POLONIA: Verso le elezioni politiche, l'egemonia di Piattaforma Civica

Le radici storiche del voto

Non c’è nessuno da battere. Non lo dice Berlusconi né Lukashenko, ma Donald Tusk, primo ministro della Polonia e leader di Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO), partito vincitore delle ultime quattro tornate elettorali in Polonia. Una Paese in cui la mancanza di una reale alternativa politica e di una opposizione forte potrebbe costituire un problema per la democrazia polacca nei prossimi quattro anni. La divisione elettorale tra PO e PiS corre lungo linee di demarcazione geografiche che sembrano rispecchiare i confini tra i territori della Prussia e della Polonia del Congresso del XIX secolo, indicando una ancora profonda divisione culturale del Paese tra aree progressiste e conservatrici. Le carte riportate sopra mostrano, la prima, la suddivisione del voto alle ultime presidenziali, mentre la seconda riporta i confini tra Prussia e Polonia del Congresso dal 1815 al 1915.

elezioni PO (Ppe) PiS (Ecr) SLD (Pse) PSL (Ppe) partecipazione al voto
2006 locali 27,18% 25,08% 14,25% 13,24% 45,99%
2007 politiche 41,51% 32,11% 13,15% 8,91% 53,88%
2010 presidenziali 41,54% 34,46% 13,68% 1,75% 54,94%
2010 locali 39 % 25% 16,5% ~40%
2011 politiche (exit polls)6 ~35-40% ~25% ~15% ~5%

Tutti a (centro) destra!

Il suo governo, europeista e pro-business, al potere dal 2007, assumerà da luglio 2011 la Presidenza a rotazione del Consiglio dell’Unione Europea, dopo il semestre ungherese. Proprio durante il semestre di presidenza Tusk affronterà, in ottobre, le elezioni politiche, ma la coincidenza non sembra spaventarlo. I sondaggi danno PO come primo partito, ben distanziato dall’opposizione socialdemocratica così come da quella conservatrice.

Il sistema politico polacco si è stabilizzato a partire dal 2001 attorno a due nuovi partiti di centrodestra: Piattaforma Civica (PO), liberal-conservatore, e Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS), nazional-conservatore, successori politici del blocco di Solidarność. I post-comunisti, riuniti nell’Alleanza Democratica della Sinistra (Sojusz Lewicy Demokratycznej, SLD), hanno perso il ruolo di secondo partito a partire dal 2005, mentre il partito agrario (Partito Popolare Polacco, Polskie Stronnictwo Ludowe, PSL) si è ricostituito come partito di centro, alleato di PO. Nel Parlamento Europeo, SLD siede con i socialisti e democratici (S&D), mentre PO e PSL siedono con il PPE; PiS è il principale alleato dei Tories britannici nel gruppo conservatore ed euroscettico ECR.

Il trionfo di Piattaforma Civica

L’arrivo al potere di Tusk e di Piattaforma Civica, alle elezioni anticipate del 2007, ha messo termine ai due anni di egemonia di Diritto e Giustizia, alleato ai gruppi populisti e conservatori Autodifesa e Lega delle Famiglie Polacche. La presidenza di Lech Kaczyński e i premierati di Kazimierz Marcinkiewicz e Jarosław Kaczyński avevano spostato la Polonia in direzione conservatrice ed euroscettica, inasprito le relazioni estere ed innalzato il livello di conflittualità interna attraverso nuove leggi di lustrazione volte ad appurare il passato comunista di politici ed amministratori.

A partire dalla Costituzione del 1997, sebbene il Presidente della Repubblica sia dotato di alcuni poteri legislativi (iniziativa, veto), l’esecutivo è nelle mani del Primo Ministro.

