restrizione dei diritti della minoranza, fino alle tensioni degli anni novanta quando il sindaco ultra-nazionalista Funar progettava la sistematica distruzione di monumenti e simboli ungheresi, arrivando a riempire la città di tricolori romeni.

Negli ultimi anni, sebbene non esista un regime di bilinguismo ufficiale, i rapporti fra le comunità nazionali sono estremamente migliorati e le tensioni nazionaliste sono rimaste appannaggio dei partiti politici.

Crea quindi un certo stupore sapere che, il 5 febbraio, la Corte d’Appello di Cluj ha ammesso il ricorso del sindaco Boc contro la decisione presa dal Tribunale regionale (luglio 2014) che obbligava il Municipio ad inserire toponomastica multilingue all’ingresso della città. Richiesta lanciata da una studentessa di giurisprudenza, Izabella Szőcs, e supportata dal Committee Human Rights Hungarians Central Europe. La decisione della Corte richiama la legge romena che garantisce il bilinguismo nei comuni dove la minoranza superi il 20% della popolazione.

Tuttavia in Romania numerosi municipi sassoni-tedeschi godono di toponomastica bilingue, anche se la comunità tedesca spesso non raggiunge neanche l’1%. Questo crea una situazione grottesca nella quale la tutela delle comunità minoritarie non è garantita proprio dove vi è un reale bisogno. Proprio a sostegno del multilinguismo è stata lanciata una petizione online, Cluj=Kolozsvár=Klausenburg, a ricordare i tre nomi storici con cui la città è conosciuta.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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3 commenti

  1. Un romeno di Transilvania

    Tutte le citta di Transilvania,le chiese fortificate,i castelli-sono stati/e edificate da sassoni o ungheresi.Purtroppo ,molti romeni no lo sanno,molti altri fanno finta di niente.Noi romeni ci lamentiamo sempre che la storia e stata crudele con noi;tuttavia nel 1918 la Romania duplica il suo territorio.La mia opinione per quanto riguarda la Transilvania: abbiamo ricevuto una parte di Europa e l’abbiamo balcanizzata.

  2. Un italiano di Transilvania

    Purtroppo ho notato – non con stupore, purtroppo, – che l’articolo pubblicato contiene diversi errori storici. Conoscendo da vicino la realtà transilvana, e in particolare quella clujeana, stante una presenza sul territorio di oltre dieci anni, posso affermare che in realtà la questione del plurilinguismo e dei diritti delle minoranze viene utilizzata spesso ad arte per sostenere progetti e aspirazioni politiche non solo malamente fondati, ma anche estremamente pericolosi. Affermare che fino agli anni Sessanta Cluj-Napoca sia stata una città a maggioranza ungherese è un falso. E’ vero che la politica di industrializzazione forzata condotta dalle autorità comuniste in particolare dal 1965 ha favorito una migrazione interna dalle zone più povere della Romania, in particolare dalla Moldavia, ma ciò non è stato sufficiente ad alterare in modo sostanziale gli equilibri etnici. Senza entrare in ulteriori polemiche, in merito alla motivazione secondo cui molte città “sassoni” mantengano oggi la doppia denominazione romena e tedesca (soprattutto nel judet Sibiu) va detto che questa decisione è stata dettata in gran parte da motivi turistici. Su un piano più squisitamente politico, poi, bisogna dire che l’amministrazione ungherese nel corso degli anni Quaranta, ottenuta sulla Transilvania settentrionale anche con l’appoggio dell’Italia fascista (Secondo arbitrato di Vienna), come pure il periodo della cosiddetta “regione autonoma magiara” nei primi anni di comunismo, hanno lasciato aperte molte sensibilità e molte paure, stante la politica di snazionalizzazione operata dalle autorità magiare a danno delle altre minoranze. Al contrario, i sassoni di Transilvania hanno sempre mantenuto rapporti cordiali con le altre etnie. In secondo luogo va menzionato il fatto che, a differenza dei sassoni, gli ungheresi continuano a sognare la riunione della Transilvania con l’Ungheria, il che ovviamente non facilita le cose. Una denuncia seria e credibile delle tendenze nazionalistiche, e soprattutto il riconoscimento definitivo e senza mezzi termini degli accordi del Trianon e di Versailles rappresenta, secondo me, un passo necessario per poter avviare un dialogo che abbia reali possibilità di successo.

    • Caro lettore, mi spiace ma la devo contraddire.
      – Per quanto riguarda la composizione “etnica” della città di Kolozsvar/Cluj l’ultimo censimento in cui gli ungheresi sono maggioranza assoluta è quello del 1956. Dal 1966 i romeni diventeranno maggioranza. I dati li può ricavare facilmente o da internet o, se abita in Romania, richiedendo i dati dei censimenti in qualche biblioteca o all’istituto statistico.
      – Sul legame fra turismo e bilinguismo nelle città sassoni, potrei in parte concordare se non fosse che in Romania il maggior numero di turisti proviene dall’Ungheria. Quindi se la ragione fosse veramente turistica ci sarebbe anche bilinguismo ungherese.
      – Spesso i diritti linguistici vengono utilizzati per scopi politici, da una e dall’altra parte, questo non lo metto in dubbio, alla stessa maniera non penso possa essere messo in discussione che in Romania esiste un forte deficit per quanto concerne i diritti linguistici delle minoranze, se ovviamente utilizziamo come standard quello che i trattati internazionali propongono.
      – Non mi pare il caso di discutere di fatti relativi alla seconda guerra mondiale. L’articolo voleva evidenziare come di fronte alla pubblicità europeista di tanti politici, si rimane sostanzialmente indietro su tematiche multiculturali che, a mio avviso, dovrebbero essere la base dell’Europa unita.

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