Haradinaj
Foto: Kosovapress.com

KOSOVO: Di nuovo premier dopo dodici anni. Chi è Ramush Haradinaj?

Sono passati più di dodici anni dall’8 marzo 2005, giorno in cui Ramush Haradinaj si dimetteva da primo ministro del Kosovo, allora sotto protettorato ONU. Probabilmente il ricordo di quella giornata gli è tornato alla mente mentre assumeva nuovamente l’incarico di premier del suo paese, lo scorso 9 settembre. Su di lui, la sua storia, esistono tante versioni: aldilà della dicotomia tra criminale di guerra, come è considerato in Serbia, ed eroe nazionale, come lo reputano in molti in Kosovo, la sua figura è complessa. Chi è veramente Ramush Haradinaj?

Dalle armi alla politica

Come altri futuri esponenti dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK), Haradinaj aderisce alla causa indipendentista kosovara in Svizzera, dove, da emigrato, lavorava come buttafuori. Nel 1998, torna in Kosovo ed entra nelle fila dell’UÇK della regione occidentale del Dukagjini/Metohija. A seguito di cruente battaglie contro l’esercito serbo, diventa un leader e si guadagna il soprannome di Rambo. Molti testimoni lo descrivono come un uomo violento, che non lesina brutalità contro i suoi uomini.

Finita la guerra, Haradinaj entra in politica. Invece di seguire il grosso dei veterani dell’UÇK nel Partito Democratico del Kosovo di Hashim Thaçi, con cui intercorre una forte rivalità, fonda un proprio partito, Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK). Nonostante la sua figura sia già controversa (nel 2000 partecipa ad una sparatoria e nel 2002 il fratello Daut viene condannato per l’uccisione di quattro albanesi di un gruppo rivale) con questa scelta diventa per gli USA la pedina per superare la separazione tra ex-UÇK e sostenitori del pacifista Ibrahim Rugova: così, dopo le elezioni del 2004, Rugova, presidente del Kosovo, nomina Haradinaj primo ministro.

La prima avventura di Haradinaj premier dura solo cento giorni. Molti osservatori internazionali considerano quell’esperienza come una delle migliori in termini di attivismo del governo. Ad interromperla è la notizia che Haradinaj è indagato dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra. Il premier si dichiara innocente, ma decide di dimettersi e di consegnarsi alle autorità. Inizia così la fase giudiziaria della vita di Haradinaj, anche questa piena di sospetti.

La vicenda giudiziaria

L’accusa per Haradinaj ed i suoi uomini è quella di aver costituito un’impresa criminale congiunta per consolidare il potere dell’UÇK tramite violenze a danno di civili serbi, albanesi e rom, accusati di collaborare con il nemico. Decine di serbi sarebbero stati non solo espulsi ma anche uccisi, alcuni dei quali all’interno del campo di prigionia di Jablanica. Il processo si conclude nel 2007 con un’assoluzione completa: i crimini sono stati commessi, ma non ci sono prove per dichiarare gli imputati colpevoli.

Su tutto il processo, però, aleggia una brutta aria: la sentenza stessa riconosce difficoltà nel garantire la sicurezza dei testimoni, molti dei quali non si sono presentati. Alcune fonti parlano di 19 testimoni morti durante il processo, dati smentiti dal Tribunale. In ogni caso, la Camera d’Appello sancisce che il processo è da rifare. Rambo torna all’Aja, ma nel 2012 ottiene una nuova assoluzione. Ad alimentare i sospetti questa volta è l’arresto in pieno processo del braccio destro di Haradinaj, accusato di aver creato il fondo per la difesa con del denaro sporco. Le reazioni alla seconda assoluzione sono diverse: molti vi trovano la conferma che i leader dell’UÇK godono di protezione internazionale; altri ritengono che il processo si sia basato fin dall’inizio su un numero insufficiente di prove.

Nel novembre 2012 Haradinaj torna in patria e riprende l’attività politica, ponendosi all’opposizione. Per due volte viene fermato all’estero a causa del mandato di arresto emesso dalla Serbia, ma viene rilasciato. Durante il suo fermo, nelle città del Kosovo vengono issati enormi manifesti dall’eloquente slogan “Haradinaj è il Kosovo”. Si arriva così ai giorni nostri, con la nascita del secondo governo Haradinaj. La questione su cui ci si interroga ora è il rapporto con la Serbia. Come procederà il processo di normalizzazione dei rapporti tra le due parti? Un dato che fa riflettere è il paradosso che, mentre la Serbia minaccia di arrestarlo nel caso entrasse nel paese, dall’altro il suo governo si regge anche sui voti della Lista Serba, partito controllato da Belgrado. I deputati della LS sono cruciali, tanto che Haradinaj, nel primo discorso al parlamento, si è rivolto a loro e ai loro elettori parlando in serbo.

Gli interrogativi, dunque, non mancano: dopo dodici anni, una nuova fase della vita di Haradinaj è appena cominciata.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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