La coabitazione del 2007-2010 tra un premier centrista, Tusk, e un presidente conservatore, Kaczyński, già rivali alle elezioni del 2005, si dimostrò non semplice. La politica estera di Tusk, filoeuropea, ha condotto ad una distensione nelle relazioni della Polonia con Russia e Germania, distanziandosi dall’atlantismo di Kaczyński attraverso il ritiro dei soldati polacchi dall’Iraq e la negoziazione per uno scudo missilistico più ridotto e leggero. In politica interna, Kaczyński ha cercato di opporre il veto presidenziale a diverse riforme del governo (pensioni, agricoltura, urbanistica, televisione pubblica). I due si sono spesso beccati su questioni diverse, dall’integrazione europea ad omosessualità e politica estera. A proposito delle riforme costituzionali, Tusk ha proposto l’abolizione o la diminuzione dei poteri di veto presidenziali, la riduzione del numero dei Senatori, e l’abolizione dell’immunità parlamentare generalizzata.

Il declino di Diritto e Giustizia

Nell’aprile 2010, Lech Kaczyński ha trovato la morte nel disastro aereo di Smolensk. Alle successive elezioni presidenziali anticipate, in cui era dato per favorito, Tusk decise di non correre, mantenendo il posto da primo ministro. Jarosław Kaczyński, ex premier, condusse una campagna elettorale sull’onda della commozione per la morte del fratello e del paragone storico con l’eccidio di Katyn, che Lech Kaczyński andava a commemorare. Tuttavia, le elezioni presidenziali hanno infine premiato Bronisław Komorowski, candidato di Piattaforma Civica.

Ancora nell’autunno 2010, le elezioni locali hanno confermato la preminenza di Piattaforma Civica, che si è assicurata la rielezione del sindaco di Varsavia, Hanna Gronkiewicz-Waltz, mentre Diritto e Giustizia ha subito la scissione della propria fazione liberale, già a capo del comitato elettorale di Jarosław Kaczyński, che hanno fondato il gruppo parlamentare “La Polonia è la Più Importante” (Polska jest Najważniejsza, PjN).

Dal presidenzialismo al parlamentarismo?

Tusk si avvia tranquillo verso le elezioni del 2011. Il ruolo di primo piano di Piattaforma Civica, così come il rinnovo del suo premierato, non dovrebbero essere in discussione, mentre la consonanza politica con il presidente Komorowski gli eviterà l’opposizione di veti presidenziali alle iniziative legislative, e potrebbe consentirgli di portare in porto, nel prossimo mandato, una riforma costituzionale in senso parlamentare, con la diminuzione dei poteri del presidente della repubblica, che abbassi il livello di conflittualità politica della forma di governo della Polonia.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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4 commenti

  1. Ma in Polonia la lotta fra conservatismo e progressismo assume caratteri fortemente diversi da quelli descritti in questo articolo. E’ la lotta fra una Polonia sovrana, indipendente dal punto di vista economico e politico, secondo il disegno del PiS (Diritto e Giustizia) e la
    Polonia capace di accordarsi su tutto anche al costo di cedere parte della sua sovranità politica ed economica in cambio di un benessere contingente, secondo il disegno del PO (Piattaforma Civica), attualmente al Governo. Dal punto di vista etico il PiS è il partito dei valori cristiani e della solidarietà sociale, il PO è il partito laico senza legami con questioni etiche e confessionali. Dal punto di vista politica internazionale il PiS è il partito pro Patto Atlantico, il PO è il partito pro Russia. Le differenze sono profonde se assumiano che il PiS rappresenta il Centro Destra, il PO il Centro Sinistra. Chiaramente dobbiamo ricordare che la Sinistra polacca è quella che ha conservato i legami più forti con la classe dirigente comunista. In questo senso in Polonia vale la teoria dell’inverso il Centro Destra del PiS è progressista e vuole ispirare la modernizzazione dell’apparato statale polacco, il Centro Sinistra del PO e del PSL è conservatrice in quanto mira a conservare il potere sia in campo politico che economico.

    • Ciao Carlo;
      ovviamente ogni analisi dipende dal proprio punto di vista.
      Io sono un osservatore esterno, tu sei personalmente coinvolto nella politica polacca; nel 2009 eri candidato al Parlamento Europeo per gli euro-scettici di Libertas Polska, è quindi evidente che la tua visione dei due principali partiti polacchi (la “teoria dell’inverso”) sia diversa dalla mia.

