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AZERBAIJAN. Cosa c'entra la crisi greca con il gas azero? Il caso Shah Deniz II

di Pietro Acquistapace

La crisi greca sta avendo importanti risvolti anche nel settore della geopolitica energetica. E’ infatti di pochi giorni fa la notizia che le autorità azere hanno escluso, a causa del pericolo di insolvenza del partner greco, il progetto ITGI dal bando per l’assegnazione dei diritti di sfruttamento del giacimento di gas Shah Deniz II.

Questo giacimento è di vitale importanza per l’Europa, infatti il suo sfruttamento permetterebbe il rifornirsi di gas senza passare attraverso Iran e Russia. Il giacimento Shah Deniz II, situato nel mar Caspio, possiede riserve stimate tra 1,5 e 3 milioni di barili, il che fa chiaramente capire quale sia la posta in gioco.

ITGI vedeva la partecipazione dell’italiana Edison insieme alla società greca DEPA, e proprio quest’ultima ha suscitato i dubbi che hanno portato il governo azero all’esclusione del progetto. Restano dunque in corsa per l’assegnazione tre progetti: Trans-Adriatic Pipeline (TAP) finanziato da Norway’s Statoil, Swiss EGL and Germany’s E.ON Ruhrgas,; South East Europe Pipeline (SEEP), un progetto di British Petroleum (BP) in compartecipazione con Azerbaijani state company SOCAR, Russia’s LUKOIL, Iran’s NIOC, France’s Total and Turkey’s TPAO; e infine il progetto Nabucco del quale EJ si è già occupato molte volte.

Quest’ultimo tuttavia si trova in grosse difficoltà realizzative, tanto da far dichiarare al governo azero di preferire decisamente il progetto TAP, che ha in più il vantaggio di minori problematiche burocratiche essendo vari accordi interstatali già firmati. Le problematiche relative a Nabucco hanno spinto inoltre le autorità azere ad intervenire in prima persona. L’Azerbajian ha infatti firmato un memorandum di intenti con la Turchia volto alla realizzazione di un consorzio finalizzato alla costruzione di una nuova pipeline (chiamata TANAP, o TAGP). Tale gasdotto fornirà, secondo i piani dal 2017, gas azero all’Europa utilizzando una rete di condotte già esistente e operante su territorio turco, rendendo di fatto vana la progettazione della parte turca del Nabucco. Non è invece chiaro il percorso che il nuovo gasdotto avrà una volta uscito dalla Turchia, probabilmente si rifarà allo stesso Nabucco. A detta di Frank Umbach, tra i maggiori esperti di geopolitica energetica della regione, il progetto TANAP sarebbe compatibile e funzionale con il Nabucco, rendendone possibile la realizzione in una versione ridimensionata.

Non sembra infatti un caso che sempre in questi giorni il presidente russo Medvedev abbia “ordinato” al presidente del cda di Gazprom, Aleksej Miller, di procedere con la massima velocità possibile alla realizzazione del gasdotto South Stream. Ufficialmente la dichiarazione è stata fatta in merito alle contese con l’Ucraina, accusata di appropiarsi di parte del gas russo transitante sul suo territorio, ma non sembra fuori luogo supporre che l’intimazione presidenziale possa anche essere collegata a quanto sopra scritto.

Non va infatti dimenticato che Nabucco, TAP, ed ora TANAP, possono interagire tra loro, all’interno del cosiddetto “South Gas Corridor”, ma non con South Stream. La portata politica di tutto ciò sembra evidente. La crisi greca mette sempre più in rilievo i limiti, economici e politici, dell’Europa in un contesto in cui gli altri attori internazionali non mancano certo d’iniziativa.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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5 commenti

  1. Bell’articolo! Lo reputo interessante, perchè riguarda un tema a me molto caro, cioè il Caucaso ed anche l’ Azerbaijan col quale ho inoltre un legame personale.

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