BALCANI: Quanto è importante il sostegno dell’UE?

Da BELGRADO – I paesi della regione balcanica si trovano da tempo nella sala d’aspetto europea: Albania, Macedonia, Montenegro e Serbia sono già candidati all’ingresso in UE, mentre Bosnia-Erzegovina e Kosovo lo potrebbero presto diventare. Ma nell’attesa di una piena integrazione, come si concretizza il sostegno delle istituzioni europee ai paesi della regione?

Dati alla mano, dal 2007 al 2017, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) – la banca dell’Unione Europea – ha investito nei Balcani occidentali oltre 7 miliardi di euro. Un dato che da solo spiega come l’UE sia il principale investitore e donatore nella regione. Questi fondi sono destinati allo sviluppo e alla modernizzazione dei paesi in tutti i settori dei capitoli negoziali del processo di adesione all’Unione.
Inoltre, dal 2016, per far fronte all’ondata dei flussi migratori sulla rotta balcanica, la BEI ha lanciato l’Iniziativa per la Resilienza Economica, una piattaforma richiesta dal Consiglio europeo per sostenere ancor di più la crescita economica dei paesi ai confini dell’UE che hanno particolarmente sofferto la crisi migratoria e a cui l’Italia partecipa direttamente con un fondo di 45 milioni di euro.

“I progetti dell’Iniziativa per la Resilienza Economica vogliono dare uguali risposte e opportunità a rifugiati, migranti, ma anche e soprattutto alle popolazioni locali, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro, ad offrire servizi di base, a colmare il deficit infrastrutturale di questi paesi affinché si possa ridurre il divario tra gli standard di qualità di vita tra i cittadini della regione balcanica e quelli dell’UE” – dichiara ad East Journal Matteo Rivellini, capo divisione per le operazioni in Slovenia, Croazia e nei Balcani occidentali della BEI.

L’obiettivo di questa iniziativa è dunque quello di garantire una tenuta socio-economica dell’area in caso di situazioni di crisi, come quella dei migranti. I progetti dell’Iniziativa non si limitano però solo alle questioni strettamente legate all’emergenza migratoria, ma coinvolgono diversi settori.
A titolo d’esempio, rientrano nella cornice dell’Iniziativa il progetto da 22 milioni di euro che riabiliterà le aree urbane più vulnerabili della Serbia che hanno sofferto in modo particolare le conseguenze delle inondazioni del 2014, ristrutturando edifici pubblici e migliorando le infrastrutture che più sono vicine alla vita dei cittadini (strade, parchi, fognature); così come i 100 milioni di euro che sosterranno gli investimenti delle piccole e medie imprese montenegrine che operano in settori cruciali per l’economia locale (energia, servizi e agricoltura), e che sono fondamentali per lo sviluppo del paese; o ancora, i 18 milioni di euro destinati all’Albania per la rigenerazione urbana di Tirana, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro anche per arginare l’emigrazione giovanile.

“L’Iniziativa per la Resilienza Economica è anche un messaggio di apertura verso i Balcani occidentali, un ponte tra Balcani e UE, un motore di propulsione per avvicinare ancor più la regione al cuore pulsante dell’Europa. Un simbolo dell’impegno della BEI nei Balcani occidentali: un impegno che è una storia di successo” – continua Rivellini.
E se si guarda alla storia, l’impegno nella regione risale al 1977, quando la Banca contribuì alla costruzione dell’autostrada jugoslava Bratstvo i Jedinstvo (Unione e Fratellanza), un’infrastruttura vitale per i trasporti nell’intera regione.
Guardando all’oggi, un progetto di simile importanza è rappresentato dal prestito di 20 milioni di euro che la BEI ha concesso l’anno scorso al Montenegro per la modernizzazione della propria linea ferroviaria, che potrà così tornare ai fasti di quando venne inaugurata oltre 40 anni fa dal presidente jugoslavo Josip Broz Tito. E a proposito di connettività infrastrutturale, non va dimenticato il Corridoio pan-europeo X – finanziato insieme alla Banca Europea per lo sviluppo e la ricostruzione – che oggi con i suoi quattro rami connette e lega l’intera regione al resto d’Europa.

Ma non ci sono solo trasporti e infrastrutture, gli investimenti europei nella regione mirano a creare nuovi posti di lavoro sostenendo le piccole e medie imprese.
Infatti, nonostante siano in numero minore rispetto alla media dell’Unione Europea, nei Balcani le piccole medie imprese hanno un impatto sulla crescita economica ben più alto che nelle economie dell’UE. Ed è per questo che dal 2007 gli strumenti finanziari dell’UE, attraverso le banche centrali e altri intermediari, hanno garantito fondi per un totale che supera i 3 miliardi di euro, destinati alla piccole e medie imprese – un settore che nelle economie locali impiega quasi due milioni di persone.

In conclusione, il sostegno dell’Unione Europea attraverso la sua banca e il programma per la resilienza economica mira a una crescita sostenibile che sappia coniugare i valori europei alle istanze di sviluppo dei Balcani occidentali. E affinché possa finalmente dirsi conclusa questa lunga fase di transizione dei paesi della regione attraverso la loro piena integrazione.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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