Perché la Russia è un pericolo per l’Europa (e nessuno lo dice)

Benché le cancellerie di mezza Europa e gran parte dell’opinione pubblica la accolgano a braccia aperte, la Russia è un pericolo per il vecchio continente. Le alleanze energetiche  e politiche strette con il Cremlino da molti paesi europei hanno un duplice effetto negativo: da un lato isolano quelle nazioni europee (in genere della pars orientalis) che, per travagliate vicende storiche, guardano a Mosca con diffidenza e ostilità; dall’altro rendono il continente dipendente dall’energia russa con tutti i contraccolpi diplomatici che questa dipendenza crea. Ma andiamo con ordine.

Tra libertà e dispotismo

C’è anzitutto una differenza culturale tra il mondo orientale e quello occidentale. Diceva Federico Chabod, storico formatosi nel milieu culturale torinese, che quella tra Europa e Asia è la storia di una divisione: il senso di un’Europa opposta all’Asia per costumi e, soprattutto, per organizzazione politica; un’Europa che rappresenta lo spirito di «libertà» contro il «dispotismo» asiatico. Una libertà che trova fondamento nel peculiare sistema giuridico europeo che (e qui cita Erodoto) si fonda sul vivere secondo le leggi (questo il concetto di “libertas” caro ai latini) e non soggetti all’arbitrio di un despota. Questa divisione vale ancora. La frontiera tra Europa e Asia è mobile, ma corre grossomodo lungo la grande pianura russa, dove l’Europa sfuma nell’Asia. La Russia, lo sappiamo tutti, ha una profonda anima europea, Puskin e Dostoevskij sono lì a dimostrarlo ma l’attuale regime politico russo (e giocoforza quello dei suoi stati satelliti) è innegabilmente orientato al despotismo.

Il governo russo è una monarchia assoluta temperata dall’assassinio. (Astolphe de Custine)

L’imperialismo russo, un male per l’Europa

La Russia, che nell’alto Medioevo nasce nell’area kieviana ad opera di una élite scandinava, esce dalle invasioni dei popoli delle steppe profondamente mutata nel suo assetto etnico. Per vocazione e necessità si lancia verso l’Europa.

In Russia esiste una emigrazione degli intellettuali: si passa il confine per leggere e scrivere buoni libri. Ma così si fa in modo che la patria, abbandonata dallo spirito, diventi sempre più la bocca spalancata dell’Asia, che vorrebbe inghiottire la piccola Europa (Friedrich Nietzsche)

Nel corso del XVII° secolo diventa un grande impero euro-asiatico. Nel 1714 la Russia conquista la Finlandia e si lancia sul Baltico. Nel 1772 si prende la Polonia, si annette la Bielorussia e l’Ucraina. Nel 1877 entra nei Balcani orientali a favore della rivolta bulgara e contro l’Impero Ottomano. Poi due guerre mondiali e una rivoluzione che non ha cambiato la vocazione geopolitica russa: ancora nel 1989 la “Russia” arrivava fino a Berlino, Bucarest e Praga. Dove la Russia è arrivata, zarista o sovietica che fosse, ha soppresso scuole, proibito lingue, usi e costumi; ha perseguitato fino alla morte gli oppositori politici; ha depredato l’economia locale. A differenza della Roma antica, che non praticava politiche assimilazioniste, la “Terza Roma” è sempre stata votata alla russificazione lasciando ferite indelebili nelle popolazioni soggette. Se l’opposizione tra Europa e Asia è quella tra libertà e despotismo, possiamo allora dire che la Russia ha esportato il despotismo fin nel cuore del vecchio continente. Non a caso il 1989 è considerato una liberazione.

Servi di due padroni

Da allora molte nazioni europee sono rinate, dal Baltico al Caucaso, ma passato il breve periodo di disordine (seguito all’89 e dovuto anche a un tentativo occidentale di asservirla) la Russia è tornata protagonista della scena internazionale, forte anche del suo seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Cremlino ha cominciato a svolgere una fondamentale azione di bilanciamento alla politica americana, favorita in questo da un quadro internazionale che ha visto una (lieve) regressione della superpotenza americana e il sorgere di nuove potenze regionali, Cina, India, Brasile e, appunto, Russia. Ma, accettate la provocazione, su quale “regione” intende dominare la Russia? Sul Caspio? sull’Asia Centrale? sull’Europa?

