UCRAINA: Poroshenko incontra Trump. Una vittoria per l’Ucraina?

La tanto annunciata visita del presidente ucraino Petro Poroshenko a Washington il 20 giugno si è conclusa con l’incontro con Donald Trump. Nonostante la tiepida accoglienza americana, la missione diplomatica può ritenersi un successo per Poroshenko, che ha sottolineato l’importanza simbolica di aver incontrato Trump anticipando Vladimir Putin. Nonostante un rating in continuo calo, lo stallo delle riforme e numerosi problemi interni, negli ultimi mesi il presidente ucraino ha messo in cascina alcuni importanti successi per la propria reputazione. L’organizzazione del festival canoro Eurovision, la definitiva ratifica degli Accordi di Associazione dell’Olanda e, soprattutto, la liberalizzazione dei visti con l’UE sono tutti elementi che potrebbero avere un importante impatto sullo status di Poroshenko.

“Very, very good discussions”

A dire il vero, l’incontro con Trump era rimasto in dubbio fino alla fine. La Casa Bianca, infatti, in contrasto con la retorica del presidente ucraino, aveva annunciato solo un incontro fugace (drop in) tra i due. Tradotto dal linguaggio diplomatico, niente cerimonia formale, niente stretta di mano e nessun briefing congiunto con la stampa. Niente che potesse obbligare il presidente americano a rilasciare commenti ufficiali sulla questione della Crimea insomma, e sul complesso intreccio politico tra la nuova amministrazione americana e Mosca.

Alla fine però la delegazione ucraina è riuscita a strappare un incontro più formale, e Poroshenko, accompagnato dal Ministro degli Esteri e dall’Ambasciatore negli USA, ha tenuto una breve discussione con Trump davanti ai giornalisti. Il compromesso è stato probabilmente trovato nelle ultime ore e il fatto che, a differenza del solito, il presidente ucraino non abbia insistito sull’aggressione russa appare un fattore significativo.

Nuove sanzioni

A dare una spinta ulteriore alla visita di Poroshenko negli Stati Uniti è stata la recente decisione della Tesoreria di Stato di introdurre nuove sanzioni ai danni di personalità russe. Ma il tempismo della visita non poteva essere più azzeccato, visto che appena qualche giorno prima il Senato aveva approvato un nuovo round di sanzioni per l’intromissione di Mosca nelle elezioni americane, stabilendo anche una procedura formale volta ad impedire al presidente di annullare le sanzioni esistenti senza ricorrere all’approvazione del Congresso. Il decreto deve essere ancora approvato dalla Camera Bassa, ma rappresenta comunque un segnale importante.

Armi e business

Gli altri temi caldi rimangono sul tavolo. Promuovere il sostegno economico e militare da parte degli Stati Uniti era l’obiettivo principale della ‘visita lavorativa’ di Poroshenko. Entrambi i temi, però, rimangono indissolubilmente legati non solo alla guerra nel Donbass, ma anche al processo di riforme in Ucraina. Qui, la posizione americana rimane più ambigua e Poroshenko sembra avere meno carte da giocare. Nonostante il parere generalmente favorevole del Congresso, anche la questione di aiuti militari con armi letali continua a non scaldare i cuori dell’amministrazione Trump. Sembra davvero poco probabile che qualcosa possa cambiare da questo punto di vista.

Vittoria per Poroshenko

La visita di Poroshenko si conclude comunque con il bicchiere che appare mezzo pieno. Non è di certo un successo in campo internazionale, ma una vittoria, come viene definita nei corridoi dell’amministrazione presidenziale, spendibile soprattutto dal punto di vista interno. Non è un segreto, infatti, che Poroshenko abbia iniziato a guardare al futuro. Il traguardo sono le elezioni nel marzo del 2019. Il tempo che ci separa da tale data, ad oggi, non sembra un periodo così breve da non poter recuperare terreno, riacquistando sostegno e credibilità anche grazie alle performance sul piano internazionale. I principali media del paese, inoltre, sono sotto controllo diretto del presidente (Canale 5), o appartengono ad oligarchi fedeli alla sua amministrazione. L’unica eccezione rimane il canale di Firtash, Inter, non a caso preso di mira da gruppi di nazionalisti. Infine, il panorama politico ucraino non offre al momento nessuna valida alternativa capace di conquistarsi il sostegno senza poter contare sulle risorse disponibili all’amministrazione presidenziale. Poroshenko pensa al presente, puntando direttamente al futuro.

Foto: president.gov.ua

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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Un commento

  1. Continuiamo così facciamoci del male

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