Il Kazakistan ed il nuovo alfabeto latino, una transizione che scontenta tutti

Non si abita un paese, si abita una lingua

(Emil Cioran)

Il rapporto del mondo turco, di cui il Kazakistan fa parte, con l’alfabeto latino è un rapporto antico, come dimostrato dal Codex Comanicus risalente al XIV secolo e scritto in un dialetto Kipchak usando proprio un alfabeto latino. In tempi più recenti questa forma di scrittura è stata adottata dopo il crollo dell’Unione Sovietica da paesi come Azerbaigian, Uzbekistan e Turkmenistan mentre in Kazakistan, a conclusione di una discussione iniziata al momento dell’indipendenza, il presidente Nazarbayev ha annunciato che entro il 2025 verrà effettuato il passaggio dal cirillico al latino.

Negli ultimi cento anni il paese ha cambiato scrittura tre volte, nel 1929 le autorità sovietiche imposero l’utilizzo di caratteri latini, nella versione detta Yangalif, invece di quelli arabi allora in uso. L’intento era quello di favorire l’educazione del popolo, ritenuta più efficace se fatta con alfabeto latino ed allentare i rapporti dei musulmani dell’Asia Centrale con la Turchia ed il mondo islamico. Un nuovo cambiamento avvenne nel 1940, quando ad essere imposto fu invece l’alfabeto cirillico, ritenuto nel primo periodo sovietico essere l’alfabeto della borghesia controrivoluzionaria.

A seguito delle dichiarazioni di Nazarbayev, risalenti ad aprile, anche il Kirghizistan aveva annunciato tramite il deputato Kanybek Imanaliyev a necessità di abbandonare la scrittura cirillica, salvo poi fare marcia indietro. Nel corso della campagna per le elezioni presidenziali, infatti, l’ormai ex presidente Atambaev disse che il progetto non sarebbe stato portato avanti per motivi di costi, ammessi anche dai fautori della latinizzazione, ma probabilmente anche per l’intervento della Russia le cui reazioni all’annuncio del Kazakistan sono state molto dure e preoccupate.

Sebbene le dichiarazioni di alcune autorità russe secondo cui dietro la scelta kazaka ci siano la Turchia ed i servizi segreti di alcuni paesi occidentali possano dirsi esagerate, sembra evidente che la scelta del Kazakistan sia anche una scelta politica. Abbandonare il cirillico significa anche abbandonare il mondo russo, portando le relazioni con Mosca su un piano strettamente economico. Altra motivazione collegata è l’uso di una scrittura che possa integrare il paese nel mercato internazionale, facilitando inoltre utilizzo della tecnologia e di strumenti come internet.

Tuttavia, l’alfabeto scelto dal governo kazako sembra avere scontentato proprio coloro che più sono interessati alla transizione verso i caratteri latini. Nonostante siano stati passati al vaglio due diversi alfabeti (uno molto simile a quello usato in Turchia ed uno volto ad eliminare i caratteri speciali tramite l’uso di digrafi ossia coppie di lettere rappresentanti un unico fonema), ad essere scelta è stata una terza versione composta da 23 caratteri latini e 9 apostrofi per rappresentare dei suoni propri della lingua kazaka. Formula ritenuta dai più del tutto incompatibile con l’uso del web.

A far temere che questa sia la versione definitiva è venuta la pubblicazione di un libro dello stesso Nazarbayev giusto tre giorni dopo l’annuncio della scelta del nuovo alfabeto. Tuttavia la transizione verso il latino non sembra una questione di breve durata, in un paese in cui l’85% della popolazione si dichiara fluente in russo mentre solo il 62% dichiara di esserlo per quanto riguarda il kazako. Nel 2012 venne annunciato il passaggio entro il 2050 ma ancora prima, nel 2007, si fece uno studio di fattibilità che calcolò i costi del passaggio all’alfabeto latino in circa 300 milioni di dollari.

Sul futuro kazako pesa poi l’esempio dell’Uzbekistan che nonostante abbia adottato i caratteri latini nel 1993, si trova ancora di fatto in uno stato di bilinguismo con il cirillico che ancora viene largamente utilizzato nella lingua di tutti i giorni sebbene l’alfabeto latino sia ormai la lingua dell’educazione e quella in cui viene, dal 2001, stampata la moneta. La decisione di abbandonare il cirillico venne presa sull’onda di sentimenti antisovietici, ma di fatto fu rallentata per i costi e per non danneggiare la numerosa popolazione uzbeka che emigrava per lavoro in Russia o Kazakistan.

La questione dell’alfabeto latino in Kazakistan resta quindi aperta, oppure открытый.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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