POLONIA: Stato di diritto a rischio, l’Unione Europea richiama Varsavia

Lunedì 14 maggio, durante il Consiglio dell’Unione Europea, il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha aggiornato i ministri degli affari europei sull’avanzamento del dialogo con il governo di Varsavia riguardo il mantenimento dello stato di diritto.

Nonostante gli sforzi del governo polacco per mantenere attivo il dialogo e i chiari segni di un miglioramento delle relazioni con Bruxelles, Timmermans ha dichiarato che le controverse riforme giudiziarie portate avanti dall’esecutivo guidato dal partito “Diritto e Giustizia” rimangono un pericolo per i valori liberali europei di giustizia e libertà.

Lo scorso dicembre, quando Mateusz Moraviecki era succeduto a Beata Szydlo alla carica di Primo Ministro, sembrava che fosse stato fatto un piccolo passo avanti. Tuttavia, Morawiecki si è posto in continuità con il governo precedente, di cui lui stesso faceva parte: questo ha portato la Commissione a ventilare l’ipotesi di un richiamo ufficiale, iniziativa che potrebbe già essere operativa con il prossimo Consiglio del 26 giugno.

Le riforme della giustizia nel mirino della Commissione riguardano il potere discrezionale attribuito al presidente della repubblica di prolungare il mandato dei giudici della corte suprema e la procedura di appello straordinario, che darebbe la possibilità di riaprire procedimenti di ultimo appello anche se già chiusi in via definitiva.

“Il governo polacco non ha ancora fatto abbastanza per arginare il rischio di una sospensione dello stato di diritto nel paese”, ha affermato Timmermans. “Esso non può essere visto come un obiettivo a sé stante: è necessario che esso porti a risultati tangibili […], oltre al dialogo bisogna arrivare ad una soluzione, la speranza è di trovarla nelle prossime due settimane”, ha concluso Timmermans.

La risposta del ministro degli Affari Europei polacco Konrad Szymański è arrivata a stretto giro. “La Polonia ha già fatto progressi, oggi ci aspettiamo che sia la Commissione a farne”, ha dichiarato Szymański. Il muro contro muro è andato avanti, con Timmermans che ha comunicato al governo polacco che il dossier potrebbe essere sul tavolo del prossimo Consiglio di giugno.

Se non si dovesse arrivare ad una soluzione, il Consiglio potrebbe decidere di andare oltre alle sanzioni comminate lo scorso dicembre 2017, attivando le procedure previste dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona. Si tratterebbe della prima volta, dalla firma dei trattati, dell’applicazione di tali procedure, e ciò implicherebbe la sospensione del diritto di voto della Polonia nelle procedure comunitarie ordinarie.

Foto: politico.eu

Chi è Leonardo Scanavino

Project Assistant presso lo European Centre for Electoral Support (Bruxelles), è laureato in Relazioni Internazionali e Studi di Sicurezza presso la Scuola Superiore Sant'Anna (Pisa) e l'Università di Trento. In precedenza, ha frequentato un semestre di studi (Erasmus) prasso la Latvijas Universitāte (Riga, Lettonia), e ha svolto uno stage presso l'Ufficio Economico e Commerciale dell'Ambasciata d'Italia presso la Federazione Russa a Mosca. Parla inglese, francese e studia russo.

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