RUSSIA: In piazza contro la censura di internet

Nuove proteste a Mosca. Domenica scorsa circa un migliaio di persone (800 secondo le forze dell’ordine, almeno 1500 secondo gli organizzatori) è sceso nuovamente in piazza, continuando sulla scia, seppur in maniera molto più ridotta, delle proteste anti-governative che hanno visto un susseguirsi di manifestazioni nelle principali città del paese. Questa volta il tema è stato la censura di Internet, argomento molto sensibile soprattutto per la fascia più giovane della popolazione.

Contro la censura di Internet

Ad organizzare la manifestazione, concordata con le autorità di Mosca, sono stati i partiti di opposizione di matrice liberale, tra i quali spicca PARNAS (Partito della Libertà Popolare), il partito di Boris Nemtsov e Vladimir Kara-Murza. Ad unirsi, però, sono stati anche gli attivisti di Levij Blok (Blocco di Sinistra), alla ricerca di una nuova collocazione all’interno dello spettro politico russo dopo il naufragio dell’alleanza con i liberali e Navalny, dopo le proteste a cavallo tra il 2011 e il 2012. Il grande assente è stato proprio Aleksej Navalny che appare sempre più intenzionato a percorrere da solo la strada che porta alle elezioni presidenziali del 2018, senza ripetere i tentativi di una grande alleanza con altri movimenti di opposizione.

Il nuovo quadro legislativo

I manifestanti hanno scandito slogan contro Roskomnadzor (Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa) e la censura di Internet che, a partire dalla famosa “legge Jarovaja” (dal nome della deputata di “Russia Unita” Irina Jarovaja) approvata la scorsa estate, ha suscitato crescente preoccupazione da parte di numerose organizzazioni internazionali. Inquadrata ufficialmente nel quadro normativo della lotta al terrorismo, la legge ha suscitato un ampio dibattito. Oltre ad aumentare l’autorità delle forze dell’ordine nella lotta al terrorismo e rafforzare il controllo sull’attività religiosa e missionaria, il pacchetto impone ai provider di servizi telefonici e internet di archiviare il contenuto di tutte le comunicazioni per un periodo di 6 mesi e i relativi metadati per 3 anni. Ma non solo. La legge costringe, infatti, i servizi internet che usano dati crittografati (social network, email provider ecc.) di garantire l’accesso ai servizi di sicurezza (FSB) a tali informazioni. Sebbene alcuni emendamenti presentati nel corso del dibattito abbiano ‘ammorbidito’ la legge rendendo il suo ingresso nel quadro legislativo più graduale, il governo non sembra intenzionato a fare passi indietro, nonostante le numerose preoccupazioni per il suo impatto economico e per le controversie che potrebbero sorgere con il regolamento europeo in materia, che dovrebbe entrare in vigore nel maggio 2018.

Il Parlamento russo, infatti, continua a ‘stringere le viti’ su Internet. Il 21 luglio scorso, ad esempio, la Duma ha approvato in terza e ultima lettura un altro progetto di legge che, se firmato da Putin, vieterà l’utilizzo dei proxy server e VPN e introdurrà una nuova regolamentazione sull’utilizzo dei servizi di messaggistica (WhatsApp, Viber, Skype ecc.), limitandone fortemente l’utilizzo anonimo.

Vlogger arrestati e cooptati

YouTube e Internet in generale hanno conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni, offrendo una nuova piattaforma non solo dal punto di vista puramente ludico, ma anche politico. Non sorprende, infatti, che proprio YouTube sia il principale strumento di comunicazione di Aleksej Navalny nella sua corsa alle elezioni presidenziali del 2018. Con il suo inarrestabile sviluppo, YouTube non rappresenta in Russia solo una vera e propria alternativa alla televisione, ma anche il simbolo di un crescente scollamento generazionale. Una realtà alla quale il Cremlino sembra guardare con crescente attenzione, valutando nuovi strumenti d’interazione. Non si tratta solo del bastone, con un quadro legislativo sempre più opprimente e con arresti dimostrativi di giovani vlogger, come nel caso di Ruslan Sokolovskij, condannato a 3 anni e mezzo (con sospensione condizionale) per aver giocato a Pokémon Go nella ‘Cattedrale sul sangue’ di Ekaterinburg. Nei corridoi della Duma si valuta con maggiore insistenza negli ultimi mesi anche l’uso della carota. A giugno, ad esempio, in Parlamento è stato organizzato il primo incontro del cosiddetto “Soviet Blogerov” (Consiglio dei Blogger), che ha visto sedersi intorno allo stesso tavolo alcuni famosi vlogger e i rappresentanti della Duma. Si è parlato di dialogo e di un canale diretto tra le autorità ed i personaggi più influenti dell’Internet russo (tra i quali anche la figlia del portavoce di Putin, Elizaveta Peskova) e, indirettamente, di possibili canali di finanziamento. Anche se ancora alla fase iniziale, il tentativo di cooptare alcuni nomi noti della rete dimostra come le forze governative guardino con crescente attenzione alle nuove forme di comunicazione e a quello scollamento generazionale che ha permesso ad Aleksej Navalny di guadagnarsi il sostegno della fascia più giovane della popolazione russa tramite un sapiente utilizzo di Internet.

Immagina: Wikicommons

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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