La tenacia degli ungheresi di Transilvania

 

Introduzione di Claudia Leporatti

Ungheria e Romania sono due nazioni confinanti ed in un certo senso intersecate, per ragioni storiche. Dopo la Prima Guerra Mondiale, infatti, il Trattato di Trianon del 1920 ha assegnato alla Romania alcuni territori dell’Ungheria, tra cui la Transilvania. Il passaggio, oltre a sconvolgere la popolazione, segna l’inizio di una diffusa “pulizia etnica”, fatta di discriminazioni piccole e grandi. A dispetto della sua appartenenza naturale al territorio e nonostante l’esistenza di un programma europeo che incentiva la cooperazione transfrontaliera ungaro-romena, la minoranza ungherese in Romania ha vissuto anni molto difficili e ancora oggi subisce spesso un trattamento da ospite indesiderato, in quella che un tempo era casa sua al cento per cento. Il 2 aprile 2011 la minoranza ungherese in Romania  ha celebrato un momento di grande importanza simbolica. Il governo rumeno e le istituzioni ungheresi hanno infatti inaugurato, dopo un restauro supportato dai due paesi, il gruppo di statue dedicato al sovrano ungherese del Rinascimento, Re Mattia il Corvino (1458-1490), nella piazza della Chiesa di San Michele della città rumena di Kolozsvár.

Il monumento del re magiaro Mattia il Corvino dopo il restauro
Il monumento del re magiaro Mattia il Corvino dopo il restauro

La cittadina, un tempo capitale della Transilvania, si trova oggi nel nord-ovest della Romania ed ospita la più grande università rumena, la Babes-Bolyai. In passato, i rumeni si erano piu volte espressi in favore di una rimozione del monumento. In questa giornata di grande importanza simbolica, ci avvaliamo dell’aiuto e della competenza di Aron Coceancig per ripercorrere gli ultimi vent’anni delle vicissitudini degli ungheresi in Transilvania, scoprendo una storia di violenze ed intolleranza che non deve passare inosservata agli occhi dell’Unione europea. L’Ue deve mettere in campo le forze necessarie ed includere la questione nella sua agenda, trattandosi di un’occasione per mettere alla prova la sua capacità di raggiungere e far rispettare uno dei suoi obiettivi principali: l’integrazione. Un grazie quindi ad Aron Coceancig, giovane ricercatore italiano di origine ungherese, oggi in Romania per motivi di studio, proprio a Kolozsvár.

Dal “marzo nero” a oggi, la minoranza ungherese in Transilvania – di Aron Coceancig

Nel marzo 1990 Târgu Mureş (Marosvásárhely in ungherese), città della Transilvania orientale, fu sconvolta da una serie di scontri interetnici fra ungheresi e romeni. Quelle giornate vengono ora ricordate con l’appellativo di “fekete március” (marzo nero) e rappresentano ancora oggi le più gravi violenze etniche registrate in Transilvania dalla seconda guerra mondiale.

Târgu Mureş è la più grande città della Terra dei Secleri, ampio territorio a netta maggioranza ungherese nel centro della Romania. La città vantava almeno fino agli anni settanta una netta supremazia della componente magiara, ma questa superiorità fu messa in discussione dalla politica di urbanizzazione selettiva intrapresa dal governo socialista. Così migliaia di romeni immigrarono da altre regioni del paese e verso la fine degli anni ’80 la città assunse una nuova fisionomia sia urbanistica con i nuovi quartieri in stile socialista, sia sociale con il superamento numerico dei romeni sugli ungheresi. Gli ungheresi non divennero solo minoranza nella propria città, ma furono anche progressivamente marginalizzati dal sistema politico, sociale e culturale.

La questione della lingua
Anche dal punto di vista linguistico vennero imposte numerose restrizioni: le scuole in lingua magiara vennero assorbite all’interno di quelle romene, i cartelli bilingue sparirono e una legge vietò addirittura l’utilizzo dei nomi ungheresi delle città.

