GEORGIA: L'omofobia entra nel codice penale

Il presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, ha promulgato la riforma del codice penale approvata recentemente dal parlamento dello stato transcaucasico. Tra gli emendamenti approvati si trova anche una norma che introduce un’ aggravante che sanziona i crimini commessi per motivi di odio e in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere della vittima. Questa riforma del codice penale deve essere vista come una risposta alle raccomandazioni della European Commission against Racism and Intolerance (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, ECRI) del Consiglio d’Europa.

Le autorità georgiane, desiderose di avvicinarsi all’Europa, hanno messo in marcia una serie di riforme al fine di recepire le indicazioni del Consiglio d’Europa. Nel 2010 la ECRI aveva, infatti, pubblicato un rapporto nel quale esprimeva la sua “preoccupazione” per il fatto che i membri delle minoranze etniche e sessuali siano soggetti a discriminazioni e violenze crescenti in questo piccolo paese del Caucaso del sud. Il rapporto sottolineava che le minoranze etniche erano a rischio di esclusione sociale a causa della loro scarsa conoscenza del georgiano e attirava l’attenzione del governo sulla situazione particolarmente delicata della comunità Rom.

L’ECRI aveva invitato, quindi, le autorità georgiane ha intensificare la lotta contro le discriminazioni e ad adeguare il corpus legislativo esistente. Va notato che la prima versione esaminata agli inizi di marzo dai deputati non menzionava le discriminazioni omofobe e transfobiche. Il parlamento, però, ha preso in considerazione le raccomandazioni presentate congiuntamente dal gruppo “LGBT Georgia” e dalla “Georgian Young Lawyers’ Association” (l’associazione dei giovani avvocati georgiani) e ha incluso anche queste forme di discriminazione tra le aggravanti menzionate nel testo finale. Il nuovo codice penale recita infatti che: “Si considera un fattore aggravante commettere un crimine per motivi di intolleranza per ragioni di colore della pelle, sesso, lingua, orientazione sessuale e identità di genere, età, religione, idee politiche, handicap, nazionalità, origine etnica o sociale, status economico…”.

L’associazione di difesa dei diritti delle minoranze sessuali “LGBT Georgia” si é felicitata della promulgazione della norma e ha chiesto alle autorità pubbliche che ne facilitino la pronta applicazione. L’introduzione di questa aggravante per omofobia e transfobia é un fatto significativo e conferma lo status del paese come “leader” regionale in materia di diritti LGBT. Nonostante questo passo avanti, però, la situazione della comunità LGBT in Georgia é lungi dall’essere soddisfacente. Il paese non riconosce nessun diritto alle coppie e famiglie LGBT, non ha mai ospitato un Pride e la comunità LGBT é vittima di violenze e discriminazioni. In settembre del 2011, per esempio, tre turisti gay tedeschi furono selvaggiamente aggrediti e gettati in un fiume in un villaggio nella regione di Omalo, dopo essersi baciati in pubblico. Un’ omofobia sociale che, va notato, é spesso alimentata dalle autorità religiose locali. Nel 2010 un falso rumore che annunciava la possibile tenuta di un Gay Pride a Tbilisi scatenò la reazione furibonda della chiesa ortodossa georgiana e dell’ opposizione che accusò il governo di “volere distruggere i valori georgiani“.

Nell’ultimo “Rainbow Index” elaborato da ILGA-Europe la Georgia ha ottenuto -1 punto (uno in più dei suoi vicini. L’Armenia, la Turchia, la Russia e l’Azerbaijan ottennero infatti -2 punti)

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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