ARMENIA: Il nuovo Accordo di partenariato riavvicina Yerevan all’Europa

Il 24 novembre si è tenuto a Bruxelles il 5° summit del Partenariato orientale, programma nato nel quadro della politica europea di vicinato del quale fanno parte le repubbliche post-sovietiche di Moldavia, Ucraina, Bielorussia, Georgia, Armenia e Azerbaigian.

Quest’anno al centro dell’evento vi è stata la firma dell’Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l’Unione Europea e l’Armenia (CEPA), mirato a riavvicinare Yerevan a Bruxelles dopo che nel 2013 il paese caucasico decise di interrompere il processo di integrazione europea in favore dell’ingresso nell’Unione euroasiatica.

L’accordo

Firmato dal ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e dall’Alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri Federica Mogherini, il CEPA va a sostituire il vecchio Accordo di partnership e cooperazione sottoscritto nel 1999, andando a rafforzare le relazioni bilaterali tra le due parti ed espandendo i reciproci legami economici.

Come previsto, rispetto all’Accordo di associazione saltato nel 2013 il nuovo testo non prevede la creazione di una zona di libero scambio con l’UE, essendo nel frattempo l’Armenia entrata a far parte dell’Unione economica euroasiatica; tuttavia la maggior parte delle disposizioni è stata ripresa dal mancato accordo, con Yerevan che ha concordato con Bruxelles una serie di obiettivi di fondamentale interesse per il paese. Tra i punti principali del CEPA vi è lo sviluppo del settore finanziario, da attuare attraverso una riforma delle istituzioni e dell’industria primaria (energia e agricoltura), così come l’aumento dell’efficienza delle istituzioni democratiche, al fine di garantire lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.

Le riforme previste dall’accordo andranno a interessare anche il settore della ricerca e dell’innovazione, la protezione dell’occupazione, i sistemi di istruzione e formazione, fino alla sicurezza, la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la protezione dell’ambiente.

Yerevan tra Mosca e Bruxelles

Con la firma del CEPA, Yerevan prova dare nuova vita al processo di integrazione europea interrottosi nel settembre 2013 in seguito all’annuncio con cui Sargsyan dichiarò la volontà di aderire all’Unione doganale euroasiatica (l’Unione economica verrà poi creata nel 2015). L’annuncio avvenne a soli due mesi dal summit di Vilnius, durante il quale l’Armenia avrebbe dovuto avviare l’iter per la firma dell’Accordo di associazione all’UE insieme a Georgia, Moldavia e Ucraina (la quale a sua volta sospese all’ultimo il procedimento, generando le proteste che diedero vita a Euromaidan).

Fino a quel momento l’Armenia aveva sempre mantenuto una posizione ambigua in politica estera, rimanendo sospesa tra Mosca e Bruxelles. La scelta di aderire all’Unione doganale euroasiatica, e successivamente all’Unione economica, sembrò aver definito una volta per tutte gli obiettivi di Yerevan, la cui decisione venne però fortemente indotta dalle pressioni di Mosca. In realtà, l’Armenia non smise mai di guardare all’Europa. Nel 2015 infatti, le due parti riaprirono i negoziati per arrivare a un nuovo accordo, i cui termini vennero definiti lo scorso febbraio. Il testo definitivo venne poi siglato il mese successivo.

La firma del CEPA rappresenta un considerevole passo in avanti verso lo sviluppo delle relazioni tra l’UE e l’Armenia. Da un parte Bruxelles è stata abile nell’evitare il ripetersi di uno scenario come quello del 2013, rinegoziando e concludendo un importante accordo con l’Armenia nonostante l’adesione della stessa all’Unione economica euroasiatica; dall’altra Yerevan ha ora la possibilità di ripristinare quella politica dell’equilibrio portata avanti per anni fino all’ingresso nell’UEE, soprattutto dopo che la sua stessa presenza all’interno dell’Unione euroasiatica è stata messa in discussione a causa degli scarsi benefici che essa ha generato per il paese.

Da parte sua, Mosca è comunque consapevole che l’Accordo di partenariato tra UE e Armenia rappresenta tutto sommato un male accettabile, in quanto non andrà a compromettere negativamente il ruolo del Cremlino nel paese caucasico. La Russia resta infatti il principale partner economico e alleato militare di Yerevan (a Gyumri è presente l’unica base militare russa del Caucaso meridionale); per questo l’Armenia non ha interesse nel pregiudicare le proprie relazioni con Mosca.

Foto: European External Action Service

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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