Festeggiamenti per inaugurazione del monumento restaurato
Festeggiamenti per inaugurazione del monumento restaurato

Il post-Unione Sovietica
Il 1989 sancisce la fine del regime e l’avvio di un sistema democratico che per gli ungheresi significa soprattutto la speranza del riconoscimento dei loro diritti. In particolar modo gli ungheresi rivendicano: un sistema scolastico in lingua ungherese, il bilinguismo e l’autonomia territoriale. Agli occhi dei romeni la nuova vitalità dell’associazionismo magiaro viene considerata alla stregua di una provocazione se non un rischio per l’unità nazionale. La maggior parte di loro inoltre, essendosi trasferito recentemente in città, non era abituato a vivere in una situazione di bilinguismo e non aveva alcuna voglia di riconoscere e riconcedere spazio alla comunità ungherese. Così in un periodo particolarmente caotico per il nuovo stato romeno (il potere centrale era ancora debole e provvisorio) alcuni gruppi nazionalisti e xenofobi romeni sono riusciti a conseguire particolare seguito popolare. Interessante notare come all’interno di questi gruppi un ruolo importante fosse giocato da ex esponenti della Securitate (la polizia politica di Ceausescu).

Gli scontri
Si arriva così agli scontri del 19 e 20 marzo, che vedono le due comunità fronteggiarsi in piazza. Gli scontri iniziano davanti a una farmacia, accusata di aver infisso insegne bilingui. Successivamente un gruppo di romeni stringe d’assedio la sede del partito ungherese, l’RMDSZ (Alleanza Democratica degli Ungheresi di Romania), dove vengono brutalmente malmenati i politici ungheresi, fra cui anche il drammaturgo Sütő András. Il giorno seguente è la volta degli ungheresi che reagiscono all’attacco e occupano la piazza centrale della città. L’ordine viene ristabilito dall’esercito il 21 marzo. In due giorni si contano almeno 5 morti e centinaia di feriti. Le giornate di marzo fanno svanire le residue speranze che gli ungheresi nutrivano nel cambiamento politico, ed evidenziano come la strada verso la democrazia e la tutela delle minoranze in Romania sia in realtà ancora molto complicata.

Incontro del consiglio dei rappresentanti del RMDSZ del 2 aprile 2011
incontro del consiglio dei rappresentanti del rmdsz il 2 aprile

Tant’è che i veri vincitori sono gli apparati di sicurezza che dopo essere stati sciolti per un breve periodo vengono riorganizzati il 26 marzo con un nuovo nome, S.R.I. (Serviciul Român de Informaţii), ma con la vecchia struttura. Nei mesi seguenti è chiara le presa di posizione dello stato romeno, ungheresi e rom (che si erano schierati a fianco dei magiari durante gli scontri) vengono perseguitati dalla magistratura, mentre nessun romeno viene indagato, anzi numerosi vengono considerati alla stregua di eroi nazionali.

L’esodo
Molti ungheresi allora decidono di abbandonare il paese per sfuggire alla polizia o per abbandonare una città in cui la tensione interetnica è diventata quotidiana. Negli anni successivi la vita politica romena vede il rafforzarsi di movimenti estremisti ed anti-ungheresi, come il Partito Romania Mare (Grande Romania) e il Partito Romeno di Unità Nazionale, che esercitano un ruolo importante nel paese, amministrando grandi città (Cluj – Kolozsvár) e facendo parte della coalizione di governo. Agli ungheresi non resta che compattarsi attorno al proprio partito e fare appello all’UE affinché vengano rispettati i propri diritti. Il primo reale cambiamento si registra con le elezioni del 1996 quando dalle urne esce vincitrice una nuova coalizione comprendente anche l’RMDSZ.

Il cambiamento
Il nuovo governo sceglie con forza la strada dell’integrazione europea che lo porta a confrontarsi con il problema delle minoranze. Viene così votata nel 1997 la legge che garantisce il bilinguismo nelle municipalità dove la minoranza supera il 20% della popolazione e mentre nel sistema scolastico viene rafforzata la presenza di scuole in lingua minoritaria. Da allora l’RMDSZ è stato praticamente sempre partecipe delle varie coalizioni di governo che si sono susseguite, sia di centro-sinistra che di centro-destra, caratterizzandosi come partito fortemente europeista.

