BULGARIA: Istituito tribunale speciale antimafia. Ma il primo ministro è amico dei boss

La Bulgaria è uno dei Paesi più corrotti del vecchio continente, la sua classe dirigente è stata – negli ultimi vent’anni – più volte coinvolta in scandali legati alla criminalità organizzata. Persino il primo ministro, Boyko Borisovè ritenuto dal Congresso americano pericolosamente vicino agli ambienti della mafia bulgara. La notizia dell’istituzione di un tribunale specializzato per i casi di criminalità organizzata non può dunque che rallegrare anche se è lecito pensare che difficilmente potrà svelare la matassa di malaffare che lega gli ambienti della politica, degli affari e del crimine bulgaro.

Il tribunale speciale

L’obiettivo dichiarato è quello di snellire e rendere più efficace il sistema della giustizia. Lo ha annunciato il Presidente del Tribunale, Georgi Ouchev, alla radio nazionale nei primi di gennaio. La nuova istituzione potrà occuparsi fino a trecento casi all’anno tra sequestri di persona, riciclaggio di denaro, appropriazione indebita e traffico di essere umani. L’istituzione di un tribunale specializzato per i crimini di mafia risponde, invero, a una sempre maggiore pressione dell’Unione Europea che dal 2007 chiede a Sofia (ma anche a Bucarest) che venga riformato il sistema giustizia al fine di garantire procedure più veloci nei processi di mafia. Richieste a cui Borisov ha sempre fatto orecchie da mercante.

Le pressioni europee

Ancora nel luglio 2011 la Commissione europea ha gravemente sottolineato l’incertezza del diritto nei processi contro la criminalità organizzata e della scarsa affidabilità delle sentenze che solo raramente hanno portato a delle condanne, lasciando irrisolti o impuniti molti casi. Il segreto di Pulcinella della non persecuzione dei crimini di mafia in Bulgaria è stato pubblicamente svlato da Wikileaks che ha reso noti una serie di cablogrammi in cui la diplomazia americana mostrava seria preoccupazione per le infiltrazioni della mafia nelle istituzioni bulgare.

“Fare di Borisov un politico di spicco”, parola dei boss

Ancora nel novembre scorso il nome di Borisov è finito in mezzo a uno scandalo mafioso. Durante un’udienza del processo contro un sodalizio criminale denominato “Gli assassini”, un gruppo di fuoco al soldo della Sic, legata alla Vis, la principlale organizzazione assicurativa bulgara (il mondo delle assicurazioni, in Bulgaria, è espressione del racket della protezione), uno dei membri della banda, Vasil Kostov detto “Ketsa” (lett. “scarpa di tela”), ha dichirato di aver assistito di persona a un incontro tra Milcho Bonev detto “Bay Mile” e il signore della droga serbo, Sreten Josic meglio noto come “Joca Amsterdam” (attualmente sotto processo in Serbia per l’omicidio del giornalista Ivo Pukanic).

Secondo quanto dichiarato da “Ketsa” Kostov, in una deposizone fiume di undici ore, durante quell’incontro, avvenuto nei primi anni Duemila, Josic, Bonev e altre figure di spicco delle compagnie d’assicurazioni avrebbero deciso di fare di Borisov una figura chiave della politica bulgara. A tal fine lo avrebbero aiutato economicamente e praticamente, ricorrendo alla loro forza di persuasione e relazioni informali. Dal 2001 Borisov inizierà la sua ascesa politica che lo porterà a essere Segretario Capo del Ministero degli Interni bulgaro tra il 2001 ed il 2005, sindaco di Sofia dal 2005 al 2009 e Primo ministro dal 2009 ad oggi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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