Casino totale. A dieci anni dalle Torri

Il titolo del celebre romanzo di Jean-Claude Izzo, Casino totale, ben si presta a riassumere gli ultimi dieci anni delle vicende internazionali.  Oggi è l’undici settembre, dieci anni fa caddero due torri. Cosa è cambiato in questa decade, e come? La caduta della torre rappresenta simbolicamente la fine del potere che l’ha eretta. Il potere americano è davvero finito?

Dieci anni di casino

Per rispondere alla prima domanda, una breve panoramica può essere eloquente:  nel 2000 l’Onu dichiarò il decennio “della pace e della cultura”. Auspici mal riposti. Nel 2001 s’avvia la seconda intifata palestinese contro Israele. Cadono le Torri e meno d’un mese dopo inizia la guerra in Afghanistan. Nel 2003, col fronte afgano appena aperto, gli Stati Uniti attaccano l’Iraq con la scusa delle armi di distruzione di massa, mai trovate. Scoppia la guerra civile in Sudan, termina quella in Congo con uno strascico di violenze che ancora perdura, in Somalia nel 2004 finisce una guerra per iniziarne un’altra. Nel 2004 a Beslan, in nord Ossetia, un gruppo di separatisti ceceni (che  i russi dissero legati ad al-Qaeda) prese in ostaggio 1200 persone, molti bambini, in una scuola elementare: 700 i morti. Nello stesso anno la brigata al-Masri rivendica l’attentato che a Madrid colpisce una serie di treni locali, la brigata – forse inesistente- viene collegata ad al-Qaeda. Nel 2005 la stessa fantomatica brigata compie un attentato alla metropolitana di Londra: al Qaeda sbarca così in Europa. Nel 2006 Israele invade il Libano, viene uccisa Anna Politkovskaja, viene condannato a morte Saddam Hussein. Nel 2007 esplode la bolla immobiliare negli Usa. La Cina reprime nel sangue le proteste in Tibet. La Russia invade la Georgia. Una serie di attentati islamisti fa tremare l’India, anche in questo caso colpa di al-Qaeda. Nel 2009 inizia la guerra a Gaza. Nel 2010 precipita in Bielorussia l’aereo presidenziale polacco del presidente anti-russo Kaczynski. Nel 2011 esplode la crisi dell’euro gettando la Grecia in bancarotta, intanto nel Nordafrica scoppia la rivolta e in Libia la guerra.

Alle origini del casino

Come è potuto succedere questo casino totale? Bisogna rispondere alla seconda domanda: il potere americano è davvero finito? Se pensiamo al potere militare, ovviamente no. Ma il potere di guida e condizionamento politico globale, quello . L’undici settembre si rivela allora  come conseguenza di un evento epocale, quel 1989 cui gli Stati Uniti non hanno saputo dare risposte. E’ nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, che le Torri iniziano a sgretolarsi: il bipolarismo novecentesco era finito e le pretese unipolaristiche a stelle e strisce si sono rivelate fondate sull’argilla. L’incapacità americana di rispondere a quell’evento (europeo) si rivela oggi, in tutta evidenza. E’ nel 1989 il germe del casino totale, della frammentazione dell’ordine internazionale a favore di un caos violento e disorganico. E’ l’Europa che distrugge il sistema bipolare, che spezza le catene della schiavitù cercando, da quella data, la via del riscatto che, per chi scrive, è l’Europa unita.

Fra dieci anni o domani

Un riscatto che tarda ad arrivare. Dieci anni di guerre e crisi economiche ci hanno svuotato -noi europei rimbambiti di calcio e tivù – privandoci di senso e valori. Dieci anni persi della nostra vita. Persi ad inseguire un fantasma, Osama bin-Laden, mentre i banchieri speculavano le loro spazzature. Da dieci anni siamo dentro una sala d’aspetto, in attesa che si apra una porta che è rimasta invariabilmente chiusa. Al punto che neppure più sappiamo cosa stiamo aspettando.  Ci avevano promesso un messia.