Gli obiettivi della minoranza ungherese
Nonostante i passi avanti ottenuti però le due principali rivendicazioni rimangono ancora lettera morta: l’università ungherese e l’autonomia territoriale. La lunga permanenza nel governo di Bucarest ha anche però un rovescio della medaglia: le critiche di opportunismo, corruzione e moderatismo contro l’apparato dirigente del partito sono aumentate, creando profonde divisioni e scissioni. Questa differenziazione politica sembra destinata a rafforzarsi con l’introduzione del diritto di voto per gli ungheresi residenti all’estero voluta dal governo ungherese. La legge rischia infatti di dividere la comunità ungherese di Romania secondo linee partitiche propriamente ungheresi. Così mentre il partito oggi al governo dell’Ungheria, il conservatore Fidesz, non nega l’intenzione di assecondare la nascita di un nuovo partito ungherese in Romania sotto la guida di László Tőkés, il Magyar Polgári Párt (Partito Civico Ungherese), un altro partito nato nel 2008 come alternativa all’RMDSZ, ha allacciato collaborazioni con lo Jobbik (partito di estrema destra facente parte dell’opposizione nel Parlamento di Budapest). La frammentazione del voto può essere rischiosa per la rappresentanza della comunità ungherese, anche se qualcuno non ha rinunciato a parlare di una positiva “fine del regime monopartitico dell’RMDSZ”. Lo scorso anno in Slovacchia si è assistito a qualcosa del genere: l’interferenza del primo ministro ungherese nelle questioni slovacche, la divisione in due partiti della comunità magiara ed infine la fuoriuscita dal parlamento del partito storico ungherese, l’MKP (Magyar Koalició Párt).

Un presente difficile, ma (quasi) tranquillo
La comunità ungherese si trova quindi ad affrontare problemi nuovi ma, come ha sottolineato Markó Béla (esponente dell’RMDSZ e vice-primo ministro), nelle celebrazioni per l’anniversario del “fekete március”, non deve dimenticare le sofferenze subite nel passato perché i diritti conquistati in questi venti anni non sono eterni, ma devono essere difesi continuamente. Markó si è poi soffermato sullo scontro verificatosi in parlamento appena una settimana prima, scontro cha ha assunto toni nazionalistici accesi come negli anni ’90. Il 16 marzo 2011 al parlamento di Bucarest doveva essere discusso il pacchetto di leggi sul lavoro, ma il dibattito si è concentrato sulle dichiarazioni di Orbán Viktor del giorno prima.

Secondo il deputato liberale Puiu Hasotti le parole del primo ministro ungherese sono state “irredentiste e anti-romene” e per questo meritavano una forte reazione da parte del governo di Bucarest. Il clima al parlamento è diventato concitato tanto che la presidentessa ha dovuto sospendere la seduta. La discussione in parlamento non è stato l’unico episodio spiacevole verificatosi negli ultimi giorni, il 15 marzo infatti a Miercurea Ciuc (Csikszereda) un fondatore della Guardia Seclera (organizzazione di estrema destra legata allo Jobbik ungherese) ha insultato e impiccato in piazza un manichino rappresentante Avram Iancu, eroe nazionale romeno. La giustizia ha avviato le procedure nei suoi confronti ma nel frattempo non è mancata la risposta di organizzazioni di estrema destra, come Noua Dreaptă (Nuova Destra), che ha organizzato un corteo a Cluj. A dispetto di questi ultimi avvenimenti il rapporto fra maggioranza romena e minoranza ungherese in Transilvania è sostanzialmente buono, solamente alcune frange minoritarie influenzate dal nazionalismo continuano ad alimentare il conflitto. L’equilibrio difficilmente raggiunto ha portato tranquillità e prosperità alla regione (che prima della crisi del 2008 era il vero motore economico della Romania) ed ora nel segno dell’integrazione europea bisogna proseguire su questa strada.

