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La Grecia svenduta alla Cina

di Pietro Acquistapace

Ci sono un greco, un tedesco e un cinese; sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è. Si è da poco concluso a Pechino il 14esimo summit economico tra Ue e Cina, appena dopo l’approvazione della manovra fiscale nel parlamento greco e poco prima che la stessa venisse ritenuta insufficente dall’Eurogruppo, rinviando quindi il secondo pacchetto di aiuto, per un valore di 130 miliardi di euro, allo stato ellenico.

La Cina sta quindi assumendo un ruolo sempre più forte di attore globale ed è significativo che nello stesso giorno del vertice citato il vicepresidente cinese Xi Jinping sia stato impegnato in una visita ufficiale a Washington.

Come facilmente intuibile il summit, che ha visto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, insieme al presidente della Commissione Jose Manuel Barroso, incontrarsi con la delegazione cinese composta dal premier Wen Jiabao e dal presidente Hu Jintao, è stato in gran parte incentrato sulla crisi economica europea. Tuttavia nella dichiarazione finale, articolata in 31 punti, non si è accennato al tema.

La mancata risposta cinese, nonostante le dichiarate buone intenzioni, potrebbe avere origine da molteplici ragioni. Innanzitutto la Cina non è obbligata, e certo non si sente tale, nel venire incontro alla richiesta d’aiuto lanciata dall’Ue; ci sono poi da considerare le modalità di tale eventuale aiuto: mentre l’Europa vorrebbe ricevere fondi mediante un piano di salvataggio, la potenza asiatica non esclude il ricorso al tramite del Fondo monetario internazionale. Va inoltre ricordata la risposta cinese datata fine 2011 alla Gran Bretagna che ne sollecitava gli investimenti sul proprio territorio, che affermò chiaramente che il colosso asiatico non avrebbe più avuto interesse nel finanziare progetti senza essere allo stesso tempo partecipe di perdite e profitti.

La Cina ha posto delle precise condizioni per il proprio intervento, una delle quali è il pieno riconoscimento di attore economico, eliminando ogni restrizione e di fatto aprendo i mercati europei alle merci cinesi. A illuminare ancora di più il quadro è l’intervista rilasciata all’agenzia Dow Jones dal presidente della China Investment Corporation, Lou Jiwei. Questi ha rivelato come il cancelliere tedesco Angela Merkel abbia recentemente chiesto agli investitori cinesi di acquistare quote di debito pubblico di Italia e Spagna, ricevendo da Pechino una risposta negativa.

L’Europa starebbe quindi appaltando le sue parti più deboli, ma si pone il problema greco. Nonostante la recente legge finanziaria approvata da Atene metta in vendita le quote pubbliche in settori come l’energia e l’acqua, nonostante si sia dichiaratemente aperto ad investitori stranieri un mercato strategico come quello energetico, perchè tale riforma è stata dichiarata insufficiente? Da chi in realtà, forse dalla Cina? Ma l’Europa vuole svendere davvero anche la Grecia, nodo chiave di tutte le vie di rifornimento energetico esistenti o in fase di progetto?

Sono domande che al momento non trovano risposte ufficiali ma che fanno pensare, come fa pensare il silenzio che regna attorno al Portogallo, dove il 25% delle rete elettrica nazionale è stato ceduto alla compagnia cinese China State Grid (e un altro 15% alla compagnia dell’Oman Omani Oil), facendo seguito alla cessione del 21% di Energias de Portugal alla China Three Gorges Corporation. Forse la posizione del Portogallo lontana da Turchia, Mar Nero, Iran Iraele e gasdotti vari ha fatto sì che nessuno si scandalizzasse? Probabilmente se i mori si fossero dedicati al surf e non alla Jihad Carlo Martello non si sarebbe scomodato.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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6 commenti

  1. eu or usa in greece = NO SOUTHSTREAM……= NO URSS in EU MARKET!!!

  2. Ih Grecia arriva pure la pipeline nuova di zecca che Israele vuole costruire passando per Cipro, Hanno scoperto un giacimento di petrolio enorme e sono nate contese territoriali con il Libano.

  3. la russia e la turchia hanno firmato per southstream….ma la turchia ha un progetto per una linea verso egitto (credo) allora……visto che la russia io non la voglio in europa….mi accorgo che se sono in grado di ricattare la turchia…posso stoppare ancora la russia…come? faccio un po’ di casino in siria…magari facciamo scoppiare un conflitto e poi … presenza internazionale e alla fine……SIGNORA TURCHIA SE VUOI ANDARE IN EGITTO CON LE TUE PIPELINE…devi rivedere gli accordi con la RUSSIA che vuole andare in EUROPA……..sicuramente mi sbaglio….almeno lo spero.

  4. faccio una battuta, il jihad è concetto che si sviluppa dopo l’anno mille. Per cosa si è scomodato Carlo Martello?

    matt

  5. Per finire in una canzone di De Andre’… 😀

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