CROAZIA: I giornalisti scendono in piazza

Il rapporto tra potere politico e mondo dell’informazione è problematico in tutti i Balcani occidentali, e non da oggi. Esso si presenta sempre uguale a se stesso, con meccanismi simili nei diversi paesi: dalla pressione, più o meno stringente, al vero e proprio ricatto, facendo leva, soprattutto, sulla chiave economica, in un contesto dove la posizione di molti giornalisti è quanto mai precaria e, conseguentemente, vulnerabile.

I fatti

Ad assurgere all’onore delle cronache, nei giorni scorsi, è stata la Croazia: sabato 2 marzo centinaia di giornalisti sono scesi in piazza tra le vie del centro di Zagabria in una manifestazione organizzata dall’Associazione croata dei giornalisti (HND) con lo slogan: “Avete sequestrato i media – noi non rinunceremo al giornalismo”. Al cuore della protesta le lamentate pressioni esercitate da parte delle autorità politiche sugli operatori dell’informazione sotto forma di querele per danni, con pesanti richieste risarcitorie (il diritto penale croato prevede che ai giornalisti possano essere inflitte ammende pari all’intero stipendio annuale). Sarebbero quasi 1200, infatti, le cause intentate contro i giornalisti negli ultimi mesi: il tutto, secondo il presidente della HDN, Hrvoje Zovko, con presunte finalità intimidatorie e nell’indifferenza del governo.

Il controllo della televisione pubblica

Epicentro del problema la televisione pubblica (Hrvatska Radiotelevizija, HRT) dove, due anni fa, in “sospetta” concomitanza con il ritorno al governo dell’Unione Democratica Croata (Hrvatska demokratska zajednica, HDZ), sono stati sostituiti un’ottantina di redattori e capiredattori, con un’operazione che ha fatto pensare, a molti, ad una vera e propria epurazione, tanto è stata improvvisa e repentina, soli due giorni. Stessa sorte, due mesi fa, toccata proprio a Hrvoje Zovko, che nella televisione pubblica ci lavorava da oltre vent’anni e che, “curiosamente”, ne è stato allontanato proprio all’indomani della sua nomina alla guida dell’associazione dei giornalisti.

Ma non è tutto: sono decine le denunce che la “nuova” dirigenza di HRT ha recentemente sporto verso propri giornalisti (ma anche contro giornalisti di altre testate) per centinaia di migliaia di euro, al punto da far scattare il campanello d’allarme anche tra i partiti d’opposizione e, in particolare, tra le fila del partito socialdemocratico (SDP). A metà febbraio l’SDP ha deciso di boicottare le trasmissioni informative dell’emittente per due settimane rifiutandosi, nel corso delle conferenze stampa, di rispondere alle domande rivolte loro dai giornalisti dell’emittente. Clamoroso, in questo contesto, il gesto di Gordon Maras, esponente SDP, che ha allontanato dalla propria conferenza stampa la truppe di HRT, con un intervento che, però, è stato stigmatizzato dalla stessa associazione dei giornalisti.

Al boicottaggio si sono associati anche gli esponenti di Pametno, partito di ispirazione liberale attualmente fuori dal parlamento, che per bocca della presidente Marijana Puljak, si è spinto a esortare i cittadini a rifiutarsi di pagare il canone televisivo per “non finanziare la macchina propagandistica al potere”.

Una protesta cui non è rimasta insensibile anche lo società civile: sono state almeno una trentina le associazioni non governative ad aderirvi appoggiate esplicitamente da diversi personaggi pubblici, da vari ordini professionali e dai sindacati.

Lo stato di salute dei media croati

Il cattivo stato di salute dell’informazione in Croazia non è però testimoniato solo dalla questione legata alle denunce e, soprattutto, non è retaggio esclusivo dell’ultimo periodo: sono decine i casi di aggressioni fisiche subite dai cronisti e, secondo l’HND, negli ultimi 10 anni oltre la metà dei giornalisti croati avrebbe perso il lavoro, le redazioni si sarebbero ridotte di numero e il giornalismo investigativo si troverebbe ai minimi storici. E, come se non bastasse, tre anni fa è stato abolito l’unico supporto istituzionale per i media no-profit, altro grande classico.

La manifestazione di sabato è stata un successo in termini di partecipazione. I manifestanti hanno presentato al governo un documento articolato in otto punti in cui si chiede, tra l’altro, di interrompere questo clima di intimidazione, di offrire protezione ai giornalisti minacciati e di depoliticizzare i consigli di amministrazione. Si auspica, inoltre, la rimozione dei vertici della HRT e il ritorno ad un sostegno pubblico per il giornalismo di qualità.

La palla, ora, è in mano alla politica: i segnali che arrivano sono, però, tutt’altro che incoraggianti, visto che le immediate dichiarazioni del primo ministro, Andrej Plenkovic, sono tutte focalizzate a negare ogni problema di libertà di stampa in Croazia. A stretto giro è arrivata la replica del segretario generale della Federazione europea dei giornalisti (EFJ), Ricardo Gutierrez, che ha auspicato, al contrario, che il governo agisca “in modo concreto per porre fine all’abuso delle minacce contro i giornalisti”.

Chi è Pietro Aleotti

Milanese per caso, errabondo per natura, è attualmente basato in Kazakhstan. Svariati articoli su temi ambientali, pubblicati in tutto il mondo. Collabora con East Journal da Ottobre 2018 per la redazione Balcani ma di Balcani ha scritto anche per Limes, l’Espresso e Left. E’ anche autore per il teatro: il suo monologo “Bosnia e il rinoceronte di pezza” ha vinto il premio l’Edizione 2018 ed è arrivato secondo alla XVI edizione del Premio Letterario Internazionale Lago Gerundo. Nel 2019 il suo racconto "La colazione di Alima" è stato finalista e menzione speciale al "Premio Internazionale Quasimodo". Nel 2021 il racconto "Resta, Alima - il racconto di un anno" è stato menzione di merito al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti.

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