Si obietterà che il dominio russo in Europa è impossibile a causa della presenza massiccia di basi militari americane e atlantiche sul territorio europeo. Vero. Ma il dominio non è solo quello militare. Oggi più che mai è in atto una corsa alle risorse energetiche. Allontanato lo spauracchio della guerra atomica, “sicurezza” oggi vuole anzitutto dire “sicurezza energetica”: senza petrolio e senza metano le industrie si fermano, l’esercito resta chiuso in caserma e la gente muore di freddo. La Russia possiede enormi giacimenti di idrocarburi ed è leader mondiale nell’estrazione ed esportazione di metano. Gazprom è la società pubblica che gestisce questo tesoro. Molti paesi europei, Italia, Germania, Francia in testa, hanno stretto importanti rapporti energetici con la Russia ma, per così dire, non da soci paritari. Il rischio è quello di essere servi di due padroni: da un lato la servitù militare degli americani e della loro alleanza iniqua; dall’altra la servitù energetica verso la Russia.

Le pipelines, ovvero aggirare ed eliminare gli ostacoli

La Russia è un paese con un passato imprevedibile. (Yuri Afanasiev)

Le pipelines (gasdotti ed oleodotti) partono dalla Siberia, dal Caspio, e attraversano “zone calde” per poi arrivare in Europa. Quali sono queste zone calde? Il Caucaso, anzitutto, non a caso oggetto dell’aggressiva politica estera del Cremlino. L’Ucraina, in secondo luogo, che con la sua “rivoluzione arancione” ha rischiato di passare all’occidente. La Bielorussia, dell’autocrate Lukashenko, amico (ma non troppo) del Cremlino. Il Baltico, dove giovani democrazie sentono sul collo l’alito dell’antico oppressore. Quello ucraino è un nodo fondamentale: citando Zbigniew Brzezinski “senza l’Ucraina la Russia non può essere un impero”. L’ingerenza russa nella politica interna ucraina è rimarchevole, forte anche di una minoranza russa e russofona tradizionalmente legata a Mosca. Di candidati filo-russi si parla ogni qualvolta ci sia un’elezione anche in Georgia. Mentre i paesi baltici si sono visti aggirare dal cosidetto “North Stream”, un gasdotto sottomarino che collega la Russia alla Germania bypassando (e isolando dal punto di vista energetico) i baltici, dove la minoranza russofona e russofila, foraggiata dalle Ong targate Putin, è sempre più forte. Proprio quella Germania il cui cancelliere, Gherard Schroeder, alla fine del suo mandato è andato a fare il dirigente per Gazprom. Il North Stream bypassa anche la Polonia, paese antirusso per eccellenza, tante ne ha viste e subite, con la quale Mosca fatica a mantenere rapporti costruttivi. La Polonia stessa non fa granché in tal senso: lo scudo missilistico Nato, ufficialmente rivolto verso Teheran, ha trovato casa sul confine russo-polacco. La risposta sono stati i missili Iskander nell’enclave russa di Kaliningrad.

Nabucco, un fallimento europeo

Una situazione tesa, insomma. Nei Balcani, invece, Bulgaria e Serbia non vedono male la presenza di Mosca e aprono le loro frontiere alle aziende russe, siglando accordi energetici e infrastrutturali. L’Italia, dal canto suo, è partner di Gazprom per il gasdotto South Stream, diretto concorrente del progetto Nabucco. Anche Romano Prodi, al termine del suo mandato da presidente del Consiglio, aveva ricevuto da Gazprom offerta simile a quella fatta al tedesco Schroeder. Il Nabucco era stato pensato dai principali paesi europei per garantire autonomia energetica al vecchio continente: pagato coi soldi comunitari (non americani!), doveva mettere in sicurezza (almeno dal punto di vista energetico) il progetto di unità europea. Ma i soldi sono finiti in fretta, Italia e Francia hanno preso a investire sul South Stream russo, Eni, Edf e Gazprom sono diventate partner. In cambio Eni ed Edf potranno partecipare a progetti in Asia centrale, come il famoso Tapi, gasdotto transafghano che (casualmente) passa dalla provincia di Herat, quella controllata dall’esercito italiano.

