La vicenda del Nagorno-Karabakh

Il Nagorno-Karabakh è una regione situata nel Caucaso meridionale, interamente circondata dallo stato dell’Azerbaijan, la cui capitale è Stepankert La regione è abitata da due etnie: gli armeni nei fondivalle e i curdi sulle montagne. Storicamente parte dell’Armenia, ma posseduta dall’Azerbaijan dal primo dopoguerra, dagli anni ’90 l’area è sotto il controllo militare armeno, in seguito ad uno scontro con i vicini dell’Azerbaijan durante il quale, nel 1991, la popolazione locale aveva cercato di dichiarare la propria indipendenza.

Nel dicembre 1991, con un referendum tenuto nel Nagorno-Karabakh (e boicottato dalla maggioranza armena nella regione disputata), venne approvata la creazione di una repubblica indipendente. L’Unione Sovietica, nei suoi ultimi giorni di vita, propose maggiore autonomia al Nagorno-Karabakh all’interno dell’Azerbaigian. Era un tentativo di far rientrare una crisi che Mosca non sapeva più controllare, pur nella logica delle autonomie su cui si fondava la Federazione Sovietica. Ma la proposta non soddisfaceva né la parte armena né quella azera e ciò pose le premesse per la guerra tra i due stati.

La contesa per la regione divampò quando sia l’Armenia che l’Azerbaigian si resero indipendenti da Mosca nel 1991. Nel vuoto lasciato dal crollo sovietico, lo scontro tra le due neonate repubbliche finì con l’essere fortemente influenzato dalla politica militare della Federazione Russa e della Turchia, alleato storico dell’Azerbaijan e persecutore storico degli armeni. Ora il Nagorno-Karabakh è una repubblica presidenziale non riconosciuta dalla comunità internazionale, solo l’Armenia (per affinità etnica e culturale) ne accetta l’esistenza ma la provincia rimane contesa. La rilevanza geopolitica dell’Azerbaijan ha spinto gli Stati Uniti ha dichiararne inalienabili i confini malgrado la progressiva deriva democratica del governo di Baku. Un tassello della complessa situazione geopolitica del Caucaso, per lo più ignorata dall’opinione pubblica e dai media occidentali, ma rilevantissima per gli equilibri economici e politici tra Russia, Europa e Stati Uniti.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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