MACEDONIA: Elezioni / 5 – A pochi giorni dal voto un Paese nel limbo

di Matteo Zola

Elezioni /1 – Buone recinzioni non fanno buoni vicini

Elezioni /2 – La guerra dei minareti, fondamentalismo o politica?

Elezioni / 3 – Il censimento e la guerra. Un Paese sempre più solo

Elezioni /4 – Verso il voto tra grandi tensioni

Nella foto: Nikola Gruevski

Il prossimo cinque giugno avranno luogo in Macedonia le elezioni anticipate. Ad essere in vantaggio nei sondaggi è il Vmro, “Organizzazione rivoluzionaria interna macedone”, partito guidato da Nikola Gruevski, espressione di una destra nazionalistica. Il principale partito d’opposizione, il socialdemocratico Sdsm, guidato da Branko Crvenkovski – già presidente della Repubblica e due volte premier – aveva già da tempo abbandonato il Parlamento lamentando un deterioramento della democrazia durate l’esecutivo guidato da Gruevski. Quest’ultimo, primo ministro dal 2009, si è trovato sempre più isolato. A boicottare il Parlamento è stato anche il principale partito d’opposizione albanese, il Dpa (Partito democratico degli albanesi). Così, con il Parlamento abbandonato dalle principali forze politiche, Gruevski non ha potuto fare altro che rimettersi al voto anticipandolo di qualche mese.

La crisi politica però non sembra poter essere risolta da questa tornata elettorale. Le forze in campo restano le stesse e identiche sono le istanze di cui si fanno portatrici. Solo una vittoria schiacciante di uno dei contendenti può dare stabilità alla vita politica macedone. Ma a che prezzo? Se il nazionalismo e l’intolleranza verso il dissenso mostrate dal governo Gruevski non sono un buon biglietto da visita, così Crvenkovski è il campione dell’eterno passato, di una transione mai finita, di un limbo da cui il Paese non riesce a uscire. Un limbo fatto di isolamento internazionale: Skopje infatti non è membro Nato e nemmeno ha negoziati di adesione con l’Unione Europea. E di violenze: dalla guerra civile che nel 2001 oppose albanesi e macedoni, agli attentati che hanno funestato tutte le tornate elettorali precedenti, agli scontri etnici tra ortodossi (macedoni) e musulmani (albanesi).

Se il Vmro uscirà vittorioso dalle urne, le derive nazionalistiche potrebbero produrre nuove tensioni con la minoranza albanese. A ottobre si dovrebbe svolgere infatti un censimento della popolazione (previsto per aprile ma rinviato sine die) molto avversato dalla minoranza albanese. Dopo la guerra civile, con la pace di Ohrid del 2001, si è creato un assetto istituzionale che favorisce le minoranze, rendendole partecipi alla vita politica, nell’esercito, nelle istituzioni. L’assetto favorisce però le minoranze superiori al 20% della popolazione complessiva, che è di circa due milioni. L’unica minoranza che raggiunge tale cifra è, appunto, quella albanese che teme di uscire ridimensionata dal censimento perdendo così tutti i diritti acquisiti. I rappresentanti dei partiti albanesi lamentano infatti che, a causa della forte emigrazione, gli albanesi della diaspora non potranno tornare in patria rimanendo così esclusi dal censimento. Secondo i partiti albanesi si tratta di una manovra del governo del Vmro, una mossa consapevole, tesa a colpire gli albanesi. Il censimento era previsto ad aprile e avrebbe interessato tutta la ex-Jugoslavia. La data non era quindi una scelta del governo di Skopje che, proprio per la pressione albanese, ha deciso di rinviarlo. Una vittoria del Vmro potrebbe in ogni caso accrescere le tensioni fra le due componenti etniche.

Tutto per ora si sta svolgendo correttamente, comizi ad ogni angolo del Paese, strade asfaltate in tutta fretta, con la comunità internazionale che osserva ma – a differenza che in passato – non interviene. La calma apparente che regna dalle parti di Skopje è anche dovuta all’intorpidimento dell’elettorato che non vede nelle forze in campo valide soluzioni. Così quella che doveva essere la Svizzera dei Balcani sembra destinata a rimanere un Paese emarginato e diviso.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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