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Aron Coceancig ha conseguito la laurea magistrale in “Analisi dei conflitti, della politica e delle ideologie nella storia contemporanea” presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Dopo gli studi ha maturato diverse esperienze lavorative in Ungheria, prima al liceo Csokonai di Debrecen e poi presso l’Ambasciata della Repubblica Italiana di Budapest, svolgendo un ruolo di monitoraggio della situazione politica ungherese e dei paesi limitrofi. Oggi è impegnato in un Dottorato di Ricerca in Scienze umanistiche, sempre a Modena, con un progetto incentrato sulle problematiche legate alle minoranze nell’Europa centro-orientale.

Foto: Aron Coceancig

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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23 commenti

  1. il daco-romano di Transilvania

    Sono un romeno di Transilvania,stimo molto la grande nazione ungherese;o.k. questo articolo-ma che razza di cognome ungherese e Coceancig?Turco o ucraino?

    • non saprei, bisognerebbe chiedere all’autore ma, a parte che “razza” non è una bella parola, anche se usata qui in modo innocente, mi chiedo: è rilevante? 🙂

  2. giovannini giuliano

    Leggo con interesse l articolo di Cocencig anche se dovrebbe essere maggiormente obiettivo e non far prevalere un suo orientamento filo ungherese in tutte la presentazione dei fatti di targu mures che io conosco
    bene perche vissuti direttamente. Lei sa che il reverendo tokes e un irredentista estremista isolato dalla sua stessa comunita ungherese? Basterebbe conoscere l attivita poilitica del reverendo a partire dal cosiddetto suo ruolo nei fatti di timisoara e da quello che dice e fa in questi giorni .
    Per non parlare dell atteggiamento sciovinista e pericoloso del capo del governo Orban che continua ad agitare e fomentare l odio cono il popolo
    romeno.
    L universita per es? Nessuno ha detto che non si puo fare, certo non con i soldi pubblici perche non ci sono. Lei sa che a cluj napoca ( perche cosi si chiama da epoca romana) gli ungheresi possono studiare nella loro lingua?
    Voglio anche dire alla signora leporatti che dovrebbe conoscere maggiormente la transilvania ma non da budapest , perche il suo giudizio di parte non e positivo nella ricerca di armonia tra romeni ed ungheresi che gia c e. Complimenti comunque per il sito che dirige che e ben fatto per conoscere l ungheria.
    Cordialmente giuliano Giovannini

    • Grazie Dr. Giovannini, rifletto sulle sue parole. Probabilmente ha ragione. Mi sono lasciata del tutto convincere che le informazioni lette sui giornali sulla mancanza di integrazione, e quelle datemi da alcuni abitanti della zona che conosco tramite una collega, fossero indubitabili. Non vivo in Transilvania e anche se ci vivessi, non potrei capire i sentimenti degli abitanti della zona, non facendo parte ne` della minoranza ungherese, ne` del popolo rumeno.
      Mi incuriosisce pero` la sua critica, molto articolata e “sentita”. Mi piacerebbe sapere cosa la lega a questa questione e quali sono le sue esperienze relativamente a questo tema.
      Grazie per l`apprezzamento di economia.hu, lieta che possa esserLe utile.
      Un cordiale saluto,
      Claudia Leporatti

      • giovannini giuliano

        Si faccia dare la mia mail dalla redazione e le diro i motivi che mi legano a questa terra.

