GRECIA: Atene condannata per violenze su detenuti e migranti

ROMA – Il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa ha recentemente pubblicato un rapporto in cui denuncia le condizioni di detenzione negli istituti di pena e nei commissariati di Polizia della Grecia e condanna il degrado in cui gli immigrati richiedenti asilo sono costretti a vivere. In Grecia, sostiene il rapporto, gli immigrati irregolari sono tenuti in condizioni “totalmente inaccettabili” nelle stazioni di polizia di tutto il Paese e, nonostante la situazione migliori nei cosiddetti “centri di partenza”, anche qui è lontana dall’essere ottimale.

Il rapporto si riferisce a una visita effettuata dalla Commissione antitortura nel 2013, due anni dopo un’altra visita che aveva messo in luce gravi mancanze nelle condizioni di detenzione in Grecia. Poco o nulla, dunque, è stato fatto per migliorare la situazione rispetto al 2011, nonostante le promesse del governo e delle autorità locali.

Il rapporto dell’organismo del Consiglio d’Europa si concentra, poi, sulle condizioni in cui versano le celle delle stazioni di polizia del Paese. Denuncia il fatto che qui immigrati irregolari e cittadini greci – arrestati o già condannati – passano anche fino a 10 mesi in celle fetide e sovraffollate (a volte senza disporre nemmeno di 1 mq a persona), dove contraggono malattie, non hanno di che lavarsi, soffrono di scarsità di cibo e spesso dormono per terra. Questi trattamenti sembrano essere diventati – nel corso degli anni – prassi corrente, tanto da indurre i responsabili a ritenere di poter agire nella massima impunità. Il Comitato ha quindi chiesto alle autorità greche di prendere al più presto le misure necessarie per trasferire i migranti in centri appositamente designati e non tenerli più prigionieri nelle stazioni di Polizia o nei centri di detenzione aperti nei principali porti greci.

Non è la prima volta che la Grecia viene condannata per abusi su prigionieri e, soprattutto, immigrati. L’ultima denuncia arriva da una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la quale ha condannato l’Italia e la Grecia per aver violato l’articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) e l’articolo 3 (divieto di maltrattamenti) della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Il caso concerne 32 afgani, due sudanesi e un eritreo – presunti clandestini – i quali sarebbero partiti dalla penisola ellenica con destinazione Ancona. Qui, scoperti dalla polizia, sarebbero stati rispediti indietro, in Grecia [in base al regolamento UE Dublino-II sull’accoglienza dei richiedenti asilo, già sospeso verso la Grecia a seguito del caso MSS vs Belgio e Grecia del 2011, ndr.], dove avrebbero subito vessazioni e scarsa assistenza. La corte ha accertato “gravi mancanze nella procedura d’asilo presente in Grecia in termini di carenza di interpreti e di assistenza legale”. Inoltre, i ricorrenti in questione “hanno vissuto in situazioni di degrado” e “hanno subito ripetuti maltrattamenti” da parte delle autorità greche. L’accaduto è solo l’ultimo di una lunga serie di eventi, divenuti più frequenti negli ultimi anni anche a causa della crisi – economica e geopolitica -, la quale, da una parte, ha reso più difficile la vita dei paesi che affacciano sul Mediterraneo per l’aumento esponenziale degli sbarchi e, dall’altra, ha privato il Ministero degli Interni dei fondi necessari a far fronte alle carenze di personale e di strutture detentive.

Il maltrattamento degli immigrati, ad ogni modo, non può ricevere scusanti e rimane un problema centrale della politica greca di questi anni. La nomina di Dimitris Avramopoulos come nuovo Commissario europeo con delega a Immigrazione e Affari Interni ha suscitato aspre critiche da parte delle ONG e delle associazioni impegnate su questo fronte. Diplomatico greco ed esponente del partito conservatore Nea Demokratia, Avramopoulos ha fatto parlar di sé quando, nel 2013, appena divenuto ministro della Difesa, sostenne l’iniziativa – messa in campo dal precedente governo Papandreou – di erigere un muro di filo spinato lungo la frontiera con la Turchia, al fine di ostacolare il passaggio dei migranti e “proteggere la nostra società e i nostri confini dall’immigrazione irregolare”. Aver spinto affinché l’ex ministro divenisse il nuovo Commissario europeo per l’Immigrazione lascia pensare che il governo greco non intenda cambiare passo su tale fronte.

Chi è Flavio Boffi

27 anni, dottorando in Studi Politici a La Sapienza, laureato in Relazioni Internazionali all'Università degli Studi Roma Tre. Collaboro con East Journal da giugno 2014, dopo aver già scritto per The Post Internazionale e Limes.

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