Il lettone di Putin, giornalisti prezzolati

Probabilmente molti non ritengono che l’alleanza con la Russia sia necessariamente un male, per l’Europa e per l’Italia in particolare. La loro convinzione, almeno in parte, sarà stata sicuramente influenzata dai media. E qui bisogna parlare fuori dai denti, a costo di beccarsi qualche insulto: la Russia finanzia propri organi di stampa all’estero. E’ il caso di Russia Oggi, che fa parte del progetto Russia Beyond the Headlines, finanziato dalla Rossiyskaya Gazeta, uno dei principali quotidiani russi. La Rossiyskaya Gazeta (www.rg.ru) è la gazzetta ufficiale del governo russo, sede della pubblicazione ufficiale di leggi, decreti e dichiarazioni ufficiali delle istituzioni statali. Tra i suoi partner c’è La Voce della Russia, sito in lingua italiana dell’omonima radio, organo di “propaganda” del Cremlino. Russia Oggi ha molti partner europei: Le Figaro in Francia, Le Soir in Belgio, El Pais in Spagna, il Daily Telegraph in Gran Bretagna, persino il NY Times e il Washington Post negli Stati uniti. E in Italia? La Repubblica, giornale del gruppo editoriale L’Espresso, che pubblica anche la rivista di geopolitica Limes. Dando un’occhiata al comitato scientifico della suddetta rivista (che appartiene allo stesso gruppo editoriale de La Repubblica) si possono trovare nomi di personaggi che siedono nei board di Eni o in controllate di Gazprom (e i rapporti tra le due non sono un segreto per nessuno).

Ora, affermare l’esistenza di una spectre dell’informazione mondiale filo-russa è probabilmente un eccesso ma avere rapporti economici con un organo di stampa che fa direttamente capo allo Stato russo, non rischia di influenzare l’obiettività delle notizie riportate? Nel caso di Limes, ad esempio, pare innegabile una tendenza filo-russa. Basta scorrere i nomi del comitato scientifico della rivista per trovare uomini che siedono nei consigli di amministrazione di Gazprom, Eni o loro controllate. Ecco che il “lettone di Putin” è molto più di un imbarazzante ricordo del berlusconismo, quanto piuttosto una rete di relazioni che rischia di adombrare le criticità di una simile liason. La domanda è: conviene?

Conclusioni

Secondo chi scrive, non conviene. Per una serie di motivi. 1) L’alleanza energetica con la Russia è, giocoforza, anche un’alleanza politica: questo rischia di influenzare la politica estera del Paese europeo ad esempio in materia di diritti umani (vedi il caso ceceno o la guerra russo-georgiana). I paesi europei, se ancora sono portatori di quei valori di libertà che dicevano Chabod ed Erodoto, non dovrebbero quantomeno rifiutare (o sottoporre a clausole) le relazioni con un Paese despotico? 2) La Russia ha sempre avuto, nella sua Storia, una spinta dominatrice verso l’Europa. Siamo sicuri che quest’alleanza non si trasformi in un cappio? 3) Quei paesi europei che, per ragioni storiche, non intendono avviare relazioni con la Russia rischiano di trovarsi isolati, sia dal punto di vista diplomatico che energetico. Non è questo è un ulteriore colpo all’unità e solidarietà europea? 4) Gas russo e basi militari atlantiche, la “sicurezza” europea (energetica e militare) rischia di realizzare una doppia servitù.

Qualcuno forse riterrà quanto scritto figlio di un pregiudizio antirusso. La Russia non è il colosso dai piedi di creta che diceva Diderot: nell’affermare la marginalità della Russia c’è il pregiudizio. Chi scrive ritiene che le relazioni tra Russia ed Europa siano inevitabili e fondamentali per la crescita del vecchio continente: non si può mettere la Russia all’angolo come invece si cercò di fare nei primi anni Novanta. Ma la natura di quelle relazioni dovrà essere paritaria se non vorremo soccombere al suo spirito matrigno:

La Russia cos’è? Forse per capirlo dovrebbe accettare la sua natura femminile. Si dice Santa Madre Russia, eppure per gran parte della sua storia ha aspirato a diventare uomo. Vuole cambiare sesso. Porta la gonna, ma vuole i pantaloni. (Viktor Vladimirovič Erofeev)

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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14 commenti

  1. mi sembra si metta troppo in cattiva luce la russia… ricordiamoci che, per fare un esempio, la guerra nella ex jugoslavija, nel kosovo… non l’ha portata la russia. se l’influenza russa è così cattiva, allora l’influenza americana?

