I paesi dell'est contro la Mogherini. Ma è l'Italia a non essere affidabile

Secondo quanto riportato dal Financial Times i paesi dell’Europa orientale, con in testa Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania, avrebbero levato gli scudi contro la possibile nomina di Federica Mogherini, attuale ministro degli Esteri italiano, al ruolo di Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, attualmente occupato dalla britannica Catherine Ashton. Con loro anche la Gran Bretagna e la Svezia. Le ragioni del dissenso sono diverse.

I paesi dell’Europa orientale ritengono la Mogherini troppo vicina alla Russia, mentre svedesi e britannici sono scettici sulle reali competenze del ministro italiano. Il primo ministro italiano, Matteo Renzi, ha dichiarato che “l’Italia chiede di essere rispettata”, lasciando intendere che la mancata adesione alla candidatura italiana da parte dei paesi dell’est possa essere un’offesa arrecata al nostro paese. Non si tratta di una questione di “rispetto” (baciamo le mani) e, lasciando da parte le dichiarazioni nazional-popolari, è bene guardare le reali ragioni di questa opposizione.

Il ruolo di Alto rappresentante agli Affari esteri è molto importante. Si tratta, in sostanza, di una sorta di ministro degli Esteri dell’Unione che, al contempo, è anche vicepresidente della Commissione. Ed è tanto più importante ora che la crisi ucraina sta dividendo le cancellerie europee sul da farsi. Un rappresentante in grado di mediare tra gli interessi dei paesi membri, senza accendere una inutile competizione con Mosca ma senza nemmeno piegarsi alle prepotenze del Cremlino in nome del gas, è oggi fondamentale per l’Unione.

L’Alto rappresentante agli Affari Esteri è eletto dal Consiglio europeo (composto dai capi di Stato o di governo) con maggioranza qualificata. Non serve l’unanimità ma vista l’importanza della carica è bene che ci sia un ampio consenso. E il consenso sul nome della Mogherini manca. Perché?

Lo scetticismo di Londra e Stoccolma è motivato dal magro curriculum internazionale del ministro Mogherini che, come si legge dalla sua pagina personale, vanta un Erasmus a Aix-en-Provence e una laurea in Scienze Politiche. Parla il francese e l’inglese. Nessuna particolare esperienza in ambito internazionale e una breve carriera politica alle spalle. In questo sarebbe degna erede della Ashton che, laureata in Economia, è stata attivista per i diritti civili  e consulente politico, nominata baronessa è quindi entrata (eletta da nessuno) alla camera dei Lord di cui è diventata presidente. Poi la nomina a Commissario europeo per il Commercio e infine Alto rappresentante per gli Affari esteri. La Ashton aveva almeno esperienza politica, a ben vedere.

La reale differenza tra la Ashton e la Mogherini è la nazionalità. Non la Mogherini ma l’Italia è – dai tempi del lettone di Putin –  orientata più verso Mosca che verso Bruxelles. Specialmente in tema di sicurezza energetica l’Italia (e quello che è il suo “vero” ministero degli Esteri, cioè l’Eni) hanno sempre guardato a Mosca piuttosto che ai progetti europei. E poco importa che Mosca, pur di trasportare il suo gas, costruisca gasdotti che aggirano i paesi “ostili”, come i baltici e la Polonia (che sono paesi europei) di fatto isolandoli. Per l’Italia la solidarietà europea non conta, a meno che non si tratti di lagnarsi per i migranti che arrivano sulle sue coste. Allora a Roma si ricordano della “solidarietà” e chiedono che l’Italia non sia lasciata sola.

Ma nel Baltico, dove ogni tre settimane Mosca fa esercitazioni militari che come target hanno, di volta in volta, la Polonia, la Lituania, la Lettonia e persino i paesi scandinavi (la Svezia non a caso sta pensando di aderire alla Nato), hanno bisogno di sapere che quando l’Alto rappresentante va a parlamentare con Putin lo faccia tenendo bene a mente gli interessi di tutti.

Non ha torto Franco Venturini quando, dalle colonne del Corriere della Sera definisce “insensate” le accuse di filorussismo msse al ministro Mogherini. Non è filorussa, questo no. Ma è un ministro degli Esteri italiano. E la politica estera in Italia è sempre stata fatta in nome del cerchiobottismo, degli interessi del momento, dei voltafaccia, dell’elemosina chiesta a questo o quel potente partner. L’Italia oggi è apertamente filorussa per mere ragioni di tornaconto economico, ed è quindi tiepida nel condannare gli abusi del Cremlino (dalla Cecenia, alla guerra in Georgia, fino all’annessione della Crimea). Ma è un filorussismo di convenienza che, pur agendo a vari livelli, vale come le promesse di un marinaio (la storia insegna). Insomma, la “scuola italiana”, salvo rare quanto lodevoli eccezioni, non è affidabile e non può guidare l’Europa. Questa è la verità. E oggi, con la crisi ucraina in corso, c’è bisogno di lungimiranza, poiché esacerbare i rapporti con Mosca non serve a nessuno ma l’annessione della Crimea resta quello che è: un abuso del diritto.

