Neoimperialismo americano, da Gheddafi all'est Europa

L’anno che sta volgendo al termine ha prodotto sommovimenti e traumi di inaudita potenza e gravità sulla scena internazionale. E’ impossibile analizzare gli ultimi fatti senza uno sguardo d’insieme sulle politiche aggressive tenute dall’Occidente negli ultimi anni.
L’ undici settembre 2001, su cui le ombre e le menzogne ufficiali sono molto più dense della verità (si legga l’edizione aggiornata del volume Zero di Giulietto Chiesa – Piemme) ha permesso agli Stati Uniti di inaugurare una politica di invasioni nel Medio Oriente : prima la guerra in Afghanistan e successivamente, grazie all’utilizzo di false informazioni da servire all’opinione pubblica, l’invasione dell’Irak dell’ex alleato Saddam Hussein.

L’avanzata verso oriente è stata completata da tentativi di infiltrazione in Asia Centrale, con l’apertura di basi militari in Kirgizistan e, temporaneamente, in Uzbekistan. Dove non potevano arrivare le armi sono stati utilizzati i dollari : le rivoluzioni colorate in Georgia (riuscita) e in Ucraina (ormai quasi del tutto riassorbita) hanno goduto di robuste sovvenzioni esterne. A quel punto, la Russia non poteva restare indifferente, e si è data ovviamente da fare per arrestare l’infiltrazione, con gli strumenti di pressione disponibili.

L’attacco proditorio della Georgia all’Ossezia del Sud nel 2008, probabilmente frutto di cattivi consigli ricevuti dall’esterno, ha consentito alla Russia di reagire, mostrando che era finito il tempo delle provocazioni e che oltre un certo limite non era consentito andare. Alla luce dei comportamenti dell’Occidente negli ultimi anni, si può capire maggiormente la tradizionale ossessione da accerchiamento di cui soffre la Russia, e che già si manifestava ai tempi dell’Unione Sovietica.
La ricchezza petrolifera e la stabilizzazione interna hanno permesso all’orso russo di far sentire nuovamente la sua voce a livello internazionale, superando la politica remissiva e supina dell’era Eltsin, quando l’estrema fragilità economica aveva annullato ogni autorità internazionale.

Le vicende di quest’ anno, con le presunte “Rivoluzioni arabe”, hanno mostrato come anche il disordine e l’indebolimento di regimi fedeli all’Occidente possano comunque essere manipolati a buon fine. In Egitto l’apparato militare non intendeva accettare la successione del figlio di Mubarak nel ruolo del padre: in qualche modo, sfruttando il risentimento popolare, e con ogni probabilità servendosene, si è ottenuto il risultato sperato; il presidente Obama ha scaricato pubblicamente in pochi minuti un equilibrato e fedele alleato trentennale, quando ha percepito di poterne fare a meno. L’esercito mantiene il controllo sul paese, e non si prevedono ulteriori sommovimenti strutturali, o rivolte che non possano essere, questa volta, stroncate con decisione.

Per quanto riguarda Libia e Siria, le vicende si sono sviluppate diversamente.
La Russia ha posto il veto a sanzioni nei confronti della Siria, paese tradizionalmente a lei vicino, mentre ha sorprendentemente consegnato la Libia alla mercè dell’Occidente e ad un attacco palesemente imperialista, che ha potuto spazzare via il regime di Gheddafi prendendo come pretesto una rivolta ordinata ed armata dall’esterno, che avrebbe potuto facilmente essere sedata. Con l’ipocrita giustificazione di una missione umanitaria, la Nato ha attaccato un paese sovrano e ha continuato a bombardarlo sino alla fine, cercando di eliminare fisicamente il vecchio nemico Gheddafi, sino a riuscirci quasi direttamente, macchiandosi così di un crimine di guerra.