    • Gent. sig Giovannini

      la ringraziamo per i suoi commenti. Quello della minoranza ungherese in Romania è argomento delicato che facilmente si presta a strumentalizzazioni, non è però il caso di East Journal che non nutre preferenze per questa o quella popolazione. Manca ancora, ed ha ragione, un racconto da parte rumena. E’ la Romania un Paese che abbiamo a cuore e, parlando di minoranze, abbiamo parlato degli arumeni come degli csangò, ovvero di minoranze romene come magiare. Il sito è aperto da appena un anno e ci va tempo per fare ricerche e produrre articoli sensati che vadano al di là della semplice informazione quotidiana. Uscirà a breve un piccolo e-book sulla minoranza ungherese in Transilvania, che spero vorrà leggere per darci la sua opinione. Le assicuro però che nè la sig.na Leporatti nè Cocencig avevano intenzione di fare sciovinismo come invece, ed ha ragione, troppo spesso avviene in Ungheria (se ha letto gli articoli a riguardo, anche della sig.na Leporatti, vedrà che non siamo teneri con Orban). Poi certo, chi scrive ci mette la propria sensibilità anche perché noi di Ej non crediamo nell’obiettività, che ci sembra impossibile o (più spesso) una maschera che cela interessi personali. Preferiamo che emerga, senza eccessi, l’opinione di chi scrive così che il lettore non venga preso in giro da finte obiettività e possa, come nel suo caso, controbattere e dissentire. Questo è il dialogo che vogliamo con i nostri lettori. Ancora ringraziandola

      Matteo Zola

  3. giovannini giuliano

    Scordavo di dire alla signora Leporatti che cluj napoca e una citta con aeroporto internazionale, con la migliore universita romena e tra le prime tre citta della romania come abitanti e come prestigio politico e culturale. Per non dire del suo ruolo nella lotta contro la dittaura che e stato fondamentale, tanto che si conosce che nemmeno il tiranno amava venire in visita a cluj napoca. merci.

  4. Aron Coceancig

    Per prima cosa ringrazio per i commenti, vuol dire che l’articolo è stato letto con attenzione e sono dell’idea che gli articoli abbiano lo scopo di avviare discussioni e non di fornire verità oggettive.
    Il mio cognome, Coceancig, è sloveno più precisamente beneciano italianizzato nel novecento da quando le nostre terre sono diventate parte d’Italia.
    Ora cerco di rispondere sinteticamente alle osservazioni di Giuliano.
    Sui fatti di Targu Mures, mi viene difficile capire l’accusa di essere filo-ungherese, non si può negare il fatto che in città ci siano stati degli aggressori e degli aggrediti, e questo non lo dico io o qualche ungherese sciovinista, ma lo si può capire andando a leggere tutta una serie di documenti di organizzazioni internazionali. Penso ai rapporti del Helsinki Watch (del maggio 1990) o del Human Right Watch World Report. Se non fosse ancora convinto le indico un documentario di 11 ore con filmati inediti sugli scontri di quei giorni il titolo è Martie Negru Targu Mures, della fondazione culturale Bernardy Gyorgy uscito nel 2010.
    Per quanto riguarda Laszlo Tokes, non penso che si possa definire un estremista sciovinista, sicuramente è radicale nel difendere i diritti delle minoranze, ma sciovinista?!?! In tutti i suoi interventi dal 1989 ad oggi ha sempre dichiarato di riconoscere la sovranità ed i confini della Romania e non ha mai appoggiato azioni violente contro romeni, per ultimo è stato nominato dal 2010 vicepresidente del parlamento europeo, insomma penso che un “estremista sciovinista”, come lo definisce lei, difficilmente arriverebbe a ricoprire una carica del genere. Sui fatti di Timisoara indubbiamente lui ha avuto un ruolo decisivo ma penso che questo sia un merito piuttosto che un’accusa, dato che ha contribuito a far crollare una delle più nefaste dittature europee.
    Università: io non ho preso una posizione, mi sono limitato a constatare le richieste che provengono dalle associazioni e dai partiti ungheresi. Voglio però aggiungere che gli ungheresi come cittadini romeni pagano le tasse e per tanto hanno la legittimità a richiedere una università pubblica nella loro lingua, tra l’altro questa è già esistita dal 1948 al 1959.
    Sul nome della città invece solo una precisazione, la città (o meglio l’insediamento militare Romano) si chiamava Napoca in epoca antica; poi Claudianopolis, Klausberg, e Kolozsvar nel medioevo e in età moderna, Cluj dal 1920, e nel 1974 Ceausescu ha aggiunto la denominazione Napoca per vantare un presunto, e quanto difficile a mio parere, legame fra la Cluj romena e la Napoca romana. Tanto è vero che ancora oggi la maggior parte dei Romeni la chiama semplicemente Cluj.
    Accetto invece pienamente le critiche sulla mia non obbiettività, non nascondo il fatto di avere simpatia per le minoranze in genere, anche perché la mia stessa storia famigliare nasce da due minoranze, quella slovena in Italia e quella tedesca in Ungheria. Ma vorrei sottolineare anche l’importanza del rispetto per le posizioni altrui e soprattutto il cercare di capire e di immedesimarsi nei problemi degli altri solo così forse si può avviare un dibattito costruttivo.

