ARMENIA: L’OSCE abbandona Yerevan

Il 4 maggio 2017 l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha ufficialmente chiuso l’ufficio di Yerevan. L’organizzazione, il cui forum unico raggiunge raramente l’unanimità dei 57 membri, non è riuscita a superare l’impasse creatosi in relazione all’estensione del mandato in Armenia.

L’impasse azero

Come ha dichiarato Kate M. Byrnes Chargée d’Affaires, ad interim, della missione statunitense – la chiusura dell’ufficio di Yerevan è stata compromessa dalla decisione della rappresentanza azera, che ha negato il consenso al prolungamento della missione, condizionando il proprio assenso alla sospensione di un programma umanitario di sminamento lanciato proprio dall’OSCE.

Come riportato dall’Armenian Weekly, la rappresentanza azera al Consiglio permanente di Vienna aveva accusato alcuni mesi fa l’Armenia di manipolare e sfruttare ai danni dell’Azerbaijan gli aiuti ricevuti. Il timore del governo azero era che i programmi umanitari avviati dall’OSCE in Armenia potessero determinare un vantaggio per Yerevan nel conflitto in Nagorno-Karabakh.

Nella dichiarazione di Baku del 2014, l’Assemblea parlamentare dell’OSCE aveva rinnovato l’appello, già espresso in precedenza, ad “adottare mandati pieni, effettivi e a lungo termine” per le operazioni sul campo. L’ufficio di Yerevan, inoltre, aveva assunto un’importanza strategica ancora maggiore dopo la chiusura delle missioni OSCE in Georgia e Azerbaijan. Come sottolineato da Byrnes, con l’Armenia l’OSCE ha perso anche l’ultima operazione sul campo nel Caucaso meridionale, nonostante l’efficace dialogo instaurato dal direttore dell’ufficio Argo Avakov con il Governo armeno.

La lotta alla corruzione

Durante il periodo a Yerevan, l’obiettivo principale dell’ufficio è stato quello di implementare i principi fondamentali dell’OSCE, affrontando i problemi endemici attraverso la collaborazione con agenzie e ONG locali.

Tra le minacce transnazionali di cui si occupa l’OSCE figura la corruzione, problematica che da tempo questa e altre organizzazioni europee tentano di combattere in Armenia. In particolare, nei mesi che hanno preceduto le elezioni di aprile, la delegazione dell’Unione Europea ha svolto un ruolo chiave nella sensibilizzazione della società civile armena, diffondendo importanti messaggi anti-corruzione.

Dal canto suo, l’ufficio dell’OSCE a Yerevan ha affrontato la questione della corruzione partendo dall’obiettivo di potenziare il comitato elettorale centrale e di formare osservatori locali, mettendoli al corrente degli standard internazionali di monitoraggio. I funzionari hanno collaborato con il governo e con il corpo elettorale per rafforzare il processo democratico, fiancheggiando le istituzioni statali e tenendo corsi di formazione anti-corruzione – con l’obiettivo in primis di promuovere il dialogo tra governo e società civile.

Tutelare la libertà d’espressione

A Yerevan, l’OSCE non ha solo affrontato i problemi legati alla corruzione: tra gli obiettivi principali vi era la tutela della libertà di espressione e informazione. Oltre a rivedere la legislazione armena sulla trasmissione delle informazioni, l’ufficio ha tenuto corsi per giudici e avvocati sui modelli internazionali di libertà di espressione.

Tra gli studi svolti dall’OSCE nel periodo in cui l’ufficio di Yerevan è rimasto aperto, ha assunto particolare rilevanza il Survey on Facebook Users in Armenia, pubblicato nel 2013. La ricerca, finanziata dall’UE, ha avuto come obiettivo quello di comprendere il ruolo di Facebook come piattaforma di libera espressione per gli armeni.

In Armenia questo social network, che ha visto un’impennata di iscrizioni nel 2010, è visto da molti come una fonte alternativa di informazioni: la ricerca condotta dall’OSCE – come del resto anche altri studi precedenti – hanno evidenziato il ruolo attivo di Facebook nel favorire il pluralismo espressivo.

L’OSCE ha posto le basi per cambiare le cose in Armenia, ma riuscirà ora Yerevan a proseguire con altrettanto vigore sulla strada della sicurezza e della cooperazione regionale?

Immagine: Asbarez.com

Chi è Giulia Tempo

Laureata in "Scienze Internazionali, dello Sviluppo e della Cooperazione" presso l'Università degli Studi di Torino, frequenta un Master in "International Relations" alla London School of Economics. In precedenza ha frequentato un Minor in"Globalisation and Development" presso la Maastricht University. Parla inglese, francese e studia russo.

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