Nove Fužine, la rinascita del ghetto jugoslavo di Lubiana

Nove Fužine è un quartiere di Lubiana situato a sud-est della capitale ed è noto per essere (stato) il ghetto di Lubiana. Questo quartiere è sorto tra il 1977 e il 1981 per offrire un’abitazione agli immigrati dalle altre repubbliche socialiste in oltre 4mila abitazioni. Qui si sono stabiliti per lo più serbi, croati e bosniaci, ma vi abitano anche gli sloveni. E’ un quartiere densamente abitato e caratterizzato da palazzine socialiste alte fino a venti metri e da ampi spazi verdi.

Nove Fužine è stato progettato come un quartiere autosufficiente, un microcosmo sociale dotato di tutti i servizi pubblici necessari ai residenti e localizzato vicino ai luoghi di lavoro. Negli anni Ottanta la maggioranza delle abitazioni era data in concessione secondo la filosofia del social-rental housing (in Italia diremmo con canone agevolato).

Grazie al processo di transizione dal socialismo alla democrazia gli appartamenti sono stati venduti a prezzi modici agli inquilini, i quali ne sono divenuti a tutti gli effetti proprietari. Molti stereotipi si sono addensati attorno al sobborgo di Nove Fužine, com’è naturale per ogni quartiere dove vi è segregazione etnica e questo aveva contribuito fino a tempi recenti a stigmatizzare il sobborgo più popoloso di Lubiana.

Negli ultimi anni, però, Nove Fužine è divenuto un quartiere socialmente desiderabile anche per gli sloveni, i quali hanno cominciato a prendere in considerazione l’idea di comprare casa da queste parti, dove i costi degli immobili sono maggiormente accessibili. Ma non è il solo motivo. A dispetto dell’apparenza esterna dei palazzoni in cemento, gli appartamenti sono dotati di standard abitativi elevati, che rendono appetibile la vendita a coloro in cerca di un’abitazione più spaziosa a prezzi contenuti, in un quartiere non più emarginato come un tempo.

La vita comunitaria è molto presente, anche grazie alle ONG che si occupano della promozione della partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche. Significativi processi di partecipazione sono stati incoraggiati dalla municipalità in settori come la manutenzione degli spazi pubblici e sono sorte diverse iniziative bottom-up di cittadinanza attiva, come ad esempio nel settore delle politiche abitative.

Il quartiere, che gode di una felice ubicazione tra il fiume Ljubljanica e gli ampi spazi verdi dotati di infrastrutture per il tempo libero, mostra apprezzabili segnali di rigenerazione del tessuto sociale e urbano a dimostrazione che un quartiere può cambiare volto in fretta per divenire qualche cosa d’altro rispetto ai presupposti che l’hanno creato, grazie alla valorizzazione del capitale sociale e ad una adeguata programmazione edilizia

Intanto, nel giugno del 2011 due giovani architetti polacchi hanno vinto la competizione internazionale “Trimo Urban Crash” per la costruzione di uno spalto multifunzione a Novi Fužine che solleciti l’incontro dei residenti e crei una sorta di geografia emotiva degli spazi, dove sono i residenti a reinventare di volta in volta i significati dei luoghi.

Chi è Silvia Biasutti

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2 commenti

  1. Tralasciando Kosovo; chi erano i profughi e quali erano le aree turbolente prima del 1981 della Jugoslavia; è perché?

  2. Gent. Jelena
    grazie della seganalazione, l’autrice – accortasi di aver fatto confusione- ha corretto l’articolo.
    Un saluto

    Matteo Z.

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