ELEZIONI TRANSNISTRIA / 3: Vince Shevchuk, un primo passo verso la riconciliazione con la Moldavia?

Uno stato criminale, sempre così lo abbiamo descritto, ma la Transnistria ha sorpreso questa volta. Al secondo turno per le elezioni presidenziali tutto si è svolto regolarmente pur mancando osservatori internazionali. La Transnistria, infatti, non è riconosciuta da nessuno Stato, nemmeno dalla Russia che pure ne ha fatto uno dei suoi paradisi per il riciclaggio e il contrabbando. Il voto è stato tranquillo e i risultati sono stati accettati con fair play “democratico”. Solo Igor Smirnov, al potere dal 1992, ha intentato ricorso accusando brogli ma la sua istanza è stata rigettata dalla Commissione elettorale.

Smirnov, fedele alleato di Mosca, ha perso i suoi favori al Cremlino ed è difficile non vedere nella sua sconfitta la longa manus della Russia che forse gli ha preferito Yevgeny Shevchuk, ex speaker del parlamento e leader del partito Rinnovamento, che ha battuto nel turno elettorale di ballottaggio lo speaker attuale, Anatoly Kaminsky. Senza la protezione economica e militare russa la Transnistria non potrebbe esistere e un’influenza del Cremlino sul risultato elettorale appare evidente.

Come scrive Astrit Dakhli sul Manifesto: “Il cambio al vertice non dovrebbe, almeno nel breve periodo, cambiare troppe cose nell’esile staterello della Transnistria […]. Pure, la sconfitta di Smirnov, al potere ininterrottamente dal 1990 e nella cui figura di padre padrone semi-mafioso la Transnistria si è identificata per tutto il tempo della propria esistenza, non potrà non avere un impatto importante“.

Yevgeny Shevchuk guarda ad ovest, alla ricerca di una soluzione del conflitto diplomatico che contrappone la Transnistra alla Moldavia di cui, a livello internazionale, è considerata parte. Anche la Russia, in passato, si è spesa per una ricostituzione del dissidio tra Tiraspol e Chisinau proponendo una struttura federale che comprendesse Transnistria, Moldavia e Gagauzia. Questa strada verrà più concretamente percorsa ora che Smirnov è fuori dai giochi: una strada che piace a Mosca come a Bruxelles.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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7 commenti

  1. Ma il “candidato apertamente sostenuto dalla Russia” non era Kaminski, come recitava l’articolo del 16 dicembre ? Decidemose.
    Insomma, ‘sti poveri Transnistri sono dei perfetti automi decerebrati, incapaci di esprimere una loro preferenza elettorale. Vanno al seggio vestiti a festa, si avvicinano ad un tizio che gli mette in mano una scheda prevotata e loro la infilano sorridenti nell’urna. Funziona così in quelle plaghe, vero ? Meno male che ci siamo noi Occidentali intelligenti e critici, che non ci facciamo mica gabbare dai detentori del potere …

  2. Gent. Romano
    pensavo che Kaminski fosse il candidato russo, evidentemente mi sbagliavo. Sa, succede. Capita di non conoscere tutto, di non avere informazioni complete. Poi vede, se preferisce informarsi altrove le consiglio Osservatorio Balcani e Caucaso, è un sito di altissimo livello. Sono professionisti, un grande staff con istituzioni alle spalle. Noi siamo un prodotto artigianale. Abbiamo imperfezioni

    Matteo

    • Grazie, Matteo. Conosco il sito e sono abbonato alla loro newsletter. Ma preferisco di gran lunga East Journal, perché ha un taglio più agile e l’aria che ci si respira è più amichevole, non saprei come esprimermi meglio. Ed infatti intervengo su East Journal, mentre non l’ho mai fatto su Osservatorio (che tra l’altro trovo eccessivamente politicamente corretto).
      Credo di essere stato frainteso per il tono del mio commento, ma il fraintendimento è solo causato dalla mia irruenza nel rispondere. In effetti, parlando con franchezza, mi dispiace solo che gli Europei dell’Est vengano sempre considerati come dei babbei manipolabili. East Journal non lo fa, ma — a furia di notarlo in tanti altri siti frequentati — si finisce col vedere considerazioni poco precise sul grado di comprensione politica di lontani popoli, anche dove l’analisi è invece profonda.
      Non ho altro che da scusarmi per la mia voglia di mangiarmi il mondo : in effetti, attendevo di addentare il cotechino …

  3. No no, mi scuso anche io della permalosaggine. Guardi, in tutta franchezza, ci sono Paesi che conosciamo meglio e altri che impariamo a conoscere “in fieri”. E quindi è facile sbagliare, lasciandosi magari andare a qualunquismi. Cerco sempre di impostare il lavoro di tutti in modo da “coprire” quanti più argomenti e aree geografiche possibili. Orizzontalità, talvolta, va a scapito di verticalità. E questo della Transnistria è il caso. Ma avere lettori esigenti è uno sprone a migliorare. Quindi grazie
    M.Z.

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