GEORGIA: La costruzione di una nuova strada minaccia le montagne del Caucaso

Il governo georgiano ha deciso di costruire una nuova strada attraverso le vette del Caucaso, in una delle ultime aree montane d’Europa ad essere rimasta selvaggia e incontaminata. Tutto questo a dispetto delle proprie leggi sulle aree naturali protette e senza alcuna valutazione preliminare di impatto ambientale.

La nuova infrastruttura (che seguirebbe il percorso Sno-Juta-Roshka-Shatili-Omalo-Khadori-Batsara-Akhmeta), progettata dal Ministero per lo Sviluppo Regionale, mira a collegare tra loro le regioni montane della Georgia nord-orientale, al momento raggiungibili esclusivamente attraverso connessioni nord-sud, come nel caso della Strada militare georgiana.

Un progetto del genere andrebbe però a danneggiare gravemente il paesaggio e l’ecosistema di queste regioni, mettendo a rischio l’habitat naturale delle numerose specie endemiche che da secoli popolano queste montagne, aumentando al contempo il rischio di disastri naturali come frane e alluvioni.

Il tracciato passerebbe inoltre all’interno del territorio di due parchi nazionali (Kazbegi e Tusheti) e una riserva naturale (Pshavi-Khevsureti); zona che lo stesso Consiglio d’Europa ha voluto inserire all’interno del progetto “Emerald”, rete ecologica che include aree di speciale interesse di conservazione e che vuole rappresentare uno strumento per i paesi che vi aderiscono per adempire agli obblighi imposti dalla Convenzione di Berna, riguardante la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa.

A rischio il settore turistico

Oltre a essere protette dallo Stato, le regioni della Georgia nord-orientale sono tra le più amate e frequentate dai turisti, sia stranieri che locali, i quali vengono attratti dalle bellezze naturali, dai monumenti storici e culturali e dalle tradizioni che questi luoghi ancora conservano.

Qui si trovano chiese e torri medievali, remoti villaggi montani, pascoli alpini, spettacolari valichi, foreste selvagge e montagne inviolate, considerate dagli stessi georgiani tra le più belle del paese. Questa zona è un vero e proprio paradiso per l’ecoturismo, come dimostrano le migliaia di visitatori che ogni anno vengono su queste montagne per fare trekking, passeggiate a cavallo ed escursioni in bicicletta; tutte attività che verrebbero irrimediabilmente compromesse dalla realizzazione del nuovo tratto stradale, il quale rovinerebbe irrimediabilmente i principali luoghi di interesse naturalistico della regione.

Il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia georgiana, e lo stesso ecoturismo è dotato di un grande potenziale in ottica di sviluppo futuro. Il territorio della Georgia è coperto per il 7% da aree protette, le quali ogni anno vengono visitate da centinaia di migliaia di turisti (nel solo 2016 sono stati contati 310.000 visitatori stranieri e 424.000 locali), che contribuiscono a portare nelle casse dello Stato diversi milioni di dollari, dando un forte contributo allo sviluppo dell’economia nazionale; questo a dimostrazione di come le aree protette della Georgia, oltre a costituire un bene prezioso dal punto di vista naturalistico, rappresentino anche un’importante risorsa economica per un paese che da anni vive in condizioni di stagnazione.

Opportunità di sviluppo o progetto insostenibile?

Tra i sostenitori del progetto vi è una parte degli abitanti delle regioni interessate, che spera di poter trarre vantaggio dalla realizzazione della nuova infrastruttura. Il percorso sarebbe stato infatti ideato per permettere un più facile accesso ai villaggi montani, rompendo la situazione di isolamento nella quale la popolazione di queste regioni è costretta a vivere per buona parte dell’anno. I lavori di realizzazione potrebbero inoltre garantire ai locali un’occupazione temporanea nei cantieri, o successivamente nei progetti di manutenzione. Nel lungo periodo, il governo spera che la nuova infrastruttura possa sviluppare l’economia di queste regioni.

Nel collegare tra loro questi insediamenti, la strada andrebbe però a invadere quei terreni utilizzati per secoli dalle comunità montane locali per attività di pastorizia transumante, andando inevitabilmente a creare uno scontro tra queste ultime e il governo georgiano, il quale considera tali territori proprietà dello Stato. Paradossalmente, questo conflitto di interessi potrebbe quindi finire per coinvolgere le stesse persone che al momento si sono schierate a favore del progetto.