  2. Credo che questo prezioso articolo non voglia mettere nè in cattiva nè in buona luce l’influenza russa a dispetto dell’americana,anzi vuole aprire gli occhi verso il potere,che spesso mascherato col nome di democrazia,usa mezzi poco democratici per arrivare al suo fine. E’ solo con la verità che si cambia la storia,e finchè ci rimane la libertà di parola è giusto dirla,affinchè l’intelligenza svolga il suo compito di agire sull’uomo,che fa esso stesso la storia; ma si sà il potere ci vuole ignoranti . Grazie per il suo lavoro!

  3. molto interessante…completo…il problema è la reciproca necessità..e il reciproco interesse…come sempre…

  4. Dai commenti ricevuti qui e su Facebook è emerso uno strano atteggiamento: in molti hanno sottolineato che se la Russia è tanto male, beh, gli americani sono peggio. Quantificare con il bilancino chi è più o meno “cattivo” mi sembra esercizio sterile. L’articolo era sulla Russia, non sulla politica americana. Non ho negato il ruolo di bilanciamento geopolitico esercitato da Mosca pur evidenziando quelle che secondo me sono le criticità della politica estera russa. Personalmente credo che l’Europa abbia sufficienti risorse intellettuali per affrancarsi dal doppio giogo, russo e americano, e credo che debba trovare la forza per uscire dalle secche della grave crisi (economica e morale) in cui si trova. Negare l’esistenza di un “pericolo” russo, o giustificarlo in nome dell’anti-americanismo, mi pare fuorviante. Preferire il giogo russo a quello atlantico, mi pare preferire la padella alla brace.
    Azzardo una valutazione: non è che molti vedono nella Russia un’alternativa all’imperialismo americano? Se così fosse, che dire dell’imperialismo russo?

    m.z.

  5. Risposta alle conclusioni:
    1) Dei diritti umani ai paesi europei non interessa proprio nulla!!! (ma poi,quali diritti umani non rispetta la Russia???)
    2)Anche la Germania ha avuto una spinta dominatrice verso l’Europa, per non parlare degli Usa…cosa dovremmo fare, tagliare tutti i ponti e isolarci?
    3) Dei paesi europei che, per ragioni storiche, non hanno voluto avviare relazioni con gli Usa e si sono trovati isolati a nessuno gliene è importato qualcosa.

    • Ciao Nikola

      rispondo per punti, così per fare due chiacchiere
      1) vedi: la prima guerra in Cecenia; i desaparecidos ingusci; i giornalisti uccisi…
      2) non parlo di tagliare ponti, non propongo soluzioni in ogni caso. Non è il mio lavoro. Ho avanzato dubbi con un articolo apertamente polemico.
      3) in tribunale direbbero: “non è pertinente”: di Russia si parla, non di Usa. Il mio parare, se interessa, nei confronti degli usa è lo stesso che ho nei confronti della Russia, con pochi distinguo.

      poi sia chiaro, ognuno ha la sua opinione. Su questo sito abbiamo pubblicato articoli in cui si sosteneva il contrario di quanto da me scritto. E’ il bello della democrazia: il confronto. E il disaccordo. 🙂
      m.z.

    • Ciao Nikola,

      qualche info riguardo al punto 1: per avere un’idea della situazione dei diritti umani in Russia, puoi dare un’occhiata alla fiches-paese della Corte europea dei diritti umani:
      http://www.echr.coe.int/NR/rdonlyres/7CF42EB0-0481-4ACD-9B49-1B92D396D126/0/PCP_RUSSIA_EN.pdf?

      “At the end of 2010, the Court had delivered 1079 judgments in respect of Russia, of which more than 1019 found at least one violation of the European Convention on Human Rights, primarily of Article 6 (right to a fair trial), Article 1 of Protocol No. 1 (protection of property) and Article 5 (right to liberty and security), and 39 found none.”