      Per quanto riguarda il merito:
      – posizionamento internazionale
      partiamo dall’assunto che, in Europa, PO è membro del PPE (centrodestra, assieme a PdL e UDC), mentre il PiS è alleato dei Tories britannici nel gruppo di destra ECR. Il sistema politico polacco pende a destra, rispetto alla maggior parte dei sistemi politici dei paesi UE. Quindi, PO corrisponde ad un centrosinistra relativamente alla situazione interna polacca, ma continua ad avere una piattaforma e un posizionamento internazionale di centrodestra. Per quanto riguarda i legami col comunismo (vecchio cavallo di battaglia propagandistico del PiS), PO è stata formata da una fazione di Azione Elettorale Solidarnosc (la stessa da cui è fuoriuscito il PiS) e dei liberali di Geremek della Freedom Union. I post-comunisti sono rimasti tra i socialdemocratici di SLD, quindi direi che qua proprio non c’entrano.

      – etica
      tanto PiS che PO si richiamano ai valori cristiani; PO è membro dell’internazionale democratica centrista, e continua ad opporsi ad ogni liberalizzazione sui temi di aborto, matrimoni omosessuali, eutanasia e ricerca sulle cellule staminali. Non proprio un programma di centrosinistra. Il PiS ha le stesse posizioni, ma con politiche ancora più “urlate”, e la percepita omofobia del partito li ha messi più volte in difficolta a livello internazionale, non ultimo nella coalizione ECR con i Tories.

      – politica internazionale
      Il PiS ha portato avanti una politica anti-UE, anti-russa e anti-tedesca, nei due anni 2005-2007, che ha completamente screditato la Polonia. Tusk ha ricostruito un’immagine per la politica estera polacca. Se questo vuol dire essere filo-russo e/o svendere la sovranità della Polonia, amen.

      A risentirci,
      Davide

  2. Gent. Carlo
    mi trovo in disaccordo su tre punti: 1) il PO pro-russia, anzitutto. E’ pur vero che Tusk ha siglato importanti accordi energetici con una Russia che certo ha tendenze egemoniche. Accordi che però l’hanno salvata dall’isolamento energetico simboleggiato dal North Stream. Tusk è sceso a patti col diavolo, ma cosa doveva fare quando i membri più eminenti dell’Unione (Germania, Francia e Italia) fanno patti energetici col Cremlino senza curarsi dei progetti (leggi Nabucco) finanziati da Bruxelles? Credo che Tusk abbia fatto buon viso a cattivo gioco mostrando di saper scendere a patti che, in politica, è una qualità. 2) Sul fatto che il PO sia “sinistra” in senso classico (comunista, socialista o socialdemocratico) e che abbia conservato legami con la classe dirigente comunista, mi trovo poi completamente in disaccordo: Il PO è per sua stessa definizione un partito liberale, figlio dell’Unione Liberale e “nipote” di Solidarnosc (il cui leader storico, Walesa, è un campione dell’ultraconservatorismo). Lo stesso Tusk da giovane militò in Solidarnosc contro la Repubblica popolare.
    3) La fedeltà al Patto Atlantico non è mai stata messa in discussione dal PO, anzi. Certo la Polonia, da Paese europeo, ora guarda all’Europa prima che agli Stati Uniti mentre il PiS portava avanti uno smaccato antieuropeismo.
    3) Venendo infine alla mia opinione personale: la modernizzazione fatta di omofobia, radicalismo cattolico, antieuropeismo, russofobia giocando poi con l’alleanza della Lega delle Famiglie e dei i messaggi antisemiti di Radio Maria, non mi piace. La “Polonia cristiana e martire” è un retaggio utile a un Paese accerchiato e schiacciato, quale oggi non è più. Il PO ha almeno il merito di aver accantonato questi temi puntando su una modernizzazione “sociale” e non solo economica. Un saluto

    Matteo Zola

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