MOLDAVIA: Elezioni parlamentari, nessuna maggioranza

Domenica 24 febbraio i cittadini moldavi sono stati chiamati alle urne per rinnovare il parlamento di Chișinău. I più di tre milioni di elettori hanno dovuto eleggere i propri rappresentanti per il prossimo mandato quadriennale. I primi risultati mostrano che nessuno dei partiti in corsa è riuscito ad ottenere una maggioranza. Nella stessa data ha inoltre avuto luogo un referendum per diminuire il numero dei parlamentari.

I partiti politici in campo

Le due principali forze politiche di queste elezioni sono state il Partito dei Socialisti della Moldavia (PSRM) guidato da Zinaida Greceanîi e il Partito Democratico di Moldavia (PDM), guidato invece da Vladimir Plahotniuc. Mentre il primo, che ha ricevuto l’appoggio del Presidente Dodon, è sostanzialmente filorusso, il secondo, che era a capo della coalizione uscente, è europeista. Gli altri due partiti in corsa erano entrambi di centro-destra: Maia Sandu era alla guida del Partito Azione e Solidarietà (PAS) e Andrei Năstase del Partito Piattaforma Dignità e Verità (PPPDA). Questi ultimi due si erano uniti formando la coalizione ACUM. Con il 98 percento di voti conteggiati, è emerso che il Partito Socialista ha ottenuto circa il 31,3% dei voti e la coalizione ACUM circa il 26,4%. Il Partito Democratico risulta invece al terzo posto con il 23,9%.

Un sistema elettorale che sfavorisce le opposizioni

Per la prima volta nella storia di questo paese, le elezioni si sono tenute in base ad un sistema misto. La nuova legge elettorale, entrata in vigore nel 2017, prevede infatti un sistema sia maggioritario che proporzionale per scegliere chi deve occupare i 101 seggi, con una soglia di sbarramento del 6% per i partiti e dell’8% per le coalizioni. Questa legge è stata descritta da alcuni giornalisti moldavi come un meccanismo per ridurre l’influenza delle opposizioni. Il referendum per ridurre da 101 a 61 il numero dei parlamentari è stato percepito come un altro campanello d’allarme: diminuendoli, sarebbe ancora più facile per i due partiti principali controllare l’organismo politico. Inoltre, queste elezioni hanno suscitato perplessità riguardo ai livelli di libertà ed imparzialità. Facebook ha infatti dichiarato di aver chiuso circa 200 account falsi presumibilmente creati per influenzare gli aventi diritto al voto.

Proprio a causa di questa dicotomia politica si è parlato di implicazioni strategiche e geopolitiche. Queste elezioni avranno infatti ripercussioni anche oltre i confini nazionali, dal momento che i cittadini non hanno solo scelto i propri rappresentanti ma anche future alleanze più solide con la Russia piuttosto che con l’Europa. Tuttavia, c’è il rischio che i risultati inconcludenti portino a maggiore instablitià per il paese. Infatti, il presidente Dodon teme che ci sia bisogno di nuove elezioni nei mesi a venire.

 

Foto: washingtonpost.com

Chi è Martina Turra

Laureata in "Philosophy, International and Economic Studies" presso l'Università Ca' Foscari, attualmente frequenta una Laurea Magistrale in "International Security Studies" presso la Scuola Superiore Sant'Anna. Ha svolto un tirocinio presso l'Ambasciata italiana ad Astana.

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