I nuovi rottamatori di governo sbagliano a porre la questione sul piano del nazionalismo. Forse la Mogherini verrà eletta, forse no. Ma spaccare l’Europa oggi è nocivo, e ancor più grave sarebbe se il piatto della bilancia alla fine pendesse a sfavore dei paesi dell’Europa orientale – poiché meno influenti, meno ricchi, meno potenti –  in nome di gradassi giochi di potere. 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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8 commenti

  1. La Molgherini non va bene perchè inesperta e filorussa. Già, inesperta, come la Ashton. Anzi, no, non è filorussa, però è italiana, e gli italiani – si sa – sono dei cialtroni inaffidabili. Complimenti per l’analisi.

  2. Ma Dio ci scampi…. Per amor di patria non possiamo parlar male all’estero di compatrioti, ma un po’ di serietà sarebbe necessaria…

  3. “Gli italiani sono dei cialtroni imaffidabili”? Sì, pienamente d accordo. L analisi sarà scomoda ma è vera fin dai tempi del 8 settembre.

  4. credo che la “tradizione” diplomatica italiana vada molto più indietro del lettone di putin e che insieme alla burocrazia insensata sia una delle caratteristiche trasmesse da casa savoia al nuovo stato. il piccolo stato alpino riusci a trasformarsi addirittura in regno dandosi di volta in volta al partito migliore e trasferendosi dalla valle del rodano alla valle del po. l’italia successivamente non è mai riuscita a definire il suo campo geostrategico ma ha continuato a praticare la politca della migliore offerta . non si può dire che questa politica non abbia dato i suoi frutti : la stessa italia è nata grazie a indovinate puntate grazie a francia, inghilterra e prussia senza i cui interventi non sarebbe esistita. Tuttavia pretendere che questo a questo provincialismo professionale debbano piegarsi gli altri paesi europei è un po’ troppo anche se credo che in germania qualcuno ha fatto il furbo mandando l’incolpevole mogherini allo sbaraglio

  5. Scusatemi, ma mi pare un modo di ragionare del tutto inadeguato. Beninteso che la mia non è certo una reazione “d’orgoglio”, un conto è dire: la diplomazia italiana (ovvero il corpus dei funzionari) è strutturalmente inadeguata, non possiamo permetterci di ambire a ruoli guida nella EU. Questo ha un senso: evidenzio un limite di natura tecnica, con una grande inerzia (non cambia dall’oggi al domani) e suggerisco di agire di conseguenza. Tutt’altro è fare una riflessione del genere sul piano politico o – peggio – sullo ‘spirito’ nazionale. Stiamo scherzando? Gli italiani si sono comportati da voltagabbana fin dai tempi di Giovanni dalle Bande Nere, la politica estera non fa per loro? Certo, e i francesi non si lavano.
    C’è un enorme bisogno di una politica che vada a ricomporre in senso inclusivo i rapporti con l’anima slava d’Europa, tra le altre cose, e spero che la EU trovi un candidato con le competenze adeguate. Magari la proposta italiana è inadeguata, ma perbacco, la si discuta nel merito. Il sostenere che gli italiani non devono permettersi di insistere sulla candidatura perché tanto “si sa” che sono dei cazzoni irredimibili, lo trovo di un qualunquismo ormai inaccettabile. Draghi è italiano? Marchionne è italiano? Ma che senso ha? La gente si forma in esperienze che ormai hanno ben poco a che fare con le patrie d’origine. Il babbo tecnologico dei microchip è stato un italiano… conta qualcosa il fatto che fosse italiano?
    Allora, o come “scuola italiana” si discute dei limiti strutturali del corpus diplomatico: insufficiente selezione, qualità, eccetera, oppure si argomenta sul soggetto: non ha competenze o ha già commesso errori.