Un altro problema da non sottovalutare riguarda la costante manutenzione che un’infrastruttura di questo tipo richiederebbe. Tenendo conto delle condizioni precarie in cui versano molte delle vie montane del paese, e considerando che la stessa Strada militare georgiana subisce spesso improvvise chiusure a causa di frane, nevicate e alluvioni, il nuovo tratto stradale, data la sua ubicazione, rischierebbe seriamente di finire per essere inagibile per buona parte dell’anno, costringendo il governo georgiano a dover sostenere pesanti spese di manutenzione, investendo fondi che potrebbero invece essere utilizzati per l’ammodernamento dei collegamenti già esistenti.

Contro la legge e gli obblighi internazionali

Oltre a costituire una minaccia per il paesaggio e l’ecosistema delle regioni interessate, ed essere difficilmente sostenibile, attraversando il territorio di ben tre aree protette il progetto andrebbe contro la stessa legislazione georgiana.

Secondo l’Art. 20 della Legge sul Sistema dei Territori Protetti del 1996, redatta, come lo stesso preambolo annuncia, con lo scopo di “preservare gli ambienti naturali per le generazioni future”, all’interno di un’area protetta è infatti espressamente proibito “svolgere attività che possano rovinare o modificare gli ecosistemi naturali”, “distruggere, rovinare o danneggiare qualsiasi risorsa naturale ai fini di sfruttamento o altre ragioni”, e ancora “danneggiare gli ecosistemi o le specie naturali a causa dell’inquinamento”.

Inoltre, in mancanza di una valutazione preliminare di impatto ambientale, e senza il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, la realizzazione del progetto violerebbe gli impegni assunti recentemente dal governo di Tbilisi in campo ambientale. A partire dal 1° gennaio 2018 in Georgia è infatti entrato in vigore un nuovo Codice di valutazione ambientale redatto in conformità con le normative europee. Tale codice si basa sulla Convenzione di Aarhus, trattato di cui la Georgia è firmataria, il quale garantisce ai cittadini il diritto alla trasparenza, all’accesso alle informazioni, alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale; diritti che al momento i cittadini georgiani non hanno potuto esercitare.

L’ambiente non è una priorità

Nel dicembre dello scorso anno, il governo georgiano ha deciso di abolire il Ministero della Protezione Ambientale e delle Risorse Naturali, accorpandolo al Ministero dell’Agricoltura. Secondo le motivazioni ufficiali, tale provvedimento sarebbe stato preso per “assicurare al paese un più rapido sviluppo”. Come se non bastasse, l’Agenzia delle Aree Protette, che si occupa della gestione dei parchi nazionali georgiani, negli ultimi anni ha subito una serie di gravosi tagli al budget, nonché ripetuti cambi al vertice, che ne hanno ostacolato pesantemente le attività.

Questa situazione è stata denunciata in un articolo apparso sul portale civil.ge dall’avvocato ambientalista Ted Jonas, residente a Tbilisi, che ha ricordato come “la Georgia non ha solo dimostrato la sua mancanza di preoccupazione per l’ambiente abolendo il ministero responsabile della sua protezione, ma il governo ha anche intrapreso una campagna di infrastrutture e progetti di costruzione per distruggerlo attivamente”.

Come ricorda Jonas, la strada che mira a collegare le regioni di Khevi, Khevsureti e Tusheti è solo una delle iniziative potenzialmente distruttive per l’ambiente approvate negli ultimi anni in Georgia dai diversi governi che si sono succeduti, i quali sono sempre stati tendenti a concedere licenze di costruzione senza preoccuparsi troppo per la posizione e l’impatto ambientale delle opere in questione, ma ricevendo entusiasticamente i fondi elargiti dalle banche internazionali per lo sviluppo.

Una petizione per salvare la natura

Per provare a salvare le proprie montagne, alcuni attivisti locali hanno deciso di lanciare una petizione sul sito change.org, rivolgendosi direttamente al governo georgiano affinché blocchi questa iniziativa.

Intanto, dopo le prime proteste, i funzionari del Dipartimento Stradale, in collaborazione con il neonato Ministero della Protezione Ambientale e dell’Agricoltura, hanno deciso di organizzare tra il 20 e il 21 febbraio dei dibattiti pubblici nelle città di Akhmeta e Dusheti, situate nelle due regioni amministrative coinvolte nel progetto. Le due tavole rotonde non hanno però riguardato l’intero tracciato, ma solo determinati tratti, provocando così il malcontento dei molti cittadini contrari alla realizzazione della nuova infrastruttura (tra cui anche diversi residenti delle zone interessate), che invocando la Convenzione di Aarhus hanno chiesto alle autorità che il progetto venga messo in discussione nella sua integrità.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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