Il corrispondente del Sole-24 Ore, Alberto Negri, ha citato la relazione di un alto esponente del controspionaggio francese inviato in Libia, in cui si afferma esplicitamente che la ribellione di Bengasi non è “né spontanea, né democratica”. Le forze che hanno preso il potere, spinte sin dall’inizio da Francia e Inghilterra (la Francia ha portato a termine ora il lavoro iniziato nel 1980, quando a detta dell’ex Presidente Cossiga, abbattè il Dc9 di Ustica nel tentativo eliminare Gheddafi), sono tutt’altro che unitarie e fortemente contaminate dagli integralisti : il rischio di aver creato un nuovo paese estremista di matrice islamica potrebbe ricadere presto sui suoi padrini occidentali.

In Siria il regime, protetto in sede Onu, può stroncare sanguinosamente la rivolta, di cui non conosciamo bene le matrici : i sostenitori di Assad sostengono che, sulla falsariga delle altre presunte rivolte, si tratti in realtà di movimenti sostenuti e finanziati dall’esterno, per completare in direzione atlantica il sommovimento arabo.

In Italia, misteriosamente, la sinistra si è appiattita sulla pronuncia Onu, accettando in modo passivo e miope un attacco neocolonialista alla Libia che in altri tempi avrebbe fatto gridare allo scandalo: curiosamente, sono stati i conservatori e la destra a pronunciarsi con maggiore avvedutezza sulla questione, vedendo ciò che sarebbe stato impossibile non vedere.
Per evitare di perdere le forniture energetiche e “convinto direttamente dagli emissari statunitensi” il governo Berlusconi ha dovuto, obtorto collo, salire sul carro dei vincitori e collaborare ai bombardamenti.

E’ evidente, comunque, in presenza di una grave crisi economica già incombente nel 2001 e riesplosa negli ultimi anni, che le potenze occidentali si siano rivelate capaci di una aggressività insospettabile, forse giustificata proprio dalla crisi. Ci si può augurare che le prossime mosse non siano di nuovo volte ad oriente, così da calpestare nuovamente e pericolosamente l'”orto” russo.

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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3 commenti

  1. Quando gli Stati Uniti,commettono azioni assolutamente indifendibili dal punto di vista della morale e della giustizia,c’è purtroppo ancora nel nostro paese,sessant’anni dopo che le truppe nordamericane,ci hanno aiutato a liberarci dal nazifascismo,una sorta di sudditanza politica e psicologica,invalicabile,e non c’è destra o sinistra che tenga.
    Nel lessico statunitense,oltre a esistere basi militari e missili,buoni e cattivi,(ormai un lessico anche italiano),esistono anche rivoluzioni buone e cattive.La rivoluzione americana,e la rivoluzione francese sono buone,la rivoluzione cubana invece è una rivoluzione cattiva. Ora è il tempo delle rivoluzioni arabe….,è un teatro macabro,dove il potere criminale,mascherato con la bandiera della democrazia moderna,è sempre presente. Temo proprio che sia come dice Giulietto Chiesa,i grandi potenti del mondo ci manovrano come burattini!
    Vorrei tanto che da questo suo articolo,geo-storico-politico,dettagliato e ben chiaro,ognuno di noi potesse trarre spunto a riflettere che tra l’essere utili e l’essere usati c’è differenza,e la facciamo noi,anche nel quotidiano.
    Ad arricchire,dovrebbe essere il nostro “orto” interiore,spero che l’uomo del XXI secolo voglia crescere come “essere umano”, e non rigirarci e
    vedere sempre un pezzo della vecchia coda di scimmia!!!!!!

  2. Ottimo articolo, sintesi perfetta ed esauriente!
    Sembra però che l’Impero Americano (impero che ha invaso il maggior numero di volte nella storia nell’arco di 60 anni, superato forse solo dall’Impero Romano) stia finendo le cartucce e si stia preparando alla resa dei conti col gigante cinese; ed allora sì, che sarà in gioco la sua sopravvivenza se non l’esistenza stessa del mondo..

  3. mi chiedo perchè quasi tutti i paesi europei non aprono gli occhi e non la smettono di fare i pecoroni,seguendo ogni decisione statunitense.Dopotutto l’america fa i suoi interessi,mica quelli dell’europa….

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