BULGARIA: Mafia atomica. Una nuova centrale a Belene

Traduzione e adattamento di Daniela Ferrara

Radiazioni criminali

Nel giugno 2003, il settimanale bulgaro Kapital pubblicava un articolo sulla privatizzazione della “Atomenergoremont“, la società bulgara di proprietà dello Stato (l’unica) che si occupa del mantenimento della centrale nucleare di Kozloduy. Il settimanale, con il titolo suggestivo di “radiazione criminale”, rivelava chi erano i principali interessati ad accaparrarsi la Atomenergoremont: si tratta di Vasil Bozhkov, detto “il vogatore”, e Konstantin Dimitrov detto “Samokovetza”, entrambi conosciuti come figure controverse, sospettate di attività criminali.
Solo pochi mesi dopo, Konstantin Dimitrov “Samokovetza” veniva ucciso ad Amsterdam da un killer professionista. La “Atomenergoremont”, fu così venduta alla “Società Energia bulgara” di proprietà di Hristo Kovachki, un altro uomo d’affari dal torbido passato, che è attualmente in libertà provvisoria con l’accusa di evasione fiscale.

Tuttavia, alcune informazioni inedite di Wikileaks hanno recentemente rivelato che James Pardew, a quel tempo ambasciatore americano a Sofia, scriveva così nel 2005 a proposito di Vasil Bozhkov : “Si ritiene che controlli Risk Engineering“, un’altra azienda chiave nel settore nucleare bulgaro, aggiungendo, inoltre, che Bozhkov “è considerato il capofila di un gruppo appartenente alla criminalità organizzata. Le attività illecite di costui comprendono il riciclaggio di denaro, la frode nel settore della privatizzazione, le intimidazioni, le estorsioni e il racket”.

Direttore di “Risk Engineering” è Bogomil Mantchev che è anche il capo della “Bulgarian Atomic Forum”, un’organizzazione attiva che esercita forti pressioni per la costruzione di una seconda centrale nucleare in un’altra città del Danubio, Belene, utilizzando la tecnologia russa.
Dopo il disastro nucleare di Fukushima, la centrale nucleare di Belene è diventata il centro dell’attenzione dei media bulgari ed europei. L’impianto sarà costruito in una zona sismicamente pericolosa, avvisano gli ecologisti.

Come molti esperti hanno sottolineato, la centrale nucleare di Belene non versa in buone condizioni economiche. L’investitore tedesco RWE si è ritirato dalla partecipazione al progetto. Tuttavia, il progetto espanderà l’influenza economica russa nell’Unione Europea e per questo motivo la Russia ha dichiarato la sua disponibilità a finanziarlo da sola. Questo era sottointeso anche nel commento fatto dal rappresentante russo per la Nato, Rogozin, il quale aveva affermato che la Bulgaria sarebbe stata il cavallo di Troia della Russia in Europa.
Le oligarchie per l’energia bulgara e gli investitori russi continuano a spingere per il progetto.

“Dobbiamo incoraggiare il governo successivo ad avviare rapidamente la sua doverosa attenzione sul progetto, sottolineando l’importanza dell’incontro di tutti gli standard internazionali di sicurezza e qualità e portando nel quadro dell’Aiea e dell’Euratom (la Comunità europea per l’energia atomica) ad eseguire una ispezione sul sito”. – aveva dichiarato McEldowney.
Ma il governo successivo, eletto nel 2009, con Boyko Borissov come Primo Ministro, continua a spingere per il progetto, cercando di ottenere il prezzo migliore dai russi.

Il cavallo di Troia russo

Sono in corso i colloqui tra “Rosatom” (l’ente nazionale russo dell’energia atomica) e il ministero bulgaro per l’economia e l’energia. E un’altra “bomba” è scaturita dai titoli dei giornali di qualche settimana fa. Il vice Ministro Mariy Kosev ha dichiarato alla stampa che nel mese di febbraio, a Mosca, l’uomo conosciuto come il “bulgaro oligarca del petrolio,” Valentin Zlatev, ha partecipato a questi colloqui.
Zlatev è il proprietario della “Lukoil Bulgaria” (il braccio bulgaro della Lukoil, la più grande compagnia petrolifera russa), impianto di raffineria. Non rappresentava i funzionari bulgari – ha precisato Kosev – ma il motivo della sua presenza ai colloqui, d’altro canto molto riservati, rimane poco chiaro.
Valentin Zlatev è noto anche per essere vicino al primo ministro Boyko Borissov. Alla fine degli anni ‘90, subito dopo che la “Lukoil” ebbe acquistato l’impianto di raffineria, la società Ipon, di proprietà di Borissov, è stata designata a provvedere alla sicurezza di tutte le pompe Lukoil in Bulgaria, un importante traguardo e una fonte di reddito per gli anni a venire .

Tuttavia, secondo alcune informazioni inedite sulla criminalità organizzata in Bulgaria, le attività Lukoil non si limitano alla raffineria di petrolio. In qualità di Ambasciatore, Pardew ha scritto: “il rappresentante Lukoil in Bulgaria è Valentin Zlatev. Si stima che la compagnia petrolifera russa sia il più grande contribuente aziendale in Bulgaria. Controlla, inoltre, le esportazioni di petrolio russo in Bulgaria. Le operazioni bulgare della Lukoil attraverso Zlatev, sono sospettate di forti legami con l’intelligence russa e la criminalità organizzata “.

Affari nucleari, servizi segreti russi, criminalità organizzata: che combinazione radioattiva che fuoriesce da un unico cavo!

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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