MACEDONIA: Ingresso nel club UE sempre più lontano

Quanto occorso nell’ultimo anno in Macedonia ha di sicuro diminuito le possibilità per il piccolo Paese balcanico di entrare a far parte dell’Unione Europea. La domanda di adesione è in attesa di essere vagliata da dieci anni (fu presentata nel 2005), e fino ad oggi le responsabilità della mancata accettazione della domanda stessa sono imputabili alla Grecia. Il Paese ellenico si è sempre dimostrato intransigente nel riconoscimento di uno stato che avesse un nome che rimandasse alle origini e alla cultura (oltre che in minima parte alla geografia) della Grecia. Nel 1993 venne internazionalmente riconosciuta la dichiarazione d’indipendenza della Macedonia (formulata nel 1991), ma su pressioni della Grecia la Macedonia assunse, in seno all’ONU, la denominazione di Former Yugoslav Republic of Macedonia (FYROM). La stessa opzione fu da lì in poi adottata in ogni altra organizzazione internazionale in cui la Macedonia avesse un seggio.

Dal 1993 al 2005, così come al 2015, la situazione non è cambiata di molto, ma se come detto poc’anzi la responsabilità è da imputarsi in toto alla Grecia, ora è la delicata situazione interna della Macedonia a far storcere il naso al commissario europeo per l’Integrazione e l’Allargamento Johannes Hahn.
Quest’ultimo ha dichiarato che per poter iniziare un negoziato, e in seguito formulare un accordo di massima con la Grecia, il governo macedone deve prima uscire dallo stallo in cui si trova in questo momento: un invito a cercare il dialogo politico più che una reale promessa.

Il governo Gruevski si è dimostrato aperto e disponibile verso un’apertura della vicenda all’UE, non soltanto in quanto interlocutore designato per forza di cose, ma anche per palesare una seppur effimera trasparenza in un momento in cui il governo e la politica macedone sono colpiti da grossi scandali. In questo modo Gruevski farà in più gravare, agli occhi dell’UE, il peso delle responsabilità della situazione politica sulle spalle dell’opposizione; aprendosi al dialogo con l’Unione Europea ha voluto dimostrare come sia impossibile trovare una soluzione e un dialogo con l’opposizione di Zaev.
L’UE dal canto suo non ha intenzione di entrare in merito alle logiche di potere interne, ma si è detta, nelle parole del commissario europeo per l’Allargamento Johannes Hahn, disposta ad aiutare e a foraggiare un dialogo costruttivo solo dopo aver indagato in maniera approfondita nello scandalo delle intercettazioni in cui sono coinvolti gli uomini del governo e dei servizi segreti macedoni.

L’ingresso nell’Unione è quanto di più lontano possa raggiungere la Macedonia in questo momento: qualora si riuscisse a superare l’impasse bisognerebbe attendere una situazione stabile, e da lì in poi diverrebbe responsabilità dell’Europa, la quale dovrà prendersi le proprie responsabilità e i propri impegni, e più specificatamente della Grecia che dovrà accantonare veti dovuti a ragioni frivole che a ben vedere poco hanno con il nazionalismo.

Chi è Gianluca Samà

Romano, classe 1988, approda a East Journal nel novembre del 2014. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi Roma Tre con una tesi sulle guerre jugoslave. Appassionato di musica, calcio e Balcani.

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