ELEZIONI CREMLINO: Il comunista Zjuganov in cerca di alleati

di Giovanni Bensi

Che cosa fanno i comunisti russi (PCFR) in vista delle elezioni presidenziali? Il loro leader Gennadij Zjuganov, uno dei candidati, meglio noto come “govorjashchaja kartoshka” (“patata parlante”), seguendo la tradizione che lo vuole sempre secondo, questa volta, se Vladimir Putin non vincerà al primo turno, sarà il suo avversario al ballottaggio.

È vero che, secondo i sondaggi, la differenza fra i due è enorme (intorno al 50% per Putin, sul 14% per Zjuganov), ma tant’è, il successo d’immagine potrebbe esserci. Nei giorni scorsi Zjuganov ha tenuto una conferenza stampa a Mosca, durante la quale ha proposto una serie di iniziative per quanto riguarda la riorganizzazione politica della Russia.

La proposta più radicale è stata quella di abolire la carica di primo ministro, affidando la guida del governo al presidente, per un periodo di transizione “finché durerà la gravissima crisi e vi sarà l’estrema necessità di elevare il grado di efficienza dell’amministrazione”. Nel caso di una sua elezione alla presidenza, Zjuganov intenderebbe reggere lui stesso le sorti dell’esecutivo. Egli ha anche precisato chi prenderebbe nel “suo” governo e chi vedrebbe volentieri nelle altre posizioni-chiave dello stato.

I compiti del governo, come li vede Zjuganov, sono piuttosto ovvi: “Il presidente – ha detto – anche nella persona di capo del governo, deve ogni giorno equilibrare le questioni economiche, produttive e sociali, dominando la situazione e facendo sì che l’economia funzioni con efficienza e stabilità”. Zjuganov ritiene che la soppressione dell’ufficio del premier permetterebbe di liberarsi della “duplicità” nella direzione del paese, “quando non si sa da dove arrivino gli ordini e bisogna per forza pregare e genuflettersi davanti a due divinità”. A suo parere, proprio “questa duplicità ha paralizzato le normali responsabilità amministrative”.

Inoltre Zjuganov ritiene necessario varare una nuova legge sull’amministrazione presidenziale che “deve essere molto più compatta ed efficiente”. A parte questo, Zjuganov vuol creare in Russia un governo di cui facciano parte “persone che conoscono tutti i settori della produzione”, ma “nello stesso tempo non contaminati dalla privatizzazione”.

Inoltre del governo devono far parte “persone che non hanno alcun rapporto col mondo degli affari e non sono legati ad esso”. “In caso contrario – ha detto – essi servirebbero i loro interessi, quelli delle proprie aziende e non risponderebbero alle esigenze dei cittadini e non risolverebbero i problemi di rilevanza nazionale”

A questo punto Zjuganov ha indicato una serie di nomi di politici e personaggi pubblici ai quali egli sarebbe pronto ad affidare la direzione dei diversi settori in caso di sua vittoria alle presidenziali. Così al posto di governatore della Banca centrale della Federazione Russa Zjuganov vedrebbe Sergej Glazjev, un membro dell’Accademia delle Scienze, economista, già presidente della Commissione parlamentare per l’economia, già membro del “Partito democratico della Russia” e del “Congresso delle comunità russe”, partiti di orientamento piuttosto sovieto-nostalgico ed ora non più esistenti. Alla carica di speaker della Duma Zjuganov proporrebbe Sergej Mironov, ora suo concorrente alla presidenza, ex speaker del Consiglio della Federazione ed ex capo del partito di centro-sinistra “Russia Giusta”.

Sempre se divenisse presidente, Zjuganov affiderebbe la politica giovanile al coordinatore del “Fronte di Sinistra” Sergej Udaltsov, che si è distinto nelle dimostrazioni degli ultimi mesi contro i brogli elettorali e la politica di Putin. È stato arrestato e ha trascorso 15 giorni in “detenzione amministrativa”. A sorpresa Zjuganov ha rivelato che vedrebbe volentieri il noto blogger Aleksej Navalnyj al lavoro presso la Corte dei Conti. Con la sua rete internet, Navalnyj è stato uno dei principali organizzatori delle recenti proteste.

È interessante che il leader del PCFR è già il secondo candidato alla presidenza convinto che Navalnyj debba lavorare alla Corte dei conti: in precedenza Sergej Mironov aveva dichiarato che in caso di vittoria (improbabile) alle elezioni el 4 marzo avrebbe proposto a Navalnyj addirittura di presiedere il tribunale contabile.

Se diventrà presidente, Zjuganov è pronto senza riserve a lasciare Sergej Shojgù a capo del Ministero per le situazioni di emergenza, vale a dire delle Protezione civile russa. Shojgù è generalmente apprezzato dalla popolazione per l’efficienza che ha saputo imprimere al suo dicastero, cosa non scontata in Russia. Shojgù è di etnia “tuvina” (è nato nella Tuvinskaja Avtonomnaja Oblast’, in Siberia sud-occidentale, ed il suo patronimico è Kuzhugetovich). Zjuganov ha avuto per lui parole di elogio: “A tutt’oggi, ha dichiarato, nessuno conosce meglio di lui il suo campo di attività, difficile, complesso, pericoloso e critico”.

Zjuganov ha sostenuto che dovrebbe essere creato “un consiglio di esperti intellettuali nel quale dovrebbero entrare le persone di maggior talento, che abbiano autorità in questo o quel settore”. A capo di questo organismo Zjuganov vede il premio Nobel per la fisica (2000) Zhores (Jaurès) Alfjorov. E poi, pur di aumentare (crediamo in maniera illusoria) le sue chances Zjuganov è pronto a compromessi, magari anche col “diavolo”. Infatti il leader comunista, in maniera inaspettata, ha dichiarato: “Suppongo che in questo consiglio potrebbe entrare anche Zhirinovskij. Vladimir Volfovich (cioè appunto Zhirinovskij – nda) è un uomo con una grande esperienza di lavoro politico, uno che conosce bene sia la situazione interna della Russia che la vita internazionale”. Un giudizio eccezionalmente positivo per un politico che non solo è concorrente di Zjuganov alle presidenziali, ma che fa anche professione di anticomunismo.

Inoltre Zjuganov ha citato anche altre persone che “posseggono enormi potenzialità e potrebbero essere utilizzate in diverse sfere”. Fra questi egli ha indicato politici già in carica nel governo Putin, come l’attuale presidente della Corte dei conti Sergej Stepashin, il ministro degli esteri Sergej Lavrov, il primo vice speaker della Duma Aleksandr Zhukov e il ministro delle comunicazioni Igor’ Shchegolev.

Sempre in caso di una sua vittoria, Zjuganov propone anche di riformare la Costituzione russa, entrata in vigore sotto Boris Eltsin nel 1993. A suo parere è necessario istituire un Consiglio costituzionale che dovrebbe preparare gli emendamenti alla Legge fondamentale. E poi sarebbe il caso di “convocare un’assemblea costituzionale con il compito di esaminare tutte le proposte che saranno avanzate”. Secondo Zjuganov, “nella Costituzione è necessario prevedere un parlamento forte e operativo che possa prendere in maniera autonoma qualsiasi decisione”. “Ritengo – ha concluso il leader comunista – che questa commissione dovrebbe essere presieduta da Boldyrev e Baburin che hanno una grande esperienza e più volte hanno cercato di proporre degli emendamenti”. Si tratta in entrambi i casi di persone che hanno ricoperto importanti cariche ai tempi di Boris Eltsin.

Da tutto questo appare chiaro che Zjuganov tenta di scrollarsi di dosso l’immagine di “erede di Stalin e Brezhnev” cercando di fare breccia negli ambienti “nazional-patriottici” che teorizzano la continuità dello stato russo dagli zar ai bolscevichi e ai post-comunisti (sono detti anche “derzhavniki”, i fautori della “derzhava”, lo “stato imperiale”) che non hanno ancora trovato una sistemazione nello spettro politico esistente (Putin è troppo “capitalista”, Zhirnovskij è troppo unilateralmente nazionalista e poi, cosa che per i “derzhavniki” è una macchia, è di padre ebreo, Mironov è troppo “social-umanista” e “tolstojano”, ecc.). Un rappresentante tipico di questi “derzhavniki” è l’ambasciatore russo presso la NATO Dmitrij Rogozin.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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