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POLONIA: L’eredità di Jan Karski da Roosevelt al graphic journalism

da BOLOGNA – Le riflessioni sull’eredità e le conseguenze della Prima Guerra Mondiale hanno costellato l’intero 2014, ma per la Polonia l’anno si arricchisce di ulteriori significati poiché si celebra il 70° anniversario dell’Insurrezione di Varsavia e il centenario della nascita di Jan Karski, importante esponente della Resistenza polacca passato alla Storia come l’uomo che scoprì l’Olocausto. Infatti, Jan Karski, pseudonimo di Jan Kozielewski, non fu solo l’emissario del Movimento Clandestino Polacco incaricato di diffondere le informazioni sulla situazione in Polonia al Governo Polacco in esilio e agli alleati, ma divenne il testimone dello sterminio degli ebrei sul suolo polacco.

Prigioniero prima dei sovietici e poi dei nazisti, Karski riuscì a sottrarsi alla detenzione per mano degli occupanti e continuò con determinazione a svolgere i compiti affidategli dalla Resistenza fino a quando, nell’estate del ’42, dopo l’incontro con il leader del Bund e del Movimento Sionista, si assunse l’onere di ampliare la sua missione scegliendo di riportare le atrocità nei confronti del popolo ebraico ai grandi della terra. Dopo essersi infiltrato nel ghetto di Varsavia e aver visitato il campo di transito di Izbica, Karski raggiunse gli Stati Uniti sperando che il colloquio col Presidente Roosevelt potesse comportare un intervento alleato per porre fine al genocidio.

Tuttavia, le aspettative di Karski si scontrarono con l’incredulità e l’indifferenza del mondo occidentale e il suo appello rimase inascoltato. Ragioni strategiche e priorità politico-militari oscurarono la portata e l’importanza, senza precedenti, della questione ebraica facendo sì che solo alla fine del conflitto si potesse comprendere quanto fossero reali le testimonianze di un uomo che non si considerò mai eroe ma solo fedele e responsabile esecutore della propria missione. Per tali motivi, la sua figura viene ricordata oggi in tutto il mondo per lo straordinario coraggio, l’integrità e il senso del dovere che lo contraddistinsero durante quel tragico periodo.

Eppure la storia di questo personaggio non rimane racchiusa in quegli anni ma travalica le frontiere temporali divenendo una lezione di umanità anche per le generazioni attuali e future. Ed è proprio questo lo spirito che ha mosso il programma quadriennale “Jan Karski. Missione Incompiuta” di cui il 2014 costituisce l’apice e la chiusura di un percorso ideato da organizzazioni non-governative e da partner locali e internazionali. Per i promotori dell’iniziativa la missione di Karski non può considerarsi conclusa alla luce delle più recenti operazioni di pulizia etnica nei Balcani, in Ruanda e in Darfur che invitano la comunità internazionale a riflettere sulle responsabilità che su di essa ricadono quando è necessario proteggere i civili durante i conflitti armati. Non a caso l’Anno di Jan Karski si è aperto con una Conferenza a Bruxelles intitolata “Responsability to Protect – the Legacy of Jan Karski” in cui l’eredità di Karski, discussa da una prospettiva storica, si è intrecciata con il concetto “R2P” (la responsabilità di proteggere per l’appunto) nato su iniziativa delle Nazioni Unite.

Quali che siano le letture e le interpretazioni dell’operato di Karski, è importante riconoscerne la valenza per la memoria storica europea, e su questo sentiero si inserisce il fumetto realizzato da Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso “Jan Karski, l’uomo che scoprì l’Olocausto”. Impegnati da tempo nella realizzazione di racconti dal significativo impegno civile – “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia” per citarne solo uno – i giovani autori siciliani sono stati in grado di coniugare arte e narrazione storica affinché lo strumento grafico potesse sollecitare emozioni e far rivivere le figure di quella drammatica vicenda in una veste del tutto nuova in cui il compromesso narrativo, necessario per la sintesi che le strisce richiedono, non sacrifica la portata della storia in sé, ma anzi permette la riflessione e il confronto ad un pubblico vasto ed eterogeneo per età e interessi. Come altre opere di graphic journalism, il fumetto di Rizzo e Bonaccorso ha la straordinaria capacità di traslare in immagini la testimonianza che Karski aveva trasmesso a parole. Egregiamente bilanciato tra la verosimiglianza e la volontà di evitare immagini estremamente angosciose, il fumetto, frutto di due anni di lavoro, è un eccellente medium non solo per diffondere la storia di un personaggio che anche in Polonia è stato riscoperto negli ultimi anni, ma anche per avviare un’opera d’ammissione di responsabilità e per ricordare l’indifferenza degli alleati riguardo un genocidio la cui ombra non lascerà mai i cieli d’Europa.

Si ringrazia Lelio Bonaccorso per le informazioni e i consigli, raccolti in un’intervista, che hanno permesso uno studio più approfondito della figura di Jan Karski.

Chi è Paola Di Marzo

Nata nel 1989 in Sicilia, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà "R. Ruffilli" di Forlì. Si è appassionata alla Polonia dopo un soggiorno di studio a Varsavia ma guarda con interesse all'intera area del Visegrád. Per East Journal scrive di argomenti polacchi.

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