ELEZIONI KOSOVO/3 – Behgjet Pacolli, l'elvetico che riciclò i soldi di Elstin

di Matteo Zola

Behgjet Pacolli, il grande sconfitto, secondo i sondaggi avrebbe ottenuto solo il 7,52% dei voti. Noto alle cronache rosa per il suo matrimonio, presto naufragato, con la cantante di origine albanese Anna Oxa, Pacolli è un tycoon di prim’ordine e -come spesso accade a quelli della sua razza- pluri inquisito. Per salire in politica, Pacolli ha abbandonato la Mabetex, società creata nel 1990 e che ha fatto la sua fortuna come imprenditore e costruttore. Ma è uscito anche da una miriade di altre società come la casa musicale B&G, la Swiss Diamond Hotels, la Nuova Bernasconi Costruzioni, la Diamond Travel, lasciando a fratelli e familiari “ormai cresciuti professionalmente” come lui afferma, la gestione.  Resta ancora presidente o amministratore unico di alcune società, come ad esempio la CSR-Credito per la Ricostruzione e lo Sviluppo SA; la Immobiliare Mabetex SA; la Mabco Constructions SA; la Fondazione per i ragazzi del mondo di Ibrahim Kodra; la Centro Benessere Terme Acquarossa SA Lugano (insieme a Giorgio Giudici, Luciano Morelli, Giovanni Andrea Baggio). Se da una parte “è tempo di riposare” come lui dice, dall’altra non smetterà di lavorare. Solo che ora – a 58 anni – preferisce farlo “nell’interesse della comunità”. Quella del Kosovo, Paese dove è nato nel 1951, secondogenito di dieci figli, presso Marevce, piccolo paesino tra le montagne.

Stando alla magistratura di Lugano, Pacolli aiutò Boris Eltsin a dotarsi di una sontuosa carta di credito appoggiata a una banca svizzera e – secondo la magistratura di Trento – fu il riciclatore di alcune decine di milioni di dollari per conto della «Famiglia» di Boris Eltsin, più specificamente della figlia di Pavel Borodin, ex capo dell’Amministrazione del Cremlino, nonché per la compravendita di alcuni aerei militari venduti da Rosvooruzhenie a un paese latino-americano attraverso i servizi segreti dello stesso, e che fruttarono tangenti per altre decine di milioni di dollari.

La costruzione dell’Università Americana di Pristina è un suo investimento, lì si formerà la futura classe dirigente kosovara. Anche Alleanza per un nuovo Kosovo, il partito di Pocolli, è una creazione americana, specificamente dell’amministrazione Bush. La sconfitta di Pocolli, fermo al 7,52%, è segno che ancora la dirigenza post-Uck è forte, controlla il territorio, gestisce l’economia (legale e criminale), avvantaggiata dalla struttura clanica della società albanese, dalla quale Pocolli è tagliato fuori.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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