BOSNIA: Riapre a maggio la moschea dipinta di Foča

L’interno della moschea prima della sua distruzione

Una delle più importanti moschee ottomane della Bosnia Erzegovina sarà riaperta il 4 maggio. Situata nella città di Foča nella Bosnia orientale, la moschea di Aladža (moschea dipinta) fu completamente distrutta dalle forze serbe quando la città fu devastata durante la guerra in Bosnia a metà degli anni ’90. Conosciuta come la Perla della Bosnia, la Moschea di Aladža è stata ricostruita a partire dal 2014 con fondi della cooperazione turca.

Un capolavoro dell’architettura religiosa ottomana in Europa

Costruita nel 1549, la moschea di Aladža era tra i patrimoni culturali protetti della Bosnia Erzegovina sin dal 1950. È una delle prime moschee costruite nel paese con la classica architettura ottomana.

Come scrive Selma Pandzic, per la sua architettura, le proporzioni strutturali e la decorazione geometrica e floreale sia incisa che dipinta, la moschea di Aladža era un capolavoro dell’architettura classica ottomana e uno dei monumenti più importanti in Bosnia ed Erzegovina e oltre. Era una moschea a cupola a spazio unico, con un portico esterno aperto e un minareto che fiancheggiava il lato destro.

I valori architettonici e artistici della moschea hanno una profonda importanza per l’identità bosniaca. La moschea di Aladža era famosa per la sua architettura e le sue caratteristiche scultoree decorative, soprattutto i suoi dipinti murali che ricoprivano l’intera superficie sferica della cupola. L’intera pittura murale era  eseguita su intonaci morbidi e porosi con un’alta percentuale di calce utilizzando la tecnica a secco, e pigmenti a tempera molto diluiti. I dipinti murali della moschea di Aladža furono probabilmente realizzati subito dopo che l’edificio fu completato, prima che il suo fondatore, Hasan Nazir, morisse nel 1553.

La pulizia etnica e l’urbicidio di Foča durante la guerra in Bosnia

Sede della famosa battaglia della Sutjeska durante la seconda guerra mondiale, Foča è una cittadina dell’alta valle della Drina che al censimento del 1991 contava 20.898 abitanti bosgnacchi (51%) e 18.339 serbi (45%). Nel 1992, come il resto della Bosnia orientale, Foča venne occupata dalle milizie serbo-bosniache sostenute dall’esercito jugoslavo, che scatenarono una violentissima campagna di pulizia etnica, con l’uso dello stupro come arma di guerra. Tutti i residenti di etnia musulmana furono costretti alla fuga, e le 13 moschee della città furono dinamitate e rase al suolo. La campagna di urbicidio arrivò persino a cambiare il nome della città in Srbinje, il “luogo dei serbi”, nome che mantenne fino a quando, nel 2004, la Corte costituzionale bosniaca rese alla città il suo toponimo originale. L’amministrazione moderata del sindaco Zdravko Krsmanović tra il 2004 e il 2012 facilitò il rientro di circa 4.000 profughi bosgnacchi, e la ricostruzione di varie moschee.

La moschea di Aladža fu demolita dalle forze serbe nel 1992 con cariche di dinamite, e i suoi resti furono deliberatamente sepolti. Le pietre della moschea sono state trovate in due luoghi diversi a centinaia di metri dal suo sito attuale.

Secondo la Comunità Islamica, l’80 per cento delle 1.144 moschee presenti in Bosnia fino al 1992 sono state distrutte o danneggiate durante la guerra. 614 moschee, oltre ad altre sale di preghiera e scuole religiose, sono state distrutte nel conflitto, la maggior parte nei territori sotto controllo delle forze serbo-bosniache.

Nell’ottobre 2018, la Corte statale bosniaca ha incriminato Goran Mojović per crimini contro l’umanità, inclusa la distruzione della moschea di Aladža. Secondo il procuratore, nel corso di un attacco diffuso e sistematico da parte delle forze militari, paramilitari e di polizia serbo-bosniache contro la popolazione civile della città di Foča, nella sera del 2 agosto 1992 Mojović,come membro del genio dell’esercito della Republika Srpska, avrebbe dato l’ordine di distruggere la moschea, e – nonostante il rifiuto di altri due soldati – assieme a Rajko Milošević avrebbe fatto esplodere la moschea con circa 25 mine anti-carro. In tal modo Mojović e Milošević avrebbero violato il diritto internazionale bellico sulla protezione dei civili e delle proprietà culturali.

La riapertura nel Giorno delle Moschee 2019

La moschea durante la ricostruzione (2018)

“Foča senza la moschea di Aladža era come un corpo senz’anima“, ha commentato il muftì di Goražde, Remzija Pitic. Aladža è la terza grande moschea ricostruita a Foča, assieme alla Atik Alipasina e alla moschea dell’imperatore, la Careva. “La ricostruzione della moschea di Aladza è la più grande gioia e benedizione e speriamo che possa decorare ancora una volta la nostra Foča”, ha detto Salem Cemo, Presidente del Majlis della Comunità Islamica di Foča.

La ricostruzione è stata condotta dall’impresa Bisini di Mostar, con una squadra di capomastri che hanno lavorato già a casi simili, come la ricostruzione della moschea Ferhadija di Banja Luka o della moschea Sultan Ahmet a Trebinje, ma anche al Ponte Vecchio di Mostar e al Ponte di Visegrad. Le opere edili sono state molto impegnative, usando i metodi dei vecchi maestri per incorporare i resti della moschea nella nuova costruzione. La stessa pietra è stata intagliata dalle stesse cave locali da cui provenivano le pietre originali della Aladža.

“Abbiamo restaurato da 13 a 15 moschee. È un lavoro complesso ma questa moschea è forse più bella della Ferhadija ed è il monumento più grande dopo di essa, con molte decorazioni e dettagli raffinati, un mihrab caratteristico, bellissimi archi visibili dal portico d’ingresso, finestre decorate, e vari altri dettagli che ne hanno fatto una perla architettonica della sua epoca ma anche della nostra“, ha affermato il capocantiere Hajro Tanovic.

La Moschea di Aladža sarà inaugurata alla vigilia del Giorno delle moschee, il 7 maggio 2019. “Questa data in modo simbolico ci ricorda più di mille moschee e sale di preghiera che sono state distrutte durante la guerra. Quest’anno ne abbiamo rimarcato il significato con la volontà di riaprire la moschea di Aladža”, afferma una dichiarazione della Comunità Islamica di Bosnia Erzegovina.

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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