  5. giovannini giuliano

    Purtroppo non leggo tutti i giorni il sito e quindi quando vedo qualcosa di interessante mi appassiona e scrivo di getto senza curare molto neanche la lingua italiana. Ecco il motivo per cui sono anch io di parte nella presentazione
    delle mie idee. Dice giustamente Matte Zola che e meglio essere di parte ed io
    sono della sua stessa opinione. Le opinioni diverse si fecondano a vicenda e ne
    nasce un dibattitto interssante.
    Ho moltissimi amici ungheresi di cui conosco non proprio bene anche la lingua.
    Naturalmente ho tanti amici romeni di cui parlo perfettamente la lingua.
    Elementi dell atteggiamento sciovinista e da grande ungheria posso raccontarne migliaia perche vissuti quotidiniamente. Es. Nella piazza central di Cluj dove c e il consolato Ungherese e esposta la bandiera. Ma sa quale bandiera? Della grande Ungheria sognata di un tempo e non quella ufficiale dello stato ungherese di oggi. Il pastore Tokes e arrivato alla sua carica perche in europa non leggono quello che scrive e dice nella sua lingua che
    e qualcosa di estremamente pericoloso. Ha aperto in questi giorni gli uffici a Bruxelles della rappresentanza dei secui di romania. Robe da matti.
    Cluj e chiamata cosi ( cosa che faccio tutti i giorni quasi) perche e piu semplice da dire. Questo e l unico motivo di dire solo cluj.
    Il pastore Tokes chiede la revisione del patto di Trianon, sostiene la secessione e l indipendenza degli ungheresi di transilavania.
    Potrei continuare con decine di fatti quotidiani.
    Avete tutti il mio plauso perche parlate di una regione che ha sofferto durante il governo Horty e anche il governo Ceausescu ed stata teatro
    di terribili sofferenze sopportate dai popoli ungherese e romeno. Vi chiedo
    quando potete di parlare di una bella iniziativa quale e il museo delle vittime del comunismo di sighetul marmatiei ( ai confini con l Ucraina) e visitiate la casa natale dell ebreo ungherese premio nobel Elie Wiesel.
    Tanti auguri e felicitazioni per il vostro sito
    Giuliano Giovannini

    • Aron Coceancig

      ci sono sicuramente molte cose interessanti di cui parlare, e spero di aver tempo successivamente di affrontarle, sono stato al museo di sighetu marmatiei ed è molto ben organizzato quanto interessante, vorrei parlare della situazione dei rom o anche dei romeni di moldova, spreriamo di trovare il tempo.
      Devo però farle una precisazione importante perchè si rischia veramente di creare tensioni inutili. Io abito a Cluj-Kolozsvar, sulla facciata del consolato ungherese non c’è alcuna bandiera della grande ungheria, ma come per legge su tutte le rappresentanze diplomatiche ungheresi c’è la bandiera della Repubblica d’Ungheria. La bandiera della grande ungheria (riproposta dal partito Jobbik) ha le strisce bianco-rosse orizzontali. La bandiera al consolato ha il tricolore rosso-bianco-verde con al centro lo stemma dell’Ungheria (che è poi quello di Kossuth e della rivoluzione del 1848). Mi pare una precisazione importante.
      Per quanto riguarda l’apertura dell’ufficio della regione seclera a Bruxelles, dal mio punto di vista è una mossa legittima (non solo perchè penso che l’europa debba fondarsi sulle regioni e non sugli stati nazionali) ma anche perchè la Catalogna e l’alto adige-sud tirol hanno un ufficio indipendente. Purtroppo confrontando i diritti dei secleri con quelli di altre minoranze, catalogna, sud tirol, svedesi di finlandia, o vediamo il belgio, ci si accorge che gli ungheresi hanno un profondo deficit di diritti.

