Fermiamo Soros
Fermiamo Soros

UNGHERIA: “Fermiamo Soros!” Ecco il regno della paura targato Orban

Date un avversario a Orbán. Sul serio, a pochi mesi dalle elezioni politiche, Fidesz di Viktor Orbán sembra non avere avversari politici da affrontare. Dopo aver battuto Jobbik al suo stesso gioco, il primo ministro ungherese ha deciso di tornare alla carica contro l’immigrazione clandestina e il miliardario filantropo George Soros con lo slogan “Fermiamo Soros”.

Il piano per fermare Soros

Il 17 gennaio, il quotidiano ungherese Magyar Idők ha pubblicato un articolo nel quale riportava l’esistenza di un piano del governo contro George Soros e i suoi alleati. Non è un’invenzione mediatica, lo stesso portavoce del governo Zoltán Kovács ha definito il progetto di legge “Fermiamo Soros”. La prima disposizione di questo piano introdurrà ulteriori restrizioni alle organizzazioni non-governative che favoriscano l’immigrazione illegale, mentre la seconda sarebbe un tentativo di impedire l’ingresso nel paese a cittadini con doppia cittadinanza che rappresentassero un rischio per la sicurezza nazionale.

L’odiata immigrazione

La disposizione legislativa contro l’immigrazione illegale prevede che: ogni organizzazione che supporti l’immigrazione illegale e sia finanziata dall’estero sia obbligata a registrarsi e a fare rapporto sulla propria attività; una tassa venga imposta su ognuna di queste organizzazioni, mentre i proventi saranno investiti nella protezione dei confini; sarà possibile imporre ordini restrittivi ai partecipanti a queste attività interdicendoli da ogni area entro 8 chilometri dai confini Schengen.

Nella sua intervista settimanale alla radio, lo stesso Orbán ha dichiarato che: “Le organizzazioni civili, ma ancora di più le false organizzazioni civili, dovranno sottomettere verbali che esamineremo con grande attenzione. Li tasseremo.” Il premier ha poi proseguito nel rassicurare i cittadini ungheresi rispetto al fatto che i 1.300 rifugiati che l’Ungheria è stata costretta ad accogliere per colpa delle normative europee non diventeranno cittadini, ma saranno presto rispediti nei rispettivi paesi d’origine, divenuti ormai sicuri.

Fermiamo Soros!

Dopo mesi di critica dall’estero per la campagna pubblicitaria volta a criticare Soros e i falliti tentativi di far chiudere l’università da lui fondata, Orbán è tornato a criticare l’avversario. Infatti, secondo il premier ungherese l’Open Society Foundation di Soros: “dà un mucchio di soldi a coloro che organizzano la migrazione. […] Tutti, incluso Soros, devono decidere se cessare o continuare a organizzare e finanziare l’immigrazione illegale, ma la legge si applica a tutti.”

Il progetto di legge è stato pubblicizzato nei maggiori mass media. Tra i casi più eclatanti quello del blog Vastagbőr che ha caricato un video poi ripreso da Echo TV. Nella registrazione si dice: “Recentemente, milioni di immigrati sono arrivati in Europa, ma la recinzione eretta attorno ai confini ungheresi li ferma. George Soros dice che la recinzione dev’essere smantellata e che milioni di migranti devono essere ricollocati qui, dall’Africa e dal Medio Oriente. Questo è pericoloso! Questo è il motivo per cui il piano di Soros dev’essere mandato all’aria! Fermiamo Soros, preparato dal governo ungherese.”

Questo avviene a pochi mesi dalla proposta di Orbán di utilizzare i servizi segreti nazionali per investigare “l’impero di Soros”. Orbán è arrivato a radicalizzare lo scontro tanto da far sembrare il leader dell’estrema destra Gábor Vona un moderato. In una lettera indirizzata al Budapest Beacon, il leader di Jobbik ha avvertito i lettori rispetto alla deriva autoritaria del paese inaugurata da Orbán, sostenendo che un paese amante della libertà come l’Ungheria sia stato trasformato nel paese della paura.

Paura per controllare le masse

L’operazione di Orbán è stata estremamente semplice, coalizzare la nazione ungherese contro una minaccia, vera o presunta, raccontando inesattezze per ingigantire problemi di facile solvibilità. La retorica dell’uomo politico più potente dell’Ungheria si fonda su un unico sentimento, la paura. Capendo che la lotta contro un nemico invisibile non ha la stessa pregnanza emotiva, Orbán è riuscito a dare un volto al male, quello di George Soros.

Machiavelli scriveva che è meglio essere amati e temuti insieme, ma se non si può essere amati, è meglio essere temuti: “Perché delli uomini si può dire questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, òfferonti el sangue, la roba, la vita, e figliuoli come di sopra dissi, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, e’ si rivoltano.” Ora poco importa che pensiate che Orbán stia facendo bene o male, è solo necessario notare che i terroristi utilizzano la stessa strategia, perché la paura annebbia, non lasciandoci agire lucidamente.

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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