ARMENIA: Sarà estradato in Russia il soldato che massacrò un’intera famiglia armena

Valeri Permiakov, soldato russo condannato all’ergastolo per aver massacrato nel gennaio 2015 un’intera famiglia armena a Gyumri, sarà estradato in Russia, dove finirà di scontare la sua pena. Come riferito da un rappresentante della Corte del Distretto del Caucaso settentrionale all’agenzia d’informazione RIA Novosti, la Corte d’appello armena ha infatti confermato il verdetto emesso in primo grado riguardo all’estradizione del militare russo.

Permiakov, che all’epoca dei fatti aveva appena 18 anni, serviva presso la base militare n° 102, situata presso la città di Gyumri, nell’Armenia nord-occidentale. Per motivi non precisati, la notte del 12 gennaio il soldato russo lasciò la propria base armato di kalashnikov, introducendosi successivamente all’interno dell’abitazione della famiglia Avetisyan e iniziando a sparare all’impazzata. Sei persone, tra cui anche una bambina di due anni, morirono sul colpo, mentre l’unico sopravvissuto, un bambino di 6 mesi, morì una settimana dopo in ospedale a causa delle gravi ferite riportate durante l’aggressione.

Il killer, arrestato la notte successiva al massacro presso il confine turco-armeno, venne immediatamente ricondotto alla propria base, dove confessò i propri crimini. La strage creò grande scalpore tra l’opinione pubblica armena, dando vita a un grave incidente diplomatico tra Mosca e Yerevan, due paesi legati da una forte amicizia e da una strategica alleanza. In particolare la popolazione di Gyumri, fortemente scossa dall’accaduto, organizzò cortei e manifestazioni che più volte sfociarono nella violenza, chiedendo alla Russia di consegnare Permiakov alle autorità armene.

Nell’agosto dello stesso anno il soldato venne condannato dal tribunale militare russo di Gyumri a 10 anni di carcere per diserzione e furto d’armi. Un anno dopo, nell’agosto 2016, la Corte armena giudicò Permiakov colpevole di omicidio multiplo, condannandolo all’ergastolo nonostante la richiesta di infermità mentale invocata dalla propria difesa.

Da allora, le autorità di Mosca hanno iniziato a spingere per l’estradizione del militare russo, facendo leva su un punto della Costituzione che proibisce allo Stato di consegnare i propri cittadini a paesi esteri. D’altro canto però, tra i due paesi è in vigore un accordo bilaterale firmato nel 1997, che stabilisce che se un membro del personale militare russo di stanza in Armenia compie un reato al di fuori del territorio della propria base, esso ricade sotto la giurisdizione armena.

Per provare a risolvere la questione si era anche parlato di un possibile scambio tra Permiakov e Hrachya Harutyunyan, un cittadino armeno di professione camionista che sta attualmente scontando una pena di sei anni e nove mesi di carcere in Russia per aver provocato nel luglio 2013 un incidente mortale (la sua vettura si scontrò con un autobus, uccidendo 18 passeggeri). L’ipotesi di uno scambio tra i due sembra successivamente essere tramontata, nonostante il Ministero della Giustizia armeno continui a sperare di farsi consegnare Harutyunyan.

Alla fine, dopo una trattativa durata quasi un anno, la Corte d’appello armena si è espressa a favore dell’estradizione di Permiakov, sostenendo che il militare russo non può scontare la propria pena nel paese caucasico, poiché le autorità di Mosca non hanno mai consegnato ufficialmente il soldato ai colleghi armeni. Sono state quindi respinte le richieste dei legali della famiglia Avetisyan, i quali avrebbero voluto vedere Permiakov scontare il carcere a vita in Armenia.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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