KAZAKISTAN: Alla ricerca di una leadership regionale

Il buran è un vento gelido, impetuoso e spesso all’origine di tempeste di neve ma anche il nome dell’ultimo satellite orbitale russo, prima che nel 1993 Boris Yeltsin decretò la cancellazione del programma spaziale che fu sovietico. Oggi, i resti di quel sogno giacciono arrugginiti nel cosmodromo kazako di Baikonur, segno di un passato che il Kazakistan intende lasciarsi alle spalle guardando al futuro non levando gli occhi verso le stelle ma, più concretamente, tenendoli ben fissi sul terreno dove passerà il progetto cinese Belt and Road Iniative, che include la New Silk Road.

L’allontanamento del Kazakistan dalla Russia è un processo in atto da tempo, sebbene condizionato da fattori come la presenza di una consistente parte di popolazione di etnia russa soprattutto nella parte settentrionale del paese. Astana non ha mai amato i progetti russi di unione doganale centroasiatica, sentendosi troppo vincolata alle politiche di Mosca. Recentemente il presidente kazako Nursultan Nazarbayev ha inoltre recentemente dichiarato che, entro il 2025, il Kazakistan adotterà l’alfabeto latino, un chiaro segnale della volontà di abbandonare la sfera culturale russa.

Dopo un periodo difficile, tra il 1991 ed il 1995 l’economia kazaka si contrasse di oltre il 30%, il Kazakistan sembra avere intrapreso la strada verso il ruolo di attore regionale centroasiatico, raggiungendo un tasso di crescita superiore a quello di diversi paesi europei. Il Kazakistan è oggi membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, portavoce attivo del movimento per la messa al bando delle armi nucleari e ben inserito nel panorama diplomatico internazionale. A ulteriore conferma, il fatto che ospiterà l’edizione 2017 dell’Esposizione Universale.

Elemento centrale delle politiche kazake è la posizione geografica, un’area geografica cruciale situata tra Europa ed Asia. Proprio questo fattore sembra essere alla base dei rapporti sempre più stretti tra Kazakistan e Cina, simboleggiati dalla recentissima inaugurazione della linea ferroviaria commerciale che porterà le merci cinesi in Europa attraversando il territorio kazako. Il progetto è parte integrante del più ampio programma cinese Belt and Road Initiative già citato, in cui gioca un ruolo fondamentale la nuova cittadina di frontiera di Horgos, un vero miracolo economico.

Realizzata nel 2014, Horgos fa parte di una zona economica speciale, l’Horgos International Border Cooperation Center, ben presto diventato uno dei più grandi duty free della Cina occidentale grazie ai commercianti del Zhejiang (chiamati gli “ebrei cinesi”) ed alle industire manifatturiere del Guandong, tra i maggiori centri produttivi della Cina. Ad Horgos si sono realizzate immense fortune ma è solo una delle nuove realtà commerciali tra Cina e Kazakistan, come lo è l’interesse del colosso cinese CGN per l’uranio kazako.

Il Kazakistan è attivo anche nel tessere nuove relazioni anche all’interno della stessa Asia Centrale, in particolare con Uzbekistan e Turkmenistan. Parlare di alleanze vere e proprie potrebbe essere inesatto, restano tra questi paesi problemi non ancora risolti, ma sembra che sia comunque in corso un intensificarsi dei rapporti bilaterali finalizzati ad una più stretta cooperazione. L’Uzbekistan è alla ricerca di partner con cui mantenere una politica estera stabile, mentre il Turkmenistan sta cercando di uscire da un isolamento asfissiante.

La nuova situazione verso cui si sta orientando l’Asia Centrale sembra, almeno in parte, ricordare una vecchia idea del defunto ex-presidente uzbeko Islam Karimov, ossia la creazione di fronti contrapposti in cui i due grandi paesi centroasiatici, Uzbekistan e Kazakistan, si contrappongono a Tagikistan e Kirghizistan dietro cui si nasconderebbero gli interessi russi. Diversi analisti sono scettici in merito, basti pensare alla non risolta questione dello status del Caspio, ma indubbiamente trasporti e sicurezza sono settori in il Kazakistan potrà sicuramente giocare un ruolo chiave futuro.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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