La letteratura russa contemporanea secondo Andrej Astvacaturov al festival Pordenonelegge

Andrej Astvacaturov, scrittore, anglista, professore e critico di Pietroburgo, è stato ospite del festival Pordenonelegge il 16 settembre, assieme a Giulia Marcucci, traduttrice e curatrice della raccolta Falce senza martello. Racconti post-sovietici (Stilo Editrice). L’antologia raccoglie testi di scrittori nati tra gli anni Settanta e Ottanta, di cui molti originari del Caucaso e che spesso nel corso della vita hanno fatto diversi lavori prima di approdare alla scrittura. “Ne emerge una nuova figura dello scrittore, che non di rado è parallelamente giornalista, insegnante, o anche cantante”, ha detto Astvacaturov.

I testi, per quanto diversi, condividono la tendenza a parlare, talvolta nostalgicamente, del passato sovietico con tutti i relativi realia, una certa riscoperta dell’etnografismo, l’ambientazione delle storie (spesso la periferia russa), la scrittura ellittica, i giochi di parole e i fitti rimandi intertestuali ai classici e alla contemporaneità. Astvacaturov, nella post-fazione di cui è co-autore con Marcucci, definisce queste tendenze come “nuovo realismo” con cenni di “esistenzialismo religioso”: il mondo per questi giovani scrittori appare immutabile, l’uomo è solo e Dio resta inconoscibile.

Il racconto di Astvacaturov contenuto in Falce senza martello si intitola “La commedia dell’arte” (in italiano anche nell’originale) e sembra riproporre una piccola “enciclopedia del byt [vita quotidiana, NdT] di Leningrado” – il periodo storico è ben identificabile dal leitmotiv del racconto, il famoso discorso di Gorbačëv, nel quale vengono introdotti i termini uskorenie (accelerazione) e, appunto, perestrojka (ricostruzione). Una commedia dell’arte degli eterni perdenti quella di Astvacaturov, che attraverso le disavventure di un giovane alter ego ripropone una più universale idea di “sconfitta”: quella dell’esperimento sovietico, della realizzazione del comunismo, dell’URSS. La perestrojka ha, per Astvacaturov, dettato la scomparsa di un mondo.

Ma qual è lo stato della letteratura e del mondo degli scrittori russi, secondo Astvacaturov, oggi? Se durante la perestrojka gli scrittori si potevano dividere, a seconda degli schieramenti ideologici, tra quelli più “liberali” (tra cui Voznesenskij, Evtušenko, Bella Achmadulina) e quelli più “patriottici” (come Bondarev o Astaf’ev), dopo il 2000 questo ha perso significato. Con la pleiade di nuovi scrittori apparsa grazie all’apertura del mercato editoriale e con la tendenza postmodernista, “l’opposizione ideologica si è svuotata di senso, facendo apparire sciocco chi ancora si batteva per degli ideali politici”.

Oggi, tuttavia, il confronto, anche ideologico, è tornato ad avere un proprio spazio. La divisione è ora tripartita: da un lato ci sono i “patrioti radicali”, che creano scandali ogni settimana e sono “convinti, tra le altre cose, che Putin sia una spia occidentale”; poi ci sono i “conservatori putiniani”, in linea con le posizioni del presidente; infine, ci sono i “liberali”, in genere vicini ai membri dell’opposizione politica, al giornale Novaja Gazeta, alla radio Echo Moskvy, al canale televisivo Dožd’, “come il mio collega e amico Dmitrij Bykov”.

“Il problema è che oggi tutti accusano tutti e si scrivono calunnie l’uno contro l’altro”, sostiene Astvacaturov, che addirittura aggiunge che “la situazione, in fondo, non è troppo differente dall’epoca delle delazioni degli anni Trenta”. Tuttavia, fortunamente, mentre Stalin sapeva usare a proprio vantaggio quel clima, il potere attuale non si interessa troppo del mondo dei letterati, secondo lo scrittore. Astvacaturov ritiene che “oltre alle restrizioni sull’uso delle parolacce e del gergo offensivo, sul contenuto estremista e omosessuale, non esiste altro tipo di censura oggi in Russia”.

Di cosa si scrive oggi? Di passato e patriottismo, risponde Astvacaturov. “Ci sarebbe molto relativo all’oggi di cui parlare, tuttavia gli scrittori si rivolgono sempre più ai simboli del passato per narrare il presente”. Astvacaturov cita come esempi Il monastero (Obitel’) di Prilepin e L’aviatore (Aviator) di Vodolazkin, romanzi ambientati negli anni Venti, e ancora Giustificazione (Opravdanie) di Bykov sulle repressioni staliniane. “La contemporaneità sembra essere un noioso show dell’assurdo, un paradosso semiotico che allontana lo scrittore”. Dopotutto, è cambiato anche il ruolo della letteratura, secondo lo scrittore, la quale ha ceduto lo spazio, anche nella “letteraturocentrica” Russia, al mondo di Internet. La narrazione patriottica russa, infine, “ha una forma cronica”, derivante dal “trauma nazionale” della fine dell’URSS. L’idea nazionale russa è “semplice, per quanto amorfa”, sintetizzabile in un elementare “My ljubim Rossiju”, noi amiamo la Russia.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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