      La Russia è uno dei principali “clienti” della Corte, e a differenza di altri ha un forte problema di volontà politica di esecuzione delle sentenze di Strasburgo

      Qua trovi le fiche per ciascun paese del Consiglio d’Europa:
      http://www.echr.coe.int/ECHR/EN/Header/Press/Information+sheets/Country+profiles/

  6. Questo articolo mi sembra incredibilmente filo-americano. Dovremmo preoccuparci dell’influenza che potrebbe esercitare la Russia sulla nostra politica mentre non ci preoccupiamo del fatto che l’Italia è attualmente controllata dagli Stati Uniti con diverse basi militari Usa sul nostro territorio………? Siamo ancora di più all’assurdo quando si parla di un presunto occhio di riguardo per la Russia da parte dei nostri media, che invece sono sempre smaccatamente filo-atlantici (in tutte la crisi internazionali i nostri media difendono a spada stratta le ragioni degli Stati Uniti e demonizzano la Russia e tutti i paesi alleati della Russia o anche della Cina).
    Ogni partnership economica porta con sè delle conseguenze positive e negative. Ma mi sembra impossibile negare che per l’Italia le relazioni economiche con la Russia presentino delle importanti opportunità ed è abbastanza naturale che il nostro paese porti aventi queste relazioni.
    Mi sembra che chi ha scritto questo articolo dimostri di non essere nè obiettivo nè sereno nel trattare queste tematiche.

  7. Sono d’accordo con Nikola, dei diritti umani purtroppo non frega niente a nessun politico o capo di Stato………………
    Ha ragione anche nel dire che sono i paesi auropei filo-russi (e non quelli ostili alla Russia, come dice l’articolo, che solitamente subiscono un isolamento internazionale.
    Ad esempio l’Italia con Berlusconi (che di certo non voglio difendere, essendo io della parte politica opposta) aveva una politica estera spiccatamente filo-russa. Ai vertici internazionali ultimamente nessuno si azzardava a parlare con lui, tranne Putin.Si è trovato in una situazione di isolamento totale. Non vi è dubbio che Obama fosse fortemente irritato per la politica filo-russa di Berlusconi e che questo abbia influito sulla caduta del suo governo. Adesso ci ritroviamo Monti, votato da nessuno e voluto dai mercati finanziari internazionali. E pensiamo pure di essere in democrazia, di esportare la democrazia con le armi e di poter dare lezioni agli altri sui diritti umani.

  8. Magari la Russia ci invadesse….l’asse pedogay usa/euro merita la distruzione totale

  9. La corte dei diritti umani europea tra un pò derubricherà il reato di pedofilia….fate vobis…che si fotta l’Europa

  10. Ottimo articolo! Senza peli sulla lingua e alla faccia dei comunisti che sognano il ritorno della schifosa urss…. W UE !!! W la libertà!!! ( Anton, Nikola possono tornare tranquillamente nella loro “splendida” madre russia invece di stare in Europa decadente e a loro tanto nemica). Grazie EJ

  11. Italo Galiziano

    Articolo veramente lungimirante se si considera che e’ datato 2012. I fatti recenti di Ucraina danno spessore a tutte le considerazioni dell’autore. Complimenti.

  12. Nel corso del XVII° secolo diventa un grande impero euro-asiatico. Nel 1714 la Russia conquista la Finlandia e si lancia sul Baltico. Nel 1772 si prende la Polonia, si annette la Bielorussia e l’Ucraina. Nel 1877 entra nei Balcani orientali a favore della rivolta bulgara e contro l’Impero Ottomano. Poi due guerre mondiali e una rivoluzione che non ha cambiato la vocazione geopolitica russa: ancora nel 1989 la “Russia” arrivava fino a Berlino, Bucarest e Praga. Dove la Russia è arrivata, zarista o sovietica che fosse, ha soppresso scuole, proibito lingue, usi e costumi; ha perseguitato fino alla morte gli oppositori politici; ha depredato l’economia locale.

    Nel 1772 si prende la Polonia? A me pare che ci sia stata una spartizione, e non la ha fatta da sola. Idem l’intervento nei Balcani, non era da sola. Mi sembra che qui si stia cercando di mostrare una specificità russa dove essa non esiste: la Russia era una delle tante potenze espansionistiche dell’epoca.

    Inoltre dire che la Russia arrivava fino a Berlino, Bucarest e Praga è un’assurdità, a meno che non si voglia dire che gli Stati Uniti arrivavano fino a Parigi, Roma, Francoforte.
    I Paesi dell’Est erano, come quelli dell’Europa Occidentale a sovranità limitata: erano autonomi purché non modificassero il sistema economico e politico generale. Ricordo che gli USA avevano in programma di instaurare una dittatura militare in Italia qualora i comunisti avessero preso il potere, in questo senso l’unica differenza con la politica dell’Urss era che non hanno mai dovuto mettere in atto questi piani.

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