  6. giovannini giuliano

    Buona sera. Se abita a cluj napoca forse un giorno possiamo prendere un caffe
    se Le fa piacere. La saluto. Giovannini Giuliano

  7. http://www.adevarul.ro/actualitate/Femeia_care_a_invins_iadul_0_500350512.html
    sig. Coceancig sei hai un gramo di umanita dentro il tuo cuore porva a leggere questo raconto vero….magari penserai due volte prima di scrivere questi articol“fekete március”
    Li auguro una vita felice e priva di razzismo , come la mia che sono rumeno ho sposato una donna ungherese e vivo felice a Cluj-Napoca 🙂

  8. Aron Coceancig

    Caro Mihai, mi spiace ma sinceramente non posso accettare di essere identificato come razzista, per giunta senza alcuna spiegazione. La multiculturalità e il rispetto per gli altri sono sempre stati valori fondamentali per il mio essere.
    Vorrei quindi che lei mi spiegasse quali passi del mio articolo le abbiano fatto pensare che io sia “senza umanità e razzista” così da discuterne e da poter capire se ci sia stato un fraintendimento o un mio errore nell’esposizione.
    Per quanto riguarda l’articolo che lei ha postato. Io nel mio articolo parlo dei fatti del marzo del 1990, l’articolo del Adevarul parla di un fatto avvenuto nel dicembre del 1989 all’epoca della “rivoluzione”. Mi preme qui solo ricordarle che nel dicembre 1989 la popolazione si è rivoltata e sono stati brutalmente uccisi numerosi poliziotti e membri del regime in tutta la Romania. Andando a leggere i dati statistici vedrà che i polizziotti erano quasi tutti romeni, anche nelle zone dove gli ungheresi superavano il 90%. Si potrebbe aprire un interessante discussione su come la rivolta anti-ceausescu in alcune zone del paese si sia inserita all’interno di differenze nazionali. Nonostante ciò nelle terre Szekely i fatti del 1989 hanno visto un numero minore di vittime rispetto ad altre parti del paese. 7 persone sono state uccise dalla popolazione, 3 di queste erano ungheresi. (fonte: “1989 nelle terre Seclere” di Zahoran Csaba).
    Quello che io penso è che nel 1989 la popolazione si sia rivoltata contro il regime. I rappresentanti più esposti di questo erano i polizziotti che per altro in tutti gli anni ’80 si sono lasciati andare a numerosi atti di violenza contro la popolazione. Si può secondo me facilemente capire quindi perchè la popolazione, tutta romeni e ungheresi, si sia scagliata contro di loro.

  9. Caro Aron Coceancig,mia moglie ,ungherese di Budapest,ha una zia di 93/94 anni che era sposata con Otto D’Asburgo e abitava prima della guerra a kolozsvar. lui mori’ in guerra.mi puoi dire qualcosa su di lui,se c’e’
    memoria?il mio sito e’ [email protected]

  10. L’articolo di Coceancig è vergognosamente antiromeno e sembra dettato parola per parola dagli irredentisti ungheresi.

