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GRECIA: Dov’eri tu quel giorno? L’orgia di fuoco non ferma le riforme di Atene

Prendete  una bottiglia in vetro, uno straccio, del liquido altamente combustibile (es: alcool, benzina, gasolio), un accendino o fiammifero o qualunque cosa buona per dare fuoco, quindi inserite il liquido nel contenitore, arrotolate lo straccio su se stesso in modo da farlo entrare in buona parte nel contenitore possibilmente a contatto con il liquido, date fuoco con l’accendino allo straccio e… avrete una molotov!

E di molotov ne sono volate nel corso dello sciopero generale, il terzo dall’inizio dell’anno, che ha paralizzato la Grecia il 26 settembre. Convocato dai maggiori sindacati del paese, Gsee e Adedy, per protestare contro le misure annunciate dal governo di Antonin Samaras, il terzo sciopero generale dall’inizio dell’anno ha visto la partecipazione di 50.000 persone, ma numerose sono state le manifestazioni in programma convocate da altre sigle come il Pame, vicino al Partito comunista greco. La giornata si è chiusa con scene di guerriglia urbana e l’arresto di 120 manifestanti, secondo fonti di polizia. Non si sono verificati tuttavia i temuti scontri con tra militanti di sinistra e sostenitori di Alba dorata, il partito neonazista che, forte del suo successo elettorale, sta conducendo una violenta politica nazionalista e xenofoba, senza disdegnare le aggressioni fisiche; probabilmente in piazza Alba dorata non c’era perchè troppo occupata ad aprire la propria sede di New York, notizia dell’inaugurazione riportata dagli organi di informazione il 27 settembre.

Le proteste della piazza non sembrano in ogni caso fermare le drastiche misure che il governo greco deve approvare per sbloccare il nuovo prestito di 31,5 miliardi di euro, congelato dai tempi della caduta del governo Papandreu, destinato soprattutto a rivitalizzare il sistema bancario. Prestito fortemente in discussione anche per i dissidi all’interno della cosiddetta troika (Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca centrale europea) che deve staccare l’assegno in favore di Atene. I tre principali partiti di maggioranza hanno in questi giorni raggiunto l’accordo sulle misure da adottare, per un valore complessivo di 11,5 miliardi di euro, e si apprestano a presentarlo alla già citata troika: verranno colpiti stipendi, pensioni ed indennità. Tuttavia la situazione resta tesa, mancando l’accordo su temi come cassa integrazione e ammortizzatori sociali, nonostante il governo greco abbia ottenuto il consenso della troika all’estensione delle misure su un arco di due anni, elemento che il leader del Pasok, Venizelos, ha definito di “fondamentale importanza”.

La Grecia sta vivendo un delicatissimo momento fatto di intensa attività diplomatica basata su aliquote e punti percentuali: solo a titolo di esempio basti citare come ad una riduzione delle entrate fiscali corrisponda un aumento dei contributi minimi da versare a fini pensionistici. E le molotov piovono su tutto ciò, spazzano via il certosino lavorio per trovare la quadratura del cerchio, tra virgole e decimali, dimostrandosi di fatto un massimalista richiamo al “qui ed ora”. Il fuoco, mai così greco, è un individualista grido di volontà, un “tutto e subito” che lascia disarmati i ragionieri che stanno reggendo le sorti del paese. Ma dov’erano le molotov quando il PIL greco cresceva con un ritmo annuale di quasi il 4%? Crescita dovuta in gran parte all’iniezione di denaro pubblico in settori come quello immobiliare, senza parlare del giro d’affari e della corruzione gravitante intorno alle Olimpiadi. Il tutto in un sistema dove il tasso di corruzione era tra i più alti d’Europa (non a caso proprio in questi giorni stanno diventando di dominio pubblico le liste dei politici indagati per corruzione) e gli incentivi sul lavoro numerosi. Dov’erano allora le molotov? Dov’era allora Alba dorata?

Chi sta facendo il bene della Grecia?

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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6 commenti

  1. Giacomo Gabbuti

    Stando alla mia sommaria conoscenza della Grecia, mi sembra che le molotov non siano mai mancate. Ricordo di esser andato in gita di istruzione ad Atene ed aver assistito (credo fosse il 2007 ma non sono sicuro) ad un lancio di molotov agli indirizzi delle guardie che stazionavano in costume di fronte al parlamento per protestare contro una riforma dell’istruzione superiore – o forse solo per il finanziamento delle scuole private da parte del Governo.
    Parlando di aneddotica, ricordo uno studente universitario in Erasmus a Roma che, di fronte ad un prof che rimandò un appello di qualche giorno, reagì dicendo che “Al Politecnico lo avremmo già preso a bastonate.” Che siano una società ben più abituata alla violenza di piazza (e non), più simile all’Italia dei ’70 che all’Europa del 2012 penso, dalla mia ripeto sommaria conoscenza, sia piuttosto evidente. A voler giocare ancora col paragone, la distanza temporale dalla fine della dittatura è simile all’Italia dei 70, e qui più che da noi la nuova generazione che quella violenza non ha vissuto ma ha ben presente si scontra con la fine del boom.

  2. Ciao Pietro.

    Senza entrare nel merito delle considerazioni sulle molotov in sé, non concordo sulle tue conclusioni su un “individualista grido di volontà” e sul richiamo del “qui e ora”.

    Innanzitutto la corruzione e i ritmi di crescita falsati, credo che i greci fossero a conoscenza solo di una parte (piccola) di quanto stava avvenendo, soprattutto sui secondi. Se i conti vengono truccati nelle stanze del potere, dubito che la popolazione ne sia veramente consapevole. Purtroppo i tagli alla spesa sociale, l’aumento delle tasse, sono invece tangibili nella vita di tutti i giorni. Certo i greci hanno la colpa di aver eletto determinati politici.
    Sul “qui e ora” , inoltre, mi permetto di dissentire completamente. Gli effetti delle politiche adottate ora si ripercuiteranno per anni, e soprattutto a parer mio (e non solo mio) non innescheranno certo un circolo virtuoso. Testimone il fatto che, dall’inizio della crisi greca (2009?) le cose sono solo peggiorate, e necessitano di ulteriori interventi, purtroppo sempre in linea con i precedenti (Forse per questo le proteste in Spagna potrenno essere più efficaci?)
    Del resto di molto avrebbe bisogno la Grecia ora, meno che di ragionieri da taglia incolla.

    baci

    • a me non sembra un pezzo “contro le molotov” e dalla parte dei ragionieri della trojka. Piuttosto mi sembra critico sulle derive popolari e su chi le strumentalizza: dov’erano costoro mentre il paese veniva mangiato dall’interno?

      Matteo

  3. Grazie Matteo,
    Hai colto nel segno

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