Nel 2009 l’appena eletto presidente Barack Obama è stato insignito del premio Nobel per la Pace.  Ancora una volta, come già nel 2000, la parola d’ordine è pace. Ancora una volta dovremo attenderci guerre? Ancora inseguiremo fantasmi o lo diventeremo noi stessi dei fantasmi?  Saremo uomini e donne o piuttosto ectoplasmi di società neoautoritarie e neoliberiste, vittime imbelli di populismi, disoccupazione, conflitti?

Appuntamento fra dieci anni oppure, meglio, a domani sotto la porta di Brandeburgo oppure sull’Acropoli: c’è da ricostruire dai ruderi la nostra democrazia.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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6 commenti

  1. Giuseppe Stasolla

    Caro Matteo, hai perfettamente ragione.
    L’unic spiraglio di luce è costituito dall’Europa.
    Purtroppo, in questi anni, si è lasciato che il Club dei banchieri, a cominciare dal nostro Paese, determinassero la politica (non solo economica, ma totale); ora la salita sarà ancora più ripida, ma alternative non ve ne sono, pena la balcanizzazione…

  2. Dunque riassumendo, (e se ho capito bene):

    1989 cade il muro – gli usa nn sanno far fronte a questo evento europeo – di conseguenza gli usa perdono l’egemonia mondiale (negli anni 90?) – a causa di tutto ció vengono attaccate le torri e si producono una serie di eventi caotici, dallo scoppio della guerra in sudan, alla bolla immobiliare, alla cina che invade il tibet, passando per l’omicidio politkovsk, i quali naturalmente sono tutti collegati, originati dal declino degli usa causato (?) dal crollo del muro (forse cosí si spiega anche il fatto che nel 2005 ho avuto un terribile attacco d’asma, e che la juve è andata in serie b 2008. Nn so come ma si sa, la realtà è complessa). Perció se nn facciamo qualcosa rischiamo di cadere in mano agli ectoplasmi liberisti, populisti e autoritari e che creano disoccupazione.

    Matté, come prima cosa, (per iniziare a scongiurare nel nostro piccolo tali catastrofiche eventualità) propongo di stare attenti ai legami causali nelle analisi storico-economico-politiche, specie se sono per un sito che pretende di occuparsi autorevolmente di queste tematiche.

    Un caro saluto L

    • Touché, Leo. Riconosco che la ciambella non sia venuta col buco e che il messaggio sia molto semplificato. Comunque sì, l’idea di fondo è che il celebratissimo 2001 non sia l’evento principale, dal punto di vista delle relazioni internazionali, a noi più vicino, bensì il 1989. Sai meglio di me che le teorie di Breszinski, Huntington e Fukuyama si sono rivelate in varia misura errate e che il declino americano comincia col suo apice, questo intendo dire, quindi appena dopo l’89.
      Che la reazione americana al suo declino, ovvero la “guerra al terrorismo”, lo abbia accelerato tirando in mezzo anche l’Europa e destrabilizzando mezzo globo terracqueo, è il secondo aspetto espresso nel pezzo.
      Bon. La mia idea è che il declino americano non debba essere il nostro.

      Ripeto, è senz’altro un articolo che semplifica molto e certo non nego la complessità. Sull’autorevolezza, non esageriamo. Questa poi è la mia rubrica “esterrefatto”, dove mi permetto di farla fuori dal vaso. E mi sa che stavolta è andata così. Ma tu perché non scrivi su Ej ogni tanto?

      Un saluto
      Matt

  3. ciao, io ho molti dubbi sulla fine dell’egemonia americana. Ho paura di assumere un’ottica troppo “usacentrica”. O meglio: se si concentra lo sguardo sugli Stati Uniti si’, questi sono finiti, e pure da un pezzo. Ma se si allarga lo sguardo ad una visione geopolitica di insieme gli Stati Uniti tornano assolutamente in gioco. Il problema e’ che come dici giustamente l’Europa non deve farsi tirare in mezzo. Sto riflettendo molto sul concetto di identita’. Mi scuso per l’oscurita’ di quanto scritto ma sono in fase di riflessione 🙂

  4. e comunque lieto ti piaccia Izzo, amo Marsiglia e ci sono tornato dopo avere letto TUTTO quello che Izzo ha scritto…

  5. bravo, ottimo articolo critico…peccato però che l’Europa sia immersa in un sonno che dura da decenni… vedi quando c’era Adolfo… l’unica a opporsi, fu l’Inghilterra

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