    • Anti-romeno mi pare gratuito ed eccessivo. Anche “vergognosamente” mi pare eccessivo. Coceancig offre una chiave di lettura, si può essere in disaccordo, ma… di che vergognarsi? Offende forse qualcuno? C’è una sola parola men che rispettosa? La prego, East Journal è un sito partecipativo: scriva un articolo equilibrato offrendo una diversa chiave di lettura, e noi lo pubblicheremo. un saluto

      Matteo

  11. mi piaciuto tanto l’articolo anche se un po esagerata ma e vero che purtroppo noi unguri in romania abian una vita difficile non siamo ben accetti vero anche che noi siamo troppo legati alla nosta cultura ungherese e per cvesto siamo non benvoluti

  12. Aelieum Hadrianum Napocensis

    sono cresciuto in Transilvania, ho tantissimi amici ungheresi, pero’ questo l’articolo presenta esclusivamente il punto di vista magiaro, per capirci meglio e’ un articolo alla Emilio Fede..e poi mettere in dubbio l’origine e l’eredita’ romana di Cluj-Napoca, nel 2013 fattemi dirlo, e’ semplicemente assurdo..non vi sembra strano che una minorita’ che representa solo 6% della populazione, rimasta piu’ 20 anni al potere, con un vicepresidente del Parlamento Europeo (votato pure dai colleghi romeni) continua lamentarsi di essere discriminata..va bene, i soliti romeni cattivi, pero’ purtroppo la situazione e’ molto simile in Slovacchia, Serbia, Ucraina, dove alcuni rappresentanti della minorita’ ungherese hanno un discorso molto simili con quelli sentiti nel Sudtirol, nei anni ’60-70..caro sig. Coceancig non credo che c’e bisogno di una laurea magistrale in “Analisi dei conflitti, della politica e delle ideologie nella storia contemporanea” oppure un un Dottorato di Ricerca in Scienze umanistiche per capire un principio base del giornalismo (per non parlare delle ricerche con pretese scientifiche) – dare voce a tutte le due le parti…ci vuole solo un po’ di buona volonta’…

  13. Caro Aelieum Hadrianum Napocensis, ho subito molte critiche ma addirittura paragoni con Emilio Fede non me li aveva fatti ancora nessuno 🙂 Forse l’articolo può sembrare di parte ma le fonti su cui mi baso sono per la maggior parte di organizzazioni internazionali. Per quanto riguarda l’eredità romana di Cluj-Napoca/Kolozsvar io non la voglio assolutamente mettere in dubbio, sinceramente non mi riguarda ne interessa neanche molto. La mia precisazione voleva solo evidenziare come l’inserimento del termine Napoca rispondeva unicamente a motivazioni politiche e ideologiche. Sottolineo non metto in dubbio, ne ora ne prima che ci sia stato un insediamento romano. L’ultima questione è quella che riguarda la “discriminazione”. Non entro nel merito dei governi, etc. però forse ti sarà capitato di andare in Valle d’Aosta, in Friuli Venezia-Giulia o in Trentino Alto-Adige…..il livello di tutela di queste regioni verso le minoranze è di un altro pianeta, e tutte queste regioni sono autonome, come esistono regioni autonome anche in Spagna, in Serbia, in Moldova, in Ucraina…..insomma il fatto che manchi un’autonomia amministratuiva e territoriale io lo considero una discriminazione, e il fatto che autonomie del genere esistano in molti paesi dell’est dimostra che anche la Romania può arrivarci senza urlare allo sciovinismo o a movimenti separatisti. A conclusione vorrei ricordare che l’articolo in questione sviluppa brevemente anche l’analisi del periodo comunista e del marzo nero. Penso che con certezza, senza per questo essere dichiarati di parte o associati a Emilio Fede, possiamo dire che la minoranza ungherese di Transilvania sia stata discriminata ed abbia subito anche episodi di violenza.
    PS: mi scuso se rispondo tardi, ma non mi capita spesso di vedere i commenti a vecchi articoli

  14. Un saluto caloroso a Giuliano Giovannini , credetemi ho vissuto anche io a Cluj e conosco bene Giuliano che ama profondamente questa terra .

  15. Non entro in polemica pur frequentando regolarmente Cluj dove tutto sommato si vive piuttosto bene.
    Noto solo che passato il periodo problematico del dopo-ceausescu la minoranza ungherese mi sembra ben tutelata.
    Non posso fare a meno di notare anche che malgrado ciò’ i magiar-transilvani sono costantemente a contestare e rivendicare di più’ quasi per partito preso, il che li rende alla fine un po’ noiosi.

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