I paesi dell’Europa orientale non sono pronti per affrontare la crisi, non ne hanno gli strumenti economici (mancano, ad esempio, di adeguate riserve monetarie e hanno un debole sistema bancario) e non hanno strutture politiche stabili, le istituzioni sono fragili, e oggi rischiano il collasso sociale. Dal quindici gennaio scorso si susseguono le manifestazioni a Sofia ma all’inizio i motivi dei disordini non erano legati alla crisi economica: gli studenti bulgari protestavano per la morte di un ragazzo in un episodio di criminalità comune, accusando il governo guidato dal Partito Socialista di non garantire la sicurezza dei cittadini. Ai giovani si sono però uniti gli agricoltori, furiosi per il calo dei prezzi dei loro prodotti e per l’impossibilità di incassare i sussidi comunitari, spesso intascati dagli amministratori corrotti.
La corruzione, diffusa ad ogni livello, è senz’altro il problema più grave della Bulgaria e in una tale situazione appare arduo per qualsiasi governo, non solo per quello in carica, fronteggiare la crisi economica. Nel 2008 l’Unione Europea ha annullato l’invio di fondi comunitari per un totale di 500 milioni di euro proprio a causa della corruzione. La disputa sul gas russo che ha coinvolto Mosca e Kiev negli scorsi mesi ha aggravato le tensioni sociali.
Fonte: Internazionale, The Observer, Ansa Balcani, Osservatorio Balcani