ECONOMIA: L'Uzbekistan cerca investimenti stranieri, ma l'Europa è tiepida

di Pietro Acquistapace

Navoiy è la capitale dell’omonima provincia situata nel sud-ovest dell’Uzbeksitan, ricca di gas naturale e giacimenti di metalli preziosi. Dal 2 dicembre 2008 per decreto del Presidente Karimov è anche centro della Navoiy Free Industrial Economic Zone (FIEZ). Proprio in quest’area il governo uzbeko ha deciso di incentivare gli investimenti stranieri attraverso una serie di agevolazioni fiscali relativamente a tasse, spese doganali e permessi di lavoro per non residenti. L’obiettivo è quello di dotare l’Uzbekistan di industrie di alto livello tecnologico in grado di rendere competitivi sul mercato internazionale i prodotti uzbeki.

La zona si trova a poche centinaia di metri dall’area cargo del Navoiy Airport, connesso alle principali rotte aeree attraverso voli per la Russia, la Cina e l’Iran. L’importanza per questo aeroporto è stata ribadita in un forum tenutosi dal 21 al 23 ottobre 2009 a Tashkent dove le autorità hanno dichiarato che “Il centro intercontinentale intermodale logistico, creato in questa zona sarà l’unico sul territorio della CSI” e che “le merci spedite da Asia in Europa e viceversa passeranno attraverso questo centro, il quale diventerà un importante collegamento nel settore dei trasporti a livello mondiale”.

In Uzbekistan si stanno concentrando gli investi di diversi paesi come la Cina, la Corea del Sud (la gestione dell’aereoporto è al momento in mano alla “Corean Air”), gli Emirati Arabi Uniti, la Malesia, ma, nonostante gli auspici del governo Uzbeko, non risultano al momento essere presenti attività di rilievo da parte di imprese europee. Va comunque segnalata la presenza di diverse joint-venture con la partecipazione di capitali russi, americani ed inglesi.

L’interesse uzbeko per gli investitori europei è comunque vivo fin dagli accordi tra Uzbekistan e UE entrati in vigore il 1° luglio 1999. Per quanto riguarda l’Italia gli scambi commerciali nel 2010 sono aumentati del 38% rispetto all’anno precedente.

Questo mancato dinamismo europeo fa sì che in Uzbekistan, dove nel 2010 la crescita del PIL è stata dell’8,2%, diventi sempre più importante l’appartenenza alla SCO (Shanghai Cooperation Organisation)in vista del proprio sviluppo economico e tecnologico. Intraprendenza uzbeka che non si limita alla sfera economica ma si estende anche al campo della sicurezza, in particolar modo nella lotta al narcotraffico.

Va comunque detto che nell’andamento delle relazioni tra UE e Uzbekistan, che si ripercuotono per forza di cose in ambito economico, vi è la spinosa questione dei rapporti con Karimov. Le voci di protesta per la benevola accoglienza del presidente uzbeko nel gennaio 2011 sono solo una delle occasioni in cui è stata contestata l’ambigua posizione dell’UE verso quei paesi che non rispettano i diritti umani dei propri cittadini.

Al momento sembra quindi che i vantaggi economici offerti dal governo uzbeko non siano in grado di incentivare investimenti europei e la situazione politica scoraggia gli investitori. Il rapporto economico-politico tra Uzbekistan e UE resta ancora profondamente compromesso dalle problematiche connesse ai diritti umani, il che non favorisce certo un eventuale ritorno di immagine per grandi imprese che volessero investire nel paese centro asiatico.

Novoy rappresenta il tentativo di attrarre dei capitali in un paese che, nonostante la crescita economica, viene definito dall’ONU come uno dei meno sviluppati al mondo.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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