  6. D’accordo sul fatto che la Mogherini abbia poca esperienza.. Ma sotto altri aspetti questo articolo e’ molto discutibile.
    Se l’Italia puo’ essere poco affidabile per i “paesi Baltici e la Polonia” (che negli ultimi 10-15 anni hanno considerato solo l’amministrazione di G.W.Bush come “affidabile”), lo stesso potrebbero dire Germania, Francia, Spagna, Italia, Austria e probabilmente altri stati membri di un Alto Rappresentante polacco o baltico che rappresenti gli interessi dei rispettivi paesi nei rapporti con la Russia. Gli interessi sono divergenti, quindi o si trova un denominatore comune o si vota per QMV in Consiglio, tenendo dunque conto del peso di ciascun paese (non e’ una questione di “ricchezza” o “influenza”, ma di democrazia).. Oppure ognuno va per conto suo – cosa che probabilmente succedera’ se in qualche modo i paesi baltici, Polonia e Svezia riuscissero a imporre un loro candidato che cerca piu’ lo scontro che il negoziato con la Russia.
    Per il resto, il rapporto speciale tra Russia e Italia e’ molto piu’ vecchio dell’era Berlusconi http://www.altd.it/2012/03/20/leader-affari-partnership-italia-russia/ .. Dire che l’ENI e’ il “vero ministero degli esteri” italiano, per quanto possa essere influente, e’ una banalita’ (tra l’altro non si da alcuna spiegazione per questa affermazione).. Non mi risulta nemmeno che la Russia effettui normalmente esercitazioni ogni 3 settimane sul Baltico, anche se nelle ultime settimane le cose possono essere cambiate in virtu’ della maggiore presenza militare da ambo i lati in quella zona. Sui gasdotti che aggirano Polonia e Baltico, l’articolo sbaglia completamente target: il gasdotto Nord Stream era stato fortemente voluto dalla Germania, non dall’Italia. Se ci si riferisce a South Stream, l’unico paese che verrebbe palesemente aggirato e’ l’Ucraina, che e’ quanto meno corresponsabile con la Russia per le crisi energetiche del 2006 e del 2009 – e non e’ comunque un paese membro della UE.. Quindi non vedo perche’ un politico italiano con un minimo di intelligenza dovrebbe perpetuare una situazione in cui la nostra sicurezza energetica dipenda dall’oligarca ucraino di turno che si trova al potere a Kiev. Insomma, o si sta piu’ attenti – come per altro Matteo Zola e’ abituato a fare – oppure si scrive un articolo da giornalista mediocre di Repubblica..

    • Al di là del filo-questo o filo-quello, direi che la diplomazia italiana, soprattutto con gli ultimi 3 governi non eletti, si è dimostrata flaccida e inconcludente. Il caso dei due marò (quale che sia l’opinione sui fatti) ci ha visti con meno spina dorsale della povera Repubblica di Moldovia.
      Quindi l’unico atout della Mogherini sarebbe quello di essere in quota rosa all’interno della Commissione, ma direi che gli altri partners europei approfitteranno ampiamente di questa evidente complessiva debolezza.
      Debolezza dimostrata poi proprio nel caso South Stream: in un primo tempo il terminal avrebbe dovuto essere in Italia, poi si è “scoperto” che il ministro degli esteri russo andava in Austria e il terminal sarà nel nostro vicino transalpino. E questo nonostante il “pellegrinaggio” del nostro ministro degli esteri (Mogherini) e le “telefonate” (sembra un po’ piagnucolose..) del nostro Presidente del Consiglio (Renzi).
      E naturalmente l’ENI è stata esclusa dalle relative commesse.
      Senza contare che qualche giorno fa la SAIPEM ha minacciato l’interruzione della realizzazione del rigassificatore di Swinoujscie, in Polonia, se il Governo polacco non accetta un contratto supplementare, che prevede l’erogazione di un ulteriore pagamento, un tempismo da brivido ma probabilmente non hanno nemmeno avvertito il Governo italiano.
      Il gassificatore non solo è di fondamentale importanza per la Polonia, ma è considerato dalla UE uno dei progetti di punta nella strategia di diversificazione della politica di approvvigionamento energetico europeo e uno dei pochi “coinvolgimenti” industriali italiani in Europa.
      Naturalmente questo ha rilevanza se si considera strategica l’opzione di diversificare le fonti di approvvigionamento, mentre se si considera prioritario aumentare la dipendenza europea dal gas russo, allora altre sono le scelte, vedi i pellegrinaggi e le dichiarazioni del nostro ministro.
      Non che l’attuale commissario o altri candidati brillino per incisività, ma con queste referenze, dubito che la candidatura Mogherini possa fare tanta strada.

  7. La Mogherini non è competente? E ‘ quella nullità della Ashton cos’era? Qualcuno si è mai accorso della sua esistenza in questi 5 anni?
    L’Italia ha una politica filorussa? E la Germania invece? Se non arriva il gas russo restano al gelo, mentre noi abbiamo fonti maggiormente diversificate.

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