SLOVACCHIA: Continua la protesta degli studenti. I nuovi ragazzi del ’99

Lo scorso 12 giugno migliaia di studenti si sono dati appuntamento a Prešov e Žilina per protestare contro la corruzione. Circa millecinquecento persone si sono date appuntamento a Žilina, piccola città universitaria e capoluogo dell’omonimo distretto, mentre quasi quattromila hanno occupato la piazza di Prešov, terza città del paese e centro industriale e minerario tra i più poveri del paese. Luoghi solo apparentemente periferici, queste due città hanno risentito più di altre della crisi economica e la rabbia verso la classe politica, tra le più corrotte al mondo, trova terreno fertile. Non è quindi un caso che proprio qui la protesta organizzata dagli studenti delle scuole superiori abbia intercettato i favori della gente, facendo di queste manifestazioni eventi di importanza nazionale malgrado i piccoli numeri. “Da queste parti non si vedeva tanta gente in strada dai tempi della rivoluzione di velluto”, hanno dichiarato gli organizzatori all’agenzia di stampa Sita, “e noi siamo qui per unirci e dare il nostro sostegno agli studenti di Bratislava”.

Proprio a Bratislava, il 18 aprile scorso, gli studenti avevano organizzato una manifestazione per opporsi al governo di Robert Fico, accusato di non fare abbastanza contro la corruzione. Un fenomeno che, secondo il World Economic Forum, vede la Slovacchia come seconda al mondo.

L’obiettivo degli studenti è quello di raccogliere le 100mila firme necessarie per una petizione da presentare al parlamento con la richiesta di rimuovere il ministro degli Interni, Robert Kaliňák, dalla propria posizione. Lo stesso Kaliňák che, solo un anno fa, è stato indagato per avere accettato un pagamento sospetto di 260mila euro da parte dell’uomo d’affari Ladislav Bašternák. Il caso Bašternák tiene banco nel paese e sui media da diversi mesi, benché Kaliňák abbia cercato di rassicurare la popolazione sostenendo che “in Slovacchia non c’è corruzione politica”. Le rassicurazioni, evidentemente, non hanno convinto. Anche perché la Slovacchia non è nuova a scandali legati alla corruzione politica: nel 2010 il Gorillagate aveva scoperchiato una rete tentacolare di tangenti che coinvolgeva il governo e gli apparati dello stato. Per quelle accuse manca ancora una verità giudiziaria ma il ricordo è ben vivo nei cittadini. Non a caso, tra gli slogan e i cartelli di Prešov e Žilina, ricorreva “Gorily za mreže”, in gabbia il gorilla.

Nel mirino della protesta anche il procuratore Dušan Kováčik, accusato di avere contribuito a occultare le responsabilità dei politici, e il capo della polizia Tibor Gašpar. Il primo ministro Robert Fico continua a negare ogni coinvolgimento del suo partito in casi di corruzione e la piazza non sembra abbastanza forte da ottenere una caduta del governo anche se, come diceva quel tale, la classe politica deve stare “attenta al gorilla”.

Il dato più interessante di questo movimento di protesta è la giovane età degli organizzatori, tutti studenti di scuola superiore, che hanno saputo dare alle manifestazioni un carattere non partitico. Ragazzi tra i quindici e i diciotto anni, nati tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, lontani dalle paure e dalle ideologie del secolo scorso, senza bandiere rosse o nere in mano, si sono messi alla testa del malcontento, senza populismi e senza violenza. Certo la loro voce è ancora esile, ragazzi di un nuovo ’99, ma se questi giovani sapranno mantenersi saldi nei principi di giustizia e democrazia, il paese potrà forse contare su un futuro migliore.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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