BULGARIA: A Sofia non ci sono ambulanze

Tra il 2010 e il 2012 a Sofia si registra un’impennata di chiamate al 112, il numero unico per le emergenze in Bulgaria, che passano da 11.016 a 12.930 nel solo mese di gennaio. Una media di 431 al giorno.
Nel 2012 la città conta oltre 1,2 milioni di abitanti, ma le ambulanze a disposizione dell’intera capitale sono solo 13. Il numero medio di équipe mediche d’urgenza attive è 20, il che significa circa 22 casi al giorno per ogni squadra.
Il regista bulgaro Ilian Metev decide di seguire una delle ambulanze sofiote proprio in questi due anni per il suo esordio dietro la cinepresa. Dopo aver aspettato a lungo l’autorizzazione per la distribuzione, il suo documentario L’ultima ambulanza di Sofia (Poslednata linejka na Sofija) viene finalmente presentato in anteprima alla 65ª edizione del Festival di Cannes.

Una metamorfosi a metà

L’inadeguatezza del servizio sanitario di emergenza bulgaro è legata all’irregolare transizione del Paese, costellata da riforme fiacche alternate a periodi di crisi.
La ristrutturazione finanziaria del sistema sanitario viene ufficialmente approvata e applicata solo negli anni Duemila; essa prevede l’istituzione di una Cassa nazionale di assicurazione sanitaria e un sistema di assicurazioni mediche.
Quattro anni dopo, un quarto dei bulgari non paga regolarmente le quote assicurative, e fino al 2005 non esiste uno strumento che verifichi lo stato di assicurazione dei pazienti. Nel 2009 la quota di stipendio da destinare all’assicurazione sanitaria passa dal 6 all’8%. Nello stesso anno, pur avendo subito un aumento, il salario bulgaro mensile medio ammonta a 555 leva, meno di 300 euro. Nel 2018 il 12% dei bulgari è ancora senza assicurazione sanitaria, la maggior parte perché non può permetterselo.
La Cassa nazionale di assicurazione sanitaria bulgara dipende tuttora in larga parte dai magri finanziamenti statali, meno del 3% del PIL nazionale.

Condizioni avverse

La medicina d’urgenza in Bulgaria è finanziata interamente dallo stato. I primi specialisti iniziano ad essere formati nel 1996, ma dieci anni dopo i reparti di pronto soccorso sono scarsi, circoscritti agli ospedali specializzati e cliniche universitarie.
Nel 2014 sono solo 63 i medici impiegati nel settore in tutta la Bulgaria. La causa si cela nelle limitate possibilità di carriera, condizioni di lavoro sfavorevoli e stipendi bassi che caratterizzano quest’ambito. Il compenso mensile di un medico non supera i 400 euro, e quello delle infermiere è di circa 200 euro, di poco superiore a quello degli autisti.
Tutto ciò riduce drasticamente il numero di squadre e ambulanze disponibili, oltretutto distribuite nel Paese in maniera non proporzionale al numero di abitanti né all’estensione dell’area in questione.

L’ultima ambulanza di Sofia

Quando Ilian Metev gira il suo documentario, ci sono 200 posti vacanti al centro di medicina d’urgenza di Sofia. Il rapporto di ambulanze per numero di abitanti è il più basso rispetto alle altre maggiori città bulgare: due unità per 100.000 residenti.
Metev racconta la realtà della squadra formata dal medico Krassimir Yordanov, l’infermiera Mila Mihaylova e l’autista Plamen Slavkov, che lottano “contro un sistema sanitario fatiscente, pazienti ubriachi e drogati e le loro famiglie nel panico, automobilisti indifferenti e buche che crivellano tutte le strade dell’animata città di Sofia”. La loro è anche e soprattutto una corsa contro il tempo, che molto spesso non lascia scampo.
Attraverso un approccio osservativo, lo spettatore è solo con l’équipe e i pazienti, i quali non sempre chiamano il 112 per reale necessità. L’assistenza sanitaria d’urgenza è gratuita, e quindi preziosa occasione di trasporto all’ospedale, ricovero o visita specialistica per un paziente non assicurato.

Reazioni e promesse

Premiato con il France 4 Visionary Award a Cannes, il film di Metev suscita grande scalpore e trambusto in patria e all’estero. Nel 2014 il Ministero della salute stila un progetto per lo sviluppo del sistema sanitario di emergenza, e nel 2015 promette un aumento dei salari del 20%. Nel 2018 viene annunciato un investimento di 163 milioni di leva nel settore, per l’acquisto di nuove e più moderne ambulanze. Riusciranno ad arrivare in tempo?

foto: Kapital.bg

Chi è Giorgia Spadoni

Marchigiana con un debole per le lingue slave, bibliofila e assidua frequentatrice di teatri e cinema. Laureata al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, ha vissuto in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria. Nel 2018 ha vinto il premio di traduzione "Leonardo Pampuri", indetto dall'Associazione Bulgaria-Italia. Si interessa di cultura est-europea, storia e attualità bulgara.

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