SERBIA: La crisi col Kosovo raggiunge Miss Universo

di Matteo Zola

Anja Saranovic, miss Serbia 2011

La recente (e continua) tensione tra Kosovo e Serbia raggiunge le dorate spiagge carioca dove le belle fanciulle del mondo intero sono radunate per un frivolo concorso di bellezza. Miss Universo, un universo tutto terrestre fatto di piscine, trucchi, cocktail e bikini che a San Paolo ogni anno si raduna per incoronare la più bella dell’orbe terraqueo. Tra le ottantanove concorrenti ci sono anche loro: Anja Saranovic, miss Serbia, e Afërdita Dreshaj, miss Kosovo. Ora sulla loro testa pesa l’accusa infamente di “tradimento della patria“. Motivo? Si sono fatte fotografare insieme. 

La foto dello scandalo è stata “uploadata” su facebook e in breve tempo è stata diffusa in metà dei Balcani al grido di “vergogna!”. Così, nel sempre più assurdo conflitto serbo-kosovaro, gli sfaccendati della rete hanno potuto mettere un loro tassello. La povera reginetta serba si è persino vista accusare di “implicito riconoscimento della sovranità del Kosovo” che Belgrado non ha mai voluto riconoscere (non senza qualche ragione) e che ha portato a diverse pratiche di obliterazione. Alcuni esempi: nella Conferenza di Sarajevo dello scorso anno il ministro degli Esteri serbo non poteva sedersi allo stesso tavolo di quello kosovaro poiché avrebbe significato “riconoscere la sovranità del Kosovo”. Se si esce dal Kosovo, le guardie di frontiera serbe invalidano il visto albanese perché altrimenti si riconoscerebbe “la sovranità del Kosovo”. Dalle parti di Mitrovica, l’enclave serba in Kosovo, anche sedersi al tavolino del bar con un albanese potrebbe portare al riconoscimento della “sovranità del Kosovo”.

In questo delirio la povera Anja Saranovic, miss Serbia, è accusata di aver tradito la patria non tanto per la foto con l’omologa kosovara quanto per aver sfoggiato, nella suddetta foto, la fascia di miss Serbia. La fascia, che ha evidentemente assunto un profondissimo significato politico, è la vera pietra dello scandalo. Quella foto “offende il sangue versato dai nostri padri” scrive qualche illuminato a commento dell’immagine. E facebook assurge così al ruolo di magna charta in cui la condanna del folle gesto diventa plebiscito, processo sommario, condanna.

Così il concorso di Miss Universo, senz’altro mondano, diventa meramente terreno. E della terra ha tutte le creature, specie quelle che strisciano e serpeggiano: l’intolleranza, l’ignoranza, che si fanno odio stupido